Skip to main content

Così la Battaglia d’Inghilterra rivive nel conflitto ucraino

Le dinamiche di una battaglia di quasi cent’anni fa si riflettono nel conflitto scoppiato nel febbraio del 2022. E forniscono materiale di riflessione per strateghi e politici

Estate 1940. Dopo aver piegato la resistenza della Francia in pochissime settimane grazie alla dirompente potenza delle sue armate meccanizzate e della sua aviazione (capaci di interagire secondo una logica che oggi definiremmo combined arms), Hitler guarda oltre la Manica. La Gran Bretagna è infatti rimasta l’ultimo ostacolo tra il dittatore tedesco e il dominio dell’Europa. Ma se fino ad ora il Terzo Reich ha potuto sfruttare al massimo il suo relativo vantaggio militare combattendo quasi esclusivamente per terra, stavolta la situazione è diversa.

A separare Buckingham Palace e il Big Ben dalla Wehrmacht non c’è infatti solo un tratto di mare, che già di per sé implica notevoli complicazioni logistiche, ma anche quella che da quasi due secoli si fregia di essere la Marina militare più possente al mondo. Per lanciare con successo “Leone Marino” (questo il nome dell’operazione anfibia contro la “Perfida Albione” che in quei mesi lo Stato Maggiore tedesco sta mettendo a punto) è necessario controbilanciare la superiorità inglese sui mari. E per farlo, Berlino ha bisogno di ottenere la superiorità aerea.

Su questi presupposti inizia quella che passerà ai posteri come “Battaglia d’Inghilterra”. La Luftwaffe comincia ad attaccare senza sosta i campi d‘aviazione della Raf, le installazioni radar, le infrastrutture, i depositi di materiale bellico. L’obiettivo è di inficiare la capacità di resistenza che le forze armate britanniche potrebbero porre per terra, per mare e per aria. E per un momento sembra che siano sul punto di farcela. Per tutto luglio ed agosto, i cieli d’Inghilterra assistono ai feroci scontri tra piloti inglesi e tedeschi, con perdite altissime da entrambe le parti. Ma con la Raf sempre più allo stremo.

Poi, il 24 agosto, durante un’operazione notturna, un gruppo di bombardieri tedeschi sgancia per sbaglio il proprio carico di bombe su Londra. Il giorno successivo, la Raf risponde bombardando i quartieri berlinesi di Templehof e Siemensstadt. La reazione di Hitler è isterica. Il Fuhrer ordina alla Luftwaffe di cambiare bersaglio, e di iniziare a bombardare a tappeto le città inglesi. Per i civili inglesi inizia un periodo di terrore e di sofferenze. Ma le bombe di Hitler non piegheranno il loro morale. Nel frattempo, questo cambio improvviso permette alla Raf di prendere fiato. Con la Luftwaffe concentrata sugli obiettivi civili, i britannici riescono a rimettere in sesto il loro apparato militare. Nell’autunno del 1940, l’esito della battaglia d‘Inghilterra è chiaro a tutti, soprattutto ai comandanti tedeschi: “Leone Marino” è rimandata a data da destinarsi. Non avverrà mai.

Settembre 2024. Il conflitto in Ucraina va avanti da oramai da più di trenta mesi, e sul campo di battaglia c’è un generale stallo, interrotto da lente e costose avanzate guadagnate con il sacrificio di risorse e vite umane, come nel caso delle ultime avanzate russe in Donbass, o con rapidi blitz che puntano sul fattore sorpresa, come nel caso dell’incursione degli ucraini a Kursk. Ma la guerra non si combatte soltanto lungo la linea del fronte. Entrambe le parti coinvolte sfruttano infatti le capacità di attacco a lungo raggio di cui dispongono (e che, nel caso di Kyiv, sono autorizzate ad usare). Con metodologie d’impiego simili a quelle impiegate dalla Luftwaffe nel 1940.

Mosca porta avanti, con missili e droni di produzione iraniana le sue campagne di bombardamento terroristico, o strategico che dir si voglia, contro la popolazione civile e contro le infrastrutture di carattere civile. L’obiettivo è chiaramente quello di rompere il fronte interno di Kyiv. Eppure, fino ad ora nella “storia degli umani conflitti” (parlando di Battaglia d‘Inghilterra, una citazione churchilliana sembra quasi dovuta) non ci sono esempi empirici che questo approccio si sia dimostrato efficace o risolutivo.

Al contrario, Kyiv sfrutta le sue limitate capacità a lungo raggio (composte principalmente da droni) per colpire obiettivi di carattere militare, come i depositi di munizioni, arsenali missilistici, piste d’aviazione et cetera, o gli impianti della catena produttiva del petrolio, grazie a cui Mosca finanzia il suo sforzo bellico. Con risultati operativi concreti, molto simili a quelli registrati durante le prime fasi della Battaglia d’Inghilterra. Il dubbio è: cosa potrebbero fare le forze di Kyiv, se avessero accesso a materiale di livello superiore?



×

Iscriviti alla newsletter