È il format televisivo più chiacchierato del momento, da molti compianto per la recente scomparsa, da altri difeso a spada tratta.
Dopo aver assistito al gioco delle pedine, ogni conduttore è finalmente al posto giusto, o almeno a quello che passa il convento. Ma alle griglie di partenza ecco caldi opinionisti, critici e commentatori pronti a sentenziare.
E le critiche colpiscono i talk su più fronti. Lato conduttori, se ne dicono di belle anche tra loro. Vedi il caso di Michele Santoro che paragona Luca Telese alla squadra della Battipagliese alle prese con l’Inter, personificato per l’occasione da Bruno Vespa. Commento che Telese un po’ deve essersi legato al dito, visti i tweet che ne sono derivati nonostante il mal riuscito tentativo di sdrammatizzare.
E poi ci sono i visti e rivisti. Gli ospiti che non riescono proprio a scollarsi dai salotti televisivi. L’Espresso ad esempio ne ha ricavato un esaustivo quadretto intitolato OccupyTv. Tra i politici la regina dei talk, secondo il conteggio dell’Espresso che quest’anno ha deciso di monitorare, giorno per giorno, tutte le ospitate degli eletti nelle principali emittenti nazionali, è Daniela Santanchè, seguita da Fabrizio Cicchitto e Giuseppe Civati.
E sulle ospitate televisive prova ad offrire una spiegazione Tobia Zevi, blogger de Linkiesta: “Credo che i politici da salotto televisivo abbiano scelto, o accettato, di calarsi compiutamente nella dimensione dello spettacolo. Più che spiegare ciò che fanno, interpretano un ruolo definito, spesso in contrapposizione a un altro politico/a (l’antagonista). Questa schematizzazione spettacolare consente ai talk di mantenere uno share alto, ai politici di farsi vedere, e ai cittadini di mantenere il disgusto per la politica. Un saldo positivo per tutti, tranne che per l’Italia.
Ecco le curiosità, le critiche e gli approfondimenti del format più chiacchierato della stagione:
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