Cambio al vertice della Difesa, con il generale Luciano Portolano che è subentrato all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone in qualità di capo di Stato maggiore della Difesa. A lui adesso spetterà il compito di guidare le Forze armate in un contesto sempre più difficile
L’Italia sta vivendo un momento complesso a causa delle crisi internazionali che lambiscono i confini dell’Europa. Da oggi il compito di guidare le nostre Forze armate in uno scacchiere sempre più convulso spetterà al generale Luciano Portolano, già segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, con la cerimonia di passaggio del testimone all’aeroporto militare di Ciampino che lo ha visto subentrare all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Matterella e del ministro della Difesa Guido Crosetto. Il cambio della guardia non conclude il percorso dell’ammiraglio, che a gennaio del prossimo anno assumerà la presidenza del Comitato militare della Nato, per Cavo Dragone la posizione “non è un riconoscimento a me, ma all’Italia, e al suo straordinario prodigarsi per la Pace internazionale”.
Nel lasciare il suo incarico l’ammiraglio Cavo Dragone ha voluto lanciare tre interrogativi: Cos’è oggi la Difesa? Verso quali orizzonti è diretta? E quali possono essere i giusti strumenti di bordo per garantire una rotta sicura? Per l’ammiraglio la risposta a questi dubbi va ricercata “nei cittadini, negli uomini e le donne delle Forze armate e le istituzioni, perché loro sono i depositari della nostra valutazione, loro il metro con cui misurare ciò che siamo diventati”. L’ammiraglio ha citato direttamente il Presidente Mattarella nell’affermare che “nelle democrazie le istituzioni tutte possono affermarsi solo se sorrette dal consenso dei cittadini” e di conseguenza “la salvaguardia dei cittadini e delle istituzioni democratiche che ne sono espressione sono la ragione della stessa esistenza delle Forze armate”, e il loro ruolo è “scolpito nel quadro mirabile della Costituzione repubblicana”.
Come sottolineato ancora dall’ammiraglio, quella attuale è una fase storica difficile e convulsa, e le tante missioni italiane in corso proiettano la nostra difesa nello spazio mondiale. “La partecipazione senza precedenti dell’Italia, seconda per presenza al solo Paese ospitate, alle attività nell’Indo-Pacifico, fino a ieri lontano dal nostro orizzonte del Mediterraneo” dà la misura della “domanda di Italia all’estero, merito del lavoro delle Forze armate”. Gli strumenti per affrontare l’evoluzione del sistema, allora, sono certamente la modernizzazione e lo sviluppo di una struttura organizzativa interforze – il che richiede certamente risorse finanziare – ma c’è dell’altro: “Le corazze, le vele e le ali della Difesa sono le regole e i valori, che assicurano la coesione delle Forze armate nella loro dimensione sospesa tra passato e futuro”.
Dopo il passaggio di consegne è stato il turno del nuovo capo di Stato maggiore della Difesa, il generale Portolano, delineare i propri obiettivi. Per il generale, la responsabilità delle istituzioni in questo momento è “essere pronti alla difesa” che “non si limita solo alla disponibilità di uno strumento militare adeguato, ma implica la capacità di sostenere, in caso di necessità, uno sforzo militare prolungato nel tempo”. Per il generale questo si lega soprattutto alla capacità produttiva “della base industriale della difesa, che rappresenta un asset strategico per la difesa nazionale; al coinvolgimento delle eccellenze accademiche, scientifiche e industriali in ambito civile; e all’integrazione di tutti gli attori pubblici e privati che hanno un ruolo, diretto o indiretto, nel contribuire alla sicurezza nazionale”. Anche perché “la Storia dimostra chiaramente che non sono solo le Forze armate, ma la nazione nella sua interezza, a difendere il Paese”.
A testimonianza della lunga esperienza internazionale del generale Portolano, nel corso del suo intervento il nuovo capo di Stato maggiore ha voluto ricordare non solo i colleghi, ma anche i “tanti comandanti internazionali, alle dipendenze dei quali ho servito nei vari teatri di operazioni” alcuni dei quali presenti alla cerimonia, tra cui il generale del corpo dei Marines Usa John Allen, suo comandante nella missione Isaf in Afghanistan; il generale dello Us Army Curtis Michael Scaparrotti, già Comandante supremo delle Forze alleate in Europa; il generale dell’Esercito britannico sir Tim Radford, già Vice comandante supremo delle Forze alleate in Europa.
Al termine del passaggio di consegne, il ministro Crosetto ha ringraziato l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone per il servizio svolto, “in un’epoca difficile”, sottolineando come sotto la sua guida la Difesa ha compiuto decisivi passi in avanti”. Per il ministro, nell’attuale periodo storico, “complesso e difficile”, le Forze armate italiane devono continuare a evolversi: “L’integrazione e l’interoperabilità sono fondamentali in questo scenario”, e la Difesa “è e deve rimanere un baluardo di libertà, democrazia e rispetto del diritto internazionale, opponendosi con decisione a chi lo minaccia. Ciò implica un approccio nuovo, un venir meno delle gelosie nazionali e delle politiche frammentarie. Dobbiamo rendere più efficiente il nostro sistema produttivo e più efficaci e interoperabili le nostre Forze Armate”. “È cruciale saper riconoscere e difendere, anche quando non è evidente, quella sottile linea che separa il giusto dall’ingiusto” ha affermato richiamando l’importanza di sviluppare una cultura della Difesa e di recepire e stimolare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico, migliorare l’interoperabilità con i partner della Nato e dell’Unione europea. Nel rivolgersi al generale Portolano, il ministro ha salutato il nuovo capo di Stato maggiore sottolineando come “da oggi le Forze Armate hanno un nuovo capofamiglia, la sfida che la attende è grande, ma sono certo che, grazie alla sua vasta esperienza operativa e di comando, saprà guidare le Forze Armate con visione, competenza e abnegazione”.