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Kyiv come Bonn? Per l’Ucraina si pensa al caso della Germania Ovest

Come riporta il Financial Times, il “modello tedesco” sta guadagnando terreno nei circoli diplomatici internazionali quale potenziale compromesso per garantire la sicurezza di Kyiv. Ma permangono i dubbi sull’efficacia. E sui territori c’è chi non cede

Nei circoli diplomatici internazionali si sta facendo strada un’idea che fino a poco tempo fa sarebbe apparsa impensabile: l’applicazione di un “modello tedesco” per facilitare l’adesione dell’Ucraina alla Nato, nonostante la guerra in corso e la presenza di forze russe sul suo territorio. Questo approccio, ispirato al caso della Germania Ovest durante la Guerra Fredda, sta guadagnando consenso come possibile compromesso per garantire la sicurezza di Kyiv senza provocare una diretta escalation con Mosca. L’idea nasce dalla necessità di trovare una soluzione praticabile all’intricata questione di come integrare l’Ucraina nell’ombrello di sicurezza Nato senza trascinare l’Alleanza Atlantica in un conflitto aperto con la Russia. Il presidente Volodymyr Zelensky ha nuovamente ribadito il suo desiderio di accelerare l’adesione del paese alla Nato, ma Stati Uniti e altri membri chiave dell’Alleanza restano cauti.

È in questo contesto che, secondo quanto riportano fonti del Financial Times, nei circoli diplomatici occidentali e anche tra i funzionari ucraini si è cominciato a ragionare ad una soluzione ispirata a quella della Germania dei primi anni della Guerra Fredda. All’epoca, la Germania Ovest fu accolta nella Nato nonostante la divisione con la Germania Est e la perdurante occupazione sovietica. L’adesione fu possibile grazie a una strategia che prevedeva la non accettazione definitiva dei confini imposti e l’impegno a non ricorrere alla forza per riunificare il Paese. Jens Stoltenberg, ex segretario generale dell’Alleanza che ha da poco terminato il suo mandato, ha recentemente citato questo modello come esempio di come si possa garantire la sicurezza di un Paese senza risolvere immediatamente tutte le questioni territoriali. Stoltenberg ha anche menzionato il caso del Giappone, che gode di garanzie di sicurezza americane nonostante la disputa sulle isole Curili, ancora oggi controllate dalla Russia.

Il “modello tedesco” per l’Ucraina, in sostanza, prevedrebbe l’accettazione dell’adesione alla Nato per il territorio sotto controllo di Kyiv, lasciando aperta la possibilità di negoziare la restituzione delle aree occupate da Mosca in futuro. Questa soluzione, pur mantenendo un confine temporaneo, permetterebbe all’Ucraina di beneficiare delle garanzie di sicurezza della Nato, allontanando la prospettiva di una pace fragile o di un congelamento indefinito del conflitto.

Diversi analisti e diplomatici hanno iniziato a esplorare questa possibilità. Dan Fried, ex segretario di Stato americano per l’Europa, e Kurt Volker, ex ambasciatore degli Stati Uniti alla Nato, sono stati tra i primi a discutere apertamente questa opzione. Anche il presidente ceco Petr Pavel ha dichiarato che il controllo totale del territorio non dovrebbe essere un prerequisito per l’adesione dell’Ucraina, suggerendo che una “linea amministrativa” potrebbe temporaneamente delineare i confini della protezione Nato.

Tuttavia, questo scenario non è privo di rischi. A differenza della Germania Ovest, i confini ucraini non sono stati accettati dalle due parti e restano oggetto di feroci battaglie quotidiane. Alcuni temono che questa proposta possa alimentare ulteriori escalation, poiché si lascerebbe a Mosca la capacità di decidere se le sue azioni “cadano sotto o sopra” la soglia dell’articolo 5. Altri dubitano che i Paesi occidentali (e in particolare gli Stati Uniti e la Germania) siano pronti a impegnarsi in modo così deciso per difendere l’Ucraina.

Nonostante queste incertezze, sembra che l’idea del “modello tedesco” si stia facendo sempre più strada. Come ha sostenuto la storica americana Mary Sarotte, adattare i termini dell’adesione alla Nato alle circostanze specifiche dell’Ucraina potrebbe rappresentare un compromesso accettabile per entrambe le parti, garantendo sicurezza e stabilità senza cedere formalmente il territorio. Sarotte ha suggerito che, come avvenne per la Germania Ovest, Kyiv potrebbe rinunciare all’uso della forza per riconquistare le aree occupate e limitare la presenza di infrastrutture Nato sul suo territorio, a meno di una minaccia diretta.

In definitiva, il “modello tedesco” rappresenta una delle poche opzioni concrete sul tavolo per l’Ucraina. Ma rimane ancora una possibilità che non viene dibattuta nel foro pubblico. Proprio ieri sera, poco dopo l’uscita dell’articolo del Ft, Zelensky ha preso pubblicamente posizione contro ogni eventuale cessione di territori a Mosca, coerentemente con la linea seguita fino ad ora. Tuttavia, fino ad ora nel conflitto in Ucraina si sono viste cadere tante “linee rosse”. Quella territoriale potrebbe essere la prossima?



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