Skip to main content

Bloccare lo Stupido Patto

La nostra proposta è che i Paesi con una ricchezza finanziaria netta delle famiglie in percentuale del Pil superiore alla media dell’Eurozona dovrebbero poter dedurre fino a 25 punti di Pil di tale ricchezza eccedente dall’ammontare del debito pubblico che va ridotto. In tal caso, assumendo che la ricchezza privata si mantenga ai livelli del 2010, i Paesi europei più ricchi a livello privato nel 2014 sarebbero obbligati a diminuire il proprio debito pubblico di un ammontare inferiore a quello attualmente previsto: l’Italia dell’1,7% (anziché del 2,9%), Marco Fortis – Il Sole 24 Ore.
 
Dobbiamo tutti essere molto preoccupati di quello che sta per avvenire con l’approvazione eventuale del Fiscal Compact dove la riduzione del debito pubblico PIL del 60% in 20 anni ucciderà l’economia italiana.
 
L’articolo di Fortis sul Sole, segnalato da Gaffeo che ringrazio, ha una sua logica forte. Fortis dice: una cosa è avere un debito pubblico alto sul PIL in un Paese con scarsa accumulazione di risparmio e dunque di ricchezza, una cosa è avere lo stesso debito PIL con un paese che ha invece un forte risparmio e ricchezza privata.
 
Sapete perché io do poco peso al debito pubblico su PIL (cosa che mi viene spesso rinfacciata)? Perché credo tantissimo nella c.d. “equivalenza ricardiana” (nome che proviene dall’economista David Ricardo) che diceva pressapoco: in circostanze ben precise (che non sempre valgono) non conta se un paese finanzia la sua spesa con tasse o con debito pubblico, conta come spende quei soldi che riceve (spesa pubblica buona o cattiva). Un po’ come se voi compraste pagando contanti o con carta di credito: poco conta, quello che ci interessa è cosa comprate (scarpe di buona o pessima qualità?).
 
Perché non conterebbe come finanziamo la spesa? Immaginate che vi dicano: tra 10 anni ti taglio la tua pensione – di quel solo anno – del 50%. Ulla. Brutta botta. Come reagireste, a parte protestare? Beh, non mi stupirebbe se diceste “risparmio di più” per far fronte alla mio minore reddito futuro. Insomma consumereste meno oggi per non abbattere troppo draticamente il vostro consumo futuro.
 
Che fareste invece se quel taglio di trasferimenti fosse fatto oggi e non tra 10 anni? Probabilmente ridurreste il vostro “montarozzo” di ricchezza messa da parte, per non ridurre tutto il consumo oggi ma scaricare una parte della vostra maggiore povertà sul futuro.
 
Alla fine dei conti stareste messo uguale in ambedue i casi: peggio, certamente (consumate di meno), ma circa uguale tra le due situazioni.
 
Ecco la stessa cosa vale per il finanziamento della spesa pubblica oggi con tasse contestuali (oggi) o tasse tra 10 anni (cosa che avviene quando lo Stato fa debito oggi che deve rimborsare alzando le tasse nel futuro).
Se vi tassano oggi, abbassate i risparmi oggi per non ridurre di colpo i vostri consumi odierni. Se lo Stato fa debito e vi tassano domani, beh, che fate? Mettete da parte, risparmiate di più, per pagare le tasse domani e non farvi trovare impreparati (perché se lo foste, impreparati, è una brutta sorpresa, ci sarà da ridurre “troppo” il consumo).
 
Come state come cittadini? Con tasse oggi o tasse domani (cioè finanziamento della spesa senza debito o con debito), sempre peggio perché siete più poveri. Ma poveri uguale. Poi certo, quel che conta è cosa ci fa lo Stato con quei soldi, ma questa è un’altra storia.
 
Dunque, sperando di non avervi tediato, torniamo alla Germania ed al Patto stupido che vi vogliono imporre. L’Italia ha un risparmio privato delle famiglie alto rispetto ad altri Paesi anche perché la gente ha risparmiato in vista delle future tasse. Il suo debito pubblico non è così terrorizzante come sembra. Né è terrorizzante come quello della (vera) cicala greca che risparmiato non ha così tanto.
 
Ecco perché la propostra Fortis non è poi così male come (va riconosciuto, e non sono un fan di Tremonti) lo fu allora la proposta del precedente Ministro dell’Economia.
 
Monti la potrà utilizzare per bloccare la Merkel con la forza di chi porta un’idea che si basa su solide fondazioni economiche. E non sulla stupida e disastrosa austerità.


×

Iscriviti alla newsletter