La prossima settimana il dialogo strategico tra Europa e regione del Golfo Persico passerà a un livello superiore con il Summit Ue-GCC. Il rappresentante speciale dell’Unione europea per la regione, Luigi Di Maio, spiega in esclusiva a Formiche.net come si è arrivati a costruire la partnership, nell’ottica di affrontare insieme le sfide comuni
C’è un lavoro di pianificazione che dura da quando l’Ue ha presentato il documento programmatico per la partnership con i Paesi del Golfo, nel maggio 2022, con Unione europea e Consiglio di Cooperazione del Golfo (GCC) che arrivano adesso al momento focale, l’organizzazione del Summit EU-GCC programmato per il 16 ottobre. L’apice di un dialogo portato avanti mentre le dinamiche internazionali stavano cambiando, perché quel lavoro diplomatico è iniziato prima dell’invasione su larga scala russa dell’Ucraina e prima dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, che ha dato il via all’attuale stagione di guerra e alle conseguenze che stiamo vedendo adesso nella regione mediorientale.
“Tuttavia abbiamo lavorato su entrambi i fronti per mantenere l’interesse nella cooperazione con un’ottica a lungo termine, strategica, oltre che alle contingenze e agli scenari conseguenti”, spiega Luigi Di Maio, rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico. L’ex ministro degli Esteri parla in esclusiva con Formiche.net di come si sta strutturando quella che in futuro potrebbe diventare una strategic partnership, costruita su una comunione di visioni e interessi che vanno dalla geoeconomia alla sicurezza, e dunque alla geopolitica, al confronto di problemi come il cambiamento climatico e la sicurezza energetica, alimentare, sanitaria.
Quali sono i principali elementi che definiscono questo percorso di cooperazione tra Ue e regione del Golfo?
Possiamo dire che questo dialogo si basa su cinque passaggi che hanno fatto da pilastri alle relazioni attuali e soprattutto future. Innanzitutto un dialogo strutturato sulla sicurezza, che include temi come la cyber-sicurezza, la sicurezza marittima e il contrasto al terrorismo, ma anche l’energia e molto altro. Poi dobbiamo ricordare il lavoro fatto dal forum ministeriale di alto livello, tenutosi ad aprile in Lussemburgo, che sotto il formato informale e confidenziale Gymnich, ha permesso discussioni aperte e franche. Successivamente, a maggio, a Bruges, abbiamo organizzato il primo forum di formazione congiunta per giovani diplomatici dell’Ue e del GCC; un altro grandissimo risultato conseguito con Federica Mogherini, rettrice del College of Europe, che ha segnato una prima edizione dello Young Leadership in Regional Diplomacy EU-GCC, il quale sarà ripetuto successivamente e segna un momento di scambio e condivisione importantissimo. Un altro momento fondamentale è stata l’inaugurazione della Camera di Commercio Ue a Riad, con un’espansione prevista prossimamente in Bahrein. Da qui siamo arrivati al Summit dei prossimi giorni, che mi preme evidenziare non è legato al momento di emergenza in corso, ma sarà comunque fondamentale per discutere le questioni attuali.
E dunque, durante il Summit, quali saranno i temi principali di discussione?
In agenda dovrebbero esserci tutti i temi più rilevanti per la cooperazione multilaterale, incluse la guerra nella Striscia di Gaza, la situazione in Libano e le destabilizzazioni in atto nel Mar Rosso. Questi argomenti sono già stati discussi nei precedenti incontri di alto livello e continueranno ad essere al centro dell’attenzione, perché questioni come la sicurezza marittima non possono che essere preoccupazioni e sfide condivise.
A proposito di questo, la missione europea Aspides è stata citata come un esempio della cooperazione tra Ue e GCC. Qual è il suo impatto?
La missione, pur avendo un carattere difensivo, ha un ruolo fondamentale nel corridoio Europa-Asia del Mar Rosso. Ha già scortato oltre 240 navi, ricevendo supporto logistico da Paesi del GCC, in particolare dall’Oman. Un esempio importante è stata poi l’attività di recupero della nave MV Sounion per prevenire un disastro ambientale legato allo sversamento in mare del petrolio che trasportava prima di essere irrimediabilmente danneggiata dai missili degli Houthi. In questo caso, le autorità saudite sono fondamentali in cooperazione con le unità europee. Questo dimostra che l’Ue può operare efficacemente e guadagnare apprezzamento nella regione, anche come fornitore di sicurezza.
Sulla sicurezza regionale sembra premere pesantemente il ruolo dell’Iran, un attore che è storicamente al centro delle attenzioni del GCC. Qual è la posizione dell’Ue rispetto a Teheran?
Accogliamo alcuni segnali positivi, come la riapertura di ambasciate in alcuni Paesi arabi e la non banale normalizzazione delle relazioni con l’Arabia Saudita, ma abbiamo criticità importanti con Teheran, e le ho espresse anche nei miei due incontri con i ministri degli Esteri iraniani che ho avuto nell’ultimi anno e mezzo: le forniture militari alla Russia sono inammissibili, ma poi c’è la detenzione ingiustificata di cittadini europei, le repressioni interne, e il problematico supporto all’Asse della Resistenza, nonché i due attacchi, ad aprile e ottobre, diretti contro Israele.
Nella costruzione della partnership con la regione, l’Ue come si confronta con la presenza di competitor come Russia e Cina?
Per quanto riguarda Russia e Cina, i Paesi del GCC adottano una politica estera che in alcuni casi si definisce multipolare. Hanno rapporti commerciali con Pechino, e molti di quei Paesi condividono con Mosca il formato Opec+. Sono dati di fatto di cui teniamo conto. Tuttavia, l’attivismo di altri attori globali non deve preoccuparci. Piuttosto, dobbiamo evitare il nostro inattivismo, e questo Summit dimostra che l’Ue ha una strategia solida nella regione e con ampie possibilità e capacità di implementazione.
Quali saranno le basi future per un partenariato strategico?
Il partenariato si può sviluppare su vari fronti, a cominciare chiaramente dal livello commerciale, migliorando il framework di cooperazione economica per rendere l’ambiente produttivo reciprocamente più aperto. Poi c’è il fronte energetico, con particolare attenzione alle energie rinnovabili e nello specifico all’idrogeno: c’è già un memorandum d’Intesa tra Ue e Arabia Saudita, e dobbiamo tenere conto di incroci di interessi. Per esempio, dal 2030 l’Ue dovrà importare grandi quantità di idrogeno, settore in cui i Paesi del GCC puntano a diventare leader globale. Poi c’è la sicurezza regionale, dove noi sosteniamo i processi di normalizzazione con l’Iran come detto, e appoggiamo gli Accordi di Abramo. Inoltre riteniamo che il GCC sarà anche centrale per il “day-after” in Palestina. Inoltre c’è da non dimenticare il livello di relazioni people-to-people, fondamentale per acquisire un profondo quadro di comprensione reciproca su più livelli. E qui stiamo lavorando già con facilitazioni nei visti, come l’iniziativa VISA Cascade, attiva da aprile, che sta già agevolando gli spostamenti di imprenditori, studenti e turisti per alcuni Paesi del Golfo. Infine, ma non certo ultimo per importata, c’è il partenariato tra le nostre istituzioni, che ha già portato risultati significativi e assicuro che ci muoviamo con molto entusiasmo.
Le relazioni bilaterali degli Stati membri hanno rappresentato un ostacolo alla strategia comune dell’Ue?
Le relazioni bilaterali sono sempre state forti tra singoli Stati membri Ue e i Paesi del GCC, come nel caso di Francia, Italia e Germania. Tuttavia, a livello UE stiamo lavorando per costruire una cornice che potenzi e moltiplichi gli effetti di queste relazioni. Posso assicurare che non vediamo i rapporti bilaterali come un ostacolo, anzi: la creazione della Camera di Commercio Ue a Riad, ad esempio, si inserisce in un contesto dove gli Stati membri sono già presenti e attivi, e questo rafforza la nostra posizione complessiva.
In questo articolato quadro, qual è il ruolo specifico dell’Italia all’interno di questa partnership?
L’Italia sta svolgendo un lavoro straordinario per rafforzare le sue partnership strategiche con i Paesi del GCC. I rapporti stanno crescendo con Arabia Saudita, Emirati, Qatar. Questo è un grande vantaggio sia per il nostro Paese che per l’Unione europea nel suo complesso, che trovare nell’Italia un moltiplicatore delle capacità strategiche.