Un sistema laser anti-drone di origine cinese è comparso durante un evento pubblico a Teheran. Dimostrando il rafforzamento delle difese iraniane contro la crescente minaccia dei droni, nonchè del consolidamento del legame con Pechino
C’è un dettaglio interessante che si può notare in alcune delle immagini della città di Teheran diffuse la scorsa settimana, e in particolare di quelle di un sermone tenuto dalla Guida Suprema della Repubblica Islamica, l’Ayatollah Ali Kamenhei. All’interno del sistema di sicurezza messo in piedi per proteggere il religioso durante il suo discorso spicca la presenza di un apparecchio laser ad energia diretta con funzioni anti-drone, che ricorda molto da vicino un sistema sviluppato e prodotto dalla Repubblica Popolare Cinese.
Molti osservatori internazionali hanno infatti inizialmente identificato questo sistema laser come una variante del “Silent Hunter”, sistema d’arma di manifattura cinese già dispiegato in Paesi come l’Arabia Saudita. Tuttavia, una più attenta analisi delle immagini ha rivelato che il sistema visto a Teheran corrisponde maggiormente al “Shen Nung”, un altro sistema di difesa laser di origine cinese progettato specificamente per contrastare la minaccia dei droni, almeno secondo una serie di specifiche distinguibili ad occhio nudo.
In particolare, il “Silent Hunter” è dotato di un’unica grande apertura circolare sul lato destro del suo albero centrale, mentre il sistema osservato a Teheran presenta un’apertura circolare più grande sul lato sinistro, e un’apertura più squadrata sulla destra. Anche il design del mast centrale del sistema visto nella capitale iraniana è diverso da quello del “Silent Hunter”. Entrambe le caratteristiche sembrano invece combaciare più correttamente con i dettagli presenti nel materiale promozionale cinese relativo al “Shen Nung”.
Secondo le informazioni disponibili, lo “Shen Nung” è dotato di un radar in grado di rilevare droni fino a una distanza di cinque chilometri e di un laser con una potenza compresa tra i dieci e i venti kilowatt, che lo rende capace di neutralizzare bersagli entro un raggio di tre chilometri tramite attacchi accecanti o, in alcuni casi, di distruggerli completamente in caso si avvicinino a meno di un chilometro e mezzo di distanza. Tuttavia, una limitazione chiave dei sistemi laser è la loro capacità di affrontare un solo bersaglio alla volta e il tempo necessario per ricaricare il sistema tra un colpo e l’altro, che per il “Shen Nung” è stimato essere attorno ai cinque minuti.
La presenza di un simile sistema è segnale significativo su più dimensioni parallele. Da una parte, la presenza di questi sistemi simboleggia il timore di Teheran di un attacco condotto nei suoi confronti con sistemi unmanned. Nei mesi precedenti, Israele ha dimostrato di essere capace di impiegare i droni per realizzare operazioni d’attacco mirate, volte ad eliminare figure di spicco dell’Axis of Resistance. E dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha promesso una ritorsione militare nei confronti del Paese sciita in seguito al suo ultimo attacco missilistico verso Israele, per il regime degli Ayatollah disporre di capacità di difesa efficienti è ancora più importante che mai. E il dispiegamento del sistema Shen Nung non arriva da solo: le immagini citate in precedenza mostrano anche la presenza di altri sistemi di difesa avanzati accanto al laser, tra cui quello che sembra essere un sistema a microonde ad alta potenza e (forse) di un jammer elettronico. Questo suggerisce che Teheran stia implementando una difesa multi-livello contro i droni, integrando diverse tecnologie così da aumentare in modo esponenziale l’efficacia del proprio perimetro difensivo.
Inoltre, l’acquisizione di tecnologie avanzate come il sistema Shen Nung da parte di Teheran evidenzia il crescente legame tra la Cina e l’Iran il quale, sotto crescente pressione internazionale e con risorse limitate per lo sviluppo autonomo di tecnologie avanzate, trova nella Cina un alleato essenziale per migliorare le sue capacità militari.