Troppi per essere solo degli osservatori, troppo pochi per fare davvero la differenza sul campo di battaglia. Le truppe che Kim manda in Russia segnalano il supporto di Pyongyang a Mosca ma sollevano anche dubbi sulle ragioni del loro invio e sulle finalità delle attività che condurranno. Nel frattempo, il conflitto rischia di allargarsi ulteriormente
Un russo e un nordcoreano vanno in Ucraina, mentre un europeo e un americano si chiedono se sia il caso di fare lo stesso. Benché suoni come una barzelletta, il rischio di un allargamento del conflitto in Ucraina continua a rappresentare una possibilità concreta.
Durante una conferenza stampa al Pentagono, Lloyd Austin, segretario della Difesa Usa, ha confermato che la Corea del nord ha inviato personale militare in Russia, probabilmente destinato a unirsi ai ranghi di Mosca in Ucraina. La conferma arriva a poca distanza dall’allarme che era stato dato dall’Intelligence sudcoreana, la quale ha segnalato la presenza di almeno 3000 unità delle forze speciali di Pyongyang nella Russia orientale e ha diffuso un video che ritrae i militari nordcoreani intenti a indossare equipaggiamento russo. Secondo l’Intelligence di Seul, il trasferimento delle unità è iniziato nel corso di agosto e potrebbe continuare nei mesi successivi. Stando al capo dell’Intelligence ucraina, il generale Kyrylo Budanov, sarebbero invece 11mila le unità di fanteria attualmente in addestramento nella Russia orientale, con il primo battaglione di 2600 soldati pronto ad essere schierato in Ucraina già da novembre. Quali che siano i numeri effettivi delle truppe inviate da Kim Jong Un a Vladimir Putin, il loro coinvolgimento nella guerra d’Ucraina rischia di allargare ulteriormente il conflitto e di aumentare la già forte pressione sulle truppe di Kyiv.
A cosa servono le truppe nordcoreane in Ucraina?
Quand’anche venisse confermata l’informazione che vorrebbe Pyongyang pronta a inviare complessivamente 13mila unità per combattere insieme all’esercito russo, tale numero non sarebbe né risolutivo né, tutto sommato, incidente sugli equilibri del conflitto. La guerra in Ucraina ci sta abituando a numeri da capogiro, quali non si vedevano dalla seconda guerra mondiale. Secondo l’Intelligence Usa, l’operazione militare speciale avrebbe già mietuto oltre 600mila vittime, tra morti e feriti, nelle fila dell’esercito di Mosca. Numeri simili, specialmente se comparati con il lento grado di avanzamento del fronte, rendono la cifra di 13mila unità pressoché irrilevante in termini di massa aggiuntiva. Dunque, a cosa servono quelle unità? Apparentemente, non a fungere da “carne da cannone”. Se l’appartenenza di alcuni di questi reparti alle forze speciali fosse confermata, si potrebbe ipotizzare un loro impiego al di là delle linee nemiche per seminare il panico e logorare le retrovie ucraine, attività in cui le forze speciali nordcoreane effettivamente eccellono. Tuttavia, i rapporti di varie fonti di Intelligence occidentali sembrano indicare che i soldati nordcoreani si stiano addestrando all’uso di droni e sistemi di artiglieria, equipaggiamenti che, per definizione, vengono operati lontano dalla linea di contatto.
Non si può neanche escludere che Kim abbia voluto inviare parte del suo esercito (forte di oltre un milione di unità) a combattere in Ucraina per fare esperienza, dal momento che le truppe nordcoreane non si cimentano in attività ad ampio spettro dalla Guerra di Corea (1950-1953). Bisogna tenere anche conto delle tempistiche però. Con la stagione delle piogge attualmente in corso, i movimenti di entrambi gli schieramenti sono limitati dall’acqua e dal fango e, con l’arrivo del freddo invernale, l’intera linea di contatto sarà congelata fino alla primavera. Come è stato nei due inverni precedenti, questi mesi serviranno a entrambi gli schieramenti per riorganizzarsi e pianificare le offensive primaverili. Peccato che senza numeri consistenti ogni offensiva è destinata a fallire o, al massimo, a esaurirsi nell’arco di pochi giorni. L’Ucraina soffre la mancanza di unità fresche, mentre la Russia continua ad arruolare uomini da mandare al fronte, seppur spesso come semplici tappabuchi minimamente addestrati. Se l’invio e l’addestramento di truppe nordcoreane dovessero proseguire per tutto l’inverno, Mosca arriverebbe alla primavera con un numero considerevole di unità regolari ulteriormente addestrate dai propri ufficiali e pronte a fare effettivamente la differenza sul campo.
Il rischio di un allargamento del conflitto
Le reazioni alla conferma della presenza di truppe nordcoreane sul suolo russo non hanno tardato ad arrivare. La Corea del sud si è detta pronta a far cadere il veto sul proprio coinvolgimento nella fornitura di armi letali all’Ucraina nel caso in cui il Nord dovesse unirsi alla guerra, mentre la Nato aveva avvertito, per bocca del segretario generale Mark Rutte, che una simile eventualità sarebbe andata incontro a gravi conseguenze. Se l’Occidente aveva già espresso una ferma condanna nei confronti delle forniture di armamenti di Pyongyang a Mosca (in particolare munizionamento di artiglieria e missili), finora non era stata tracciata alcuna linea rossa. Ed è proprio una linea rossa quella che il deputato repubblicano Mike Turner, presidente della Permanent select committee on Intelligence della Camera dei rappresentanti Usa, ha chiesto a Joe Biden di tracciare, affermando che “le truppe nordcoreane, sia che attacchino l’Ucraina dal territorio russo, sia che entrino nel territorio ucraino, devono essere una linea rossa per gli Stati Uniti e per la Nato”. Arrivati a questo punto, è difficile che il coinvolgimento della Corea del nord in Ucraina possa effettivamente divenire una linea rossa che implichi un coinvolgimento diretto della Nato e, d’altronde, si contano già degli ufficiali di Pyongyang tra i morti nel Donbass.