Roma e Lubiana sono convinte sostenitrici del mantenimento della regione dei Balcani occidentali in cima all’agenda dell’Ue. Un’agenda che, in particolar modo nell’ultimo biennio, ha visto il contributo italiano alla causa di quella che Giorgia Meloni ha definito “riunificazione europea dei Balcani”
Avanti con un partenariato tra Italia e Slovenia che abbia una dimensione europea. Questo l’indirizzo che il ministro degli esteri, Antonio Tajani, ha sottolineato in occasione del Comitato ministeriale Italia-Slovenia a Lubiana. Un momento denso di temi, quello tra i vertici dei due paesi, sia in riferimento all’agenda europea di allargamento sia al ruolo che l’Italia può svolgere nell’intero costone balcanico come pivot politico.
Quale partenariato?
L’esperienza delle capitali della cultura Gorizia-Nova Gorica è significativa per lasciarsi la storia alle spalle, ha osservato Tajani, parlando alla stampa con la sua omologa slovena, Tanja Fajon, e aggiungendo che la minoranza italiana in Slovenia e quella slovena in Italia devono avere gli stessi valori e obiettivi. Molteplici le questioni sul tavolo: come la sospensione di Schengen, definita “una scelta temporanea, che non riguarda i rapporti tra Italia e Slovenia, ma purtroppo riguarda la situazione internazionale per il rischio attentati”.
Una mossa che ha avuto come obiettivo quello di verificare l’identità delle persone in transito dalla rotta balcanica, ma ha assicurato, appena cesserà questa situazione di emergenza “chiuderemo questa fase”. Tajani ha messo l’accento, così come la sua omologa, sulla cooperazione rafforzata delle autorità a livello bilaterale, regionale e internazionale. Una decisione che è fondamentale sia per offrire una risposta immediata contro il traffico di migranti e di stupefacenti, sia per rafforzare l’idea stessa del coordinamento tra polizia congiunte potenziate lungo l’area di confine comune per contrastare la migrazione irregolare.
Ma Italia e Slovenia vantano anche relazioni economiche positive, grazie ad un interscambio di 6,73 miliardi di euro del primo semestre di quest’anno: un ”grande risultato – ha osservato Tajani – ma possiamo fare di più”.
Riunificazione balcanica
In secondo luogo l’allargamento: i due paesi, si legge nella dichiarazione finale congiunta della riunione, “condividono l’opinione che una politica di allargamento credibile ed efficiente debba rimanere la massima priorità dell’ Ue . La politica di allargamento rimane uno dei principali motori di una maggiore stabilità e prosperità in Europa, incoraggiando i potenziali membri a rimanere sulla strada delle riforme, della democrazia e dello stato di diritto”. Per cui Roma e Lubiana sono convinte sostenitrici del mantenimento della regione dei Balcani occidentali in cima all’agenda dell’Ue.
Un’agenda che, in particolar modo nell’ultimo biennio, ha visto il contributo italiano alla causa di quella che Giorgia Meloni ha definito “riunificazione europea dei Balcani”.
Pochi giorni fa in occasione del 70esimo anniversario del ritorno di Trieste in Italia, il premier ha osservato che l’Italia può giocare un ruolo da protagonista anche nella proiezione verso i Balcani Occidentali, regione che da sempre ha un’importanza fondamentale per l’Italia. “Tutto ciò che accade al di là dell’Adriatico ci interessa e noi abbiamo una grande responsabilità nei confronti di una regione che non può rimanere ancora a lungo fuori dalla casa comune europea. Anche e soprattutto per questo, l’Italia continuerà a lavorare affinché il processo di riunificazione dei Balcani occidentali all’Europa possa proseguire, con slancio e determinazione”.