Il bilancio da 150 miliardi di euro, che deve ancora essere votato dalla Knesset, è imperniato sugli sforzi bellici che il governo sta portando avanti in Libano e nella Striscia, segno della volontà di non rallentare il passo nella guerra. Ma Netanyahu finisce ancora sotto il fuoco delle opposizioni
Una manovra formato guerra. Israele scopre ancora una volta le sue carte, mettendo a terra un bilancio statale che ha tutta l’aria di portare in dote la volontà di proseguire la guerra contro Hamas e il terrorismo. Gerusalemme ha redatto un bilancio per il 2025 dedicato in gran parte a “sostenere le guerre che Israele sta conducendo su diversi fronti” e a “salvaguardare la tenuta dell’economia”, per usare le parole del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich.
Il bilancio, che deve ancora essere votato dalla Knesset, il parlamento israeliano, ammonta a 607,4 miliardi di shekel (pari a 150 miliardi di euro) e comprende un pacchetto di 9 miliardi di shekel (2,2 miliardi di euro) per aiutare le migliaia di riservisti richiamati dall’esercito dall’inizio della guerra contro Hamas, nella Striscia di Gaza, il 7 ottobre 2023. Tutto questo a fronte di un deficit pubblico previsto per quest’anno al 4,3%.
La manovra, che è stata definita dal premier Benjamin Netanyahu ha tuttavia attirato numerose critiche. Secondo il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ex primo ministro, per esempio, la finanziaria “aumenterà le spese di ogni famiglia in Israele di 20 mila shekel all’anno (quasi 5.000 euro) e distribuirà miliardi a dieci ministeri inutili”. Ancora, l’ex ministro della Difesa Benny Gantz ha dichiarato che il bilancio è insufficiente per aiutare i riservisti, le circa 66 mila persone sfollate dal nord del Paese a causa degli attacchi missilistici quotidiani di Hezbollah, o le vittime della crisi economica che ha colpito il Paese nell’ultimo anno.
Critiche sono poi arrivate anche dalla coalizione del premier Netanyahu, che ha la maggioranza alla Knesset. Itamar Ben Gvir (Sicurezza interna) ha condannato la riduzione del budget del suo ministero, che “danneggerebbe il buon funzionamento della polizia, del servizio carcerario e dei servizi di emergenza”. Anche i partiti ultraortodossi, protagonisti della coalizione, stanno facendo pressione su Netanyahu per contrastare il progetto di arruolare alcuni studenti delle yechivot (scuole talmudiche), finora parzialmente esentati dal servizio militare. Nel frattempo, il premier ha annunciato ulteriori fondi per la difesa il cui importo sarà deciso da un comitato speciale sulla sicurezza nazionale.