Durante l’ultima grande esercitazione navale cinese, che ha visto impiegare due portaerei e diverse altre navi, sono state avvistate due nuove versioni dell’aereo da combattimento della Marina di Pechino. Le nuove configurazioni si inseriscono nel disegno cinese che mira a costruire una marina in grado di sfidare la Us Navy. Tuttavia, benché ridotta, la distanza con Washington sembra ancora incolmabile
In una recente esercitazione navale, la prima a includere entrambe le portaerei cinesi attualmente in servizio, l’aviazione della Marina dell’Esercito popolare di liberazione (Plan) ha voluto dar sfoggio delle sue capacità di proiezione aerea. In base alle fotografie rilasciate dagli organi di stampa cinesi, si può notare come all’esercitazione abbiano preso parte un totale di almeno 30 caccia J-15 in varie configurazioni, tra cui due esemplari finora inediti. L’esercitazione, comprendente anche altre navi di superficie e volutamente pubblicizzata da Pechino, è stata una dimostrazione del rapido avanzamento dei programmi di ammodernamento della Plan e delle crescenti capacità della marina del Dragone nell’area dell’Indo-Pacifico.
Le nuove versioni del caccia
Il J-15, noto come “Flanker” secondo la nomenclatura Nato, è un caccia imbarcabile mutuato dal Su-33 di progettazione sovietica e costituisce il pilastro portante delle (attualmente) modeste capacità aeronavali di Pechino. Nell’impari confronto con la Us Navy, dovrebbe costituire l’equivalente del F/A 18 Hornet. Il J-15 è un velivolo monoposto Stobar (Short take off but arrested recovery) in grado di effettuare un decollo corto dallo ski-jump posto sul ponte di volo delle portaerei gemelle Liaoning e Shandong (anch’esse di progettazione sovietica) con un carico di armamenti pari a 6,5 tonnellate e di appontare mediante un uncino di ancoraggio per rallentarne l’arresto. Rispetto alla versione base, le due nuove varianti che hanno fatto la loro comparsa durante l’esercitazione, il J-15B e il J-15D, includono una serie caratteristiche che restituiscono la misura delle ambizioni navali cinesi. Il J-15B, che presenta un’avionica di quinta generazione comprendente radar avanzati e caratteristiche stealth, è a tutti gli effetti una versione migliorata del J-15 originale con accorgimenti ereditati dal J-11 (a sua volta basato sul Su-37), qualificandolo pertanto come un caccia multiruolo.
La differenza, apparentemente minima, è importante. Il J-15 originale era progettato principalmente per missioni di superiorità aerea e non per effettuare altri tipi di operazioni. Benché la superiorità aerea abbia la sua importanza sul piano operativo, il vantaggio reale che deriva da una componente avioimbarcata è quella di condurre attività ad ampio spettro (ricognizione, dogfight, lotta anti-sommergibile e anti-nave, bombardamento al suolo ecc.) in un’area più o meno estesa a seconda della posizione della piattaforma portaerei. Dal suo canto invece, il J-15D dota l’aviazione di marina della Plan di capacità di guerra elettronica, altrettanto importanti. Questa versione biposto (uno per il pilota e l’altro per l’operatore), meno armata sul piano cinetico, permette di condurre operazioni di Electronic warfare (Ew), tra cui jamming delle comunicazioni avversarie e attacchi elettromagnetici. Entrambe le configurazioni, quella multiruolo e quella di guerra elettronica, sono elementi imprescindibili per poter pianificare e condurre operazioni complesse e pertanto l’entrata in servizio del J-15B e del J-15D innalzano le capacità delle portaerei cinesi e della Plan in generale.
Le ambizioni navali cinesi
La Cina, non più potenza navale dai tempi della Dinastia Ming nel XV secolo, è impegnata da anni a trasformare la sua Marina militare, che fino a pochi anni fa a stento poteva essere definita tale, in uno strumento degno di una grande potenza. Oggi la Cina, che guarda all’Asia e all’Indo-Pacifico come parte della propria profondità strategica, vede nella Plan lo strumento tramite il quale contestare l’egemonia marittima statunitense, oltre che a uno strumento irrinunciabile per qualsivoglia piano di conquista di Taiwan. Questo sforzo dottrinario ed economico, invero molto rischioso vista la mancata tradizione navale del Paese, ha comportato grandi investimenti da parte di Pechino e punta a far ottenere alla Cina una possibile superiorità locale in caso di conflitto nella regione. Se è vero che il livello di uno strumento navale si determina in base alla sua componente portaerei, quello cinese è un caso interessante sotto diverse prospettive. Benché attualmente la Liaoning e la Shandong, entrambe di progettazione sovietica, siano le uniche portaerei cinesi in servizio, la Plan ha visto il varo nel 2022 della Fujian, prima portaerei interamente “indigena”, ovvero progettata e costruita domesticamente in Cina.
La Fujian, che attualmente sta conducendo le prove in mare, dovrebbe essere la prima di una nuova serie di portaerei cinesi di nuova generazione, capaci di trasportare molti più mezzi, di condurre operazioni sulla lunga distanza e di impiegare velivoli sempre più performanti. L’innovazione più importante, oltre alle dimensioni estese, rispetto alle navi precedenti è la presenza di catapulte per il lancio dei velivoli, benché non sia chiaro se la loro alimentazione sia elettromagnetica (come dichiarato dai cinesi) o a vapore. Al giorno d’oggi, solo la portaerei di nuova generazione Gerald R. Ford della Us Navy dispone di catapulte elettromagnetiche.
Tuttavia, la presenza stessa delle catapulte sulla Fujian è importante, perché, oltre a certificare l’avanzamento qualitativo della cantieristica cinese, permette di impiegare velivoli più pesantemente equipaggiati e di estendere lo spettro delle attività della Plan. Sia il J-15B sia il J-15D, velivoli Stobar, sarebbero infatti in grado di operare anche in configurazione Catobar (Catapult-assisted take-off, barrier-arrested recovery). Inoltre, la Cina sta anche lavorando sul J-35, caccia multiruolo di quinta generazione, che i cinesi definiscono l’equivalente sinico dell’F-35. In effetti, per quanto si è visto finora, il J-35 presenta molti tratti in comune con il cacciabombardiere di Lockheed Martin, dalla forma del velivolo alla pittura stealth, e l’eventualità che i progetti siano anche frutto di spionaggio industriale, di cui Pechino è stata più volte accusata, non appare così remota. Esattamente come per l’F-35, il J-35 includerebbe una variante esplicitamente progettata per operare sulle portaerei. Tuttavia, come per le varie versioni del J-15, il problema per la Cina sono i numeri. Ignoti per il J-35 e nell’ordine delle poche decine per le varie versioni del J-15, molto distanti da quelli statunitensi. Non esiste uno scenario a breve termine nel quale la Plan possa eguagliare la Us Navy sul piano capacitivo, tuttavia il rapido avanzamento della Cina nella costruzione di una Marina blue water, capace pertanto di condurre in autonomia operazioni in alto mare e a grande distanza dalle proprie basi, non può neanche essere derubricato o ignorato.
(Foto: Pla Navy)