A pochi giorni dallo Zhuhai airshow, la Cina svela (non troppo) a sorpresa il suo nuovo caccia di quinta generazione, il quale sembra condividere molte caratteristiche con l’F-35 Lightning II di Lockheed Martin. Mentre l’Occidente punta alla sesta generazione, i suoi competitor recuperano terreno sulla quinta. Tuttavia, la bilancia del dominio dei cieli pende ancora verso ovest
Mentre le industrie e le Forze armate occidentali sviluppano la sesta generazione del combattimento aereo, c’è chi (in ritardo) arriva alla quinta. La Forza aerea dell’Esercito popolare di liberazione (Plaaf) cinese ha ufficialmente svelato il suo nuovo caccia multiruolo stealth di quinta generazione, il J-35. Il nuovo velivolo, oltre a innalzare il livello delle forze aeree di Pechino, rende la Cina il secondo Paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, a impiegare due tipi di caccia di quinta generazione. La Cina era infatti entrata nel club degli utilizzatori di aerei di ultima generazione nel 2017, con l’introduzione del Chengdu J-20.
Una copia cinese dell’F-35?
Il J-35 o, come era noto fino a poco fa, lo Shenyang FC-31 è un caccia multiruolo di quinta generazione che verrà prodotto in diverse configurazioni. Sviluppato per condurre principalmente operazioni di combattimento aereo, sarà in grado di effettuare anche attacchi al suolo. Benché non siano stati comunicati dati ufficiali riguardo a prestazioni ed equipaggiamenti, le fotografie rilasciate dalle Forze armate cinesi permettono di condurre una prima analisi indicativa. Il caccia costruito dalla Shenyang aircraft corporation (Sac), che è stato presentato con il nome di J-35A, è la versione base del nuovo aereo ed è pensato per decollare da piste a terra. In base a quanto noto finora, verranno prodotte altre due versioni, il J-35E, per l’export internazionale, e una versione imbarcabile sulle portaerei, ancora sprovvista di denominazione ufficiale. Il velivolo presenta diverse similitudini con l’F-35 di Lockheed Martin, dalle linee aerodinamiche alla verniciatura presumibilmente stealth. Tuttavia, i due velivoli differiscono per alcuni aspetti ravvisabili a prima occhiata, come la forma del muso più appuntita e una maggiore ampiezza delle ali rispetto all’F-35. Comparato al caccia Usa, il J-35 presenta una sezione trasversale più sottile, utile a ridurre la traccia radar dell’aereo ma potenzialmente indicativa di una minor capacità di carico degli armamenti rispetto al caccia di Lockheed Martin. Anche la propulsione diverge, bimotore per l’aereo cinese e monomotore per quello Usa, mentre la versione imbarcabile, a differenza dell’F-35B, non avrà una ventola di sollevamento abilitante di prestazioni Stovl (decollo corto e atterraggio verticale), ma presenterà delle accortezze per poter essere “lanciata” dalle catapulte delle nuove portaerei classe Type 003, il cui unico esemplare, la Fujian, sta attualmente conducendo le prove in mare. Complessivamente, il J-35 ricorda molto l’F-35, e non solo per la denominazione, che comunque da di ché riflettere. Quand’anche dovessero essere confermate le voci che vogliono lo sviluppo di questo aereo “facilitato” dallo spionaggio industriale cinese (sempre smentito da Pechino), il salto di qualità è indubbio per un Paese che fino a poco tempo fa non era neanche in grado di prodursi in casa i motori per i propri velivoli.
La quinta generazione non è più un’esclusiva dell’Occidente
Seppur con quasi un decennio di ritardo, diversi Paesi oltre alla Cina stanno sviluppando proprie versioni di caccia di quinta generazione, come il TF Kaan turco o l’Hal Amca indiano, ispirati, più o meno liberamente, alla linea degli F-35 e degli F-22 Raptor. Tuttavia, se esteriormente non è difficile definire un velivolo “di quinta generazione” in virtù dei profili aerodinamici e della verniciatura stealth, a rendere veramente tale un velivolo è l’avionica, la somma dei sistemi integrati presenti a bordo. L’avionica dell’F-35, ancora oggi in larga parte classificata, lo rende un aereo dalle enormi potenzialità, capace di condurre una vasta serie di operazioni. La vera sfida, per i competitor, consiste nell’eguagliare tali capacità tecniche, senza tener conto del fatto che l’Occidente possiede un vantaggio temporale non indifferente. Sebbene la produzione dell’F-35 abbia raggiunto solo recentemente il pieno regime, si stima che gli Stati Uniti e i loro Alleati dispongano di una flotta di circa mille caccia di quinta generazione in servizio attivo. Eguagliare, per non parlare del superare, tale numero, con le complessità logistiche e ingegneristiche che caratterizzano questi assetti, non è un’impresa facile. Bisogna inoltre considerare che nel momento in cui sempre più Stati si dotano di propri assetti di quinta generazione, i Paesi occidentali (tra cui l’Italia) sono già al lavoro sulla sesta. Davanti a un trend che prefigurava non una, ma due generazioni di distacco tra l’Occidente e i suoi principali competitor, l’essere riusciti a rompere la barriera all’ingresso della quinta rappresenta una vittoria di Pirro, per quanto sempre di vittoria si parli. Nel frattempo, la Cina festeggia il proprio traguardo e, in occasione dell’airshow di Zhuhai, il J-35A volerà affiancato dal suo omologo russo, il Su-57.
(Foto: People’s republic of China’s MoD )