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Così Meloni farà da ponte tra Ue e gli Usa di Trump. La versione di Fidanza

“Mi auguro che con Trump continui l’ottimo lavoro iniziato da Giorgia Meloni con l’amministrazione Biden per fare dell’Italia la portabandiera di una nuova visione europea e occidentale verso il Mediterraneo e l’Africa”. Conversazione con il Capodelegazione di Fratelli d’Italia-Ecr al Parlamento Europeo, Carlo Fidanza

Giorgia Meloni sarà il trait d’union tra l’Ue e gli Usa di Donald Trump, ciò consentirà all’Italia di diventare un partner prioritario per gli Usa in Europa, con uno sguardo al Piano Mattei e al Mediterraneo. Questo il commento che il Capodelegazione di Fratelli d’Italia – Ecr al Parlamento Europeo, Carlo Fidanza, affida a Formiche.net dopo l’ufficialità della vittoria del tycoon alle presidenziali americane, mettendo l’accento sugli aspetti comuni tra conservatori di Ecr e repubblicani.

Cosa cambierà nel breve e nel medio periodo con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca?

La prima sfida sarà quella della transizione tra le due amministrazioni. Il fatto che Harris abbia aspettato così tanto per concedere la vittoria a Trump non depone a favore della capacità dei Dem di digerire una sconfitta senza appello. Eppure Trump si dovrà far carico di ricucire una società profondamente lacerata da questi anni di scontri. Se sarà capace di farlo spianerà la strada a un prossimo mandato al suo ottimo vice JD Vance. Poi per noi sarà certamente fondamentale capire come Trump intenderà chiudere la lunga vicenda bellica in Medio Oriente e soprattutto in Ucraina. Personalmente credo che gli allarmi circa un possibile immediato disimpegno siano infondati, Trump dovrà ripristinare la capacità di deterrenza americana contro Mosca, Pechino e Teheran prima di costringere Zelensky ad accettare una mutilazione del territorio ucraino.

L’Italia, grazie a ruolo di Giorgia Meloni, potrà essere nuovo ponte tra Usa e Ue?

È questa la grande opportunità che abbiamo di fronte. Meloni non farà fatica a costruire con Trump un rapporto di stima personale, oltre alla tradizionale amicizia Italia-Usa e di fiducia, che consentirà all’Italia di diventare un partner prioritario per gli Usa in Europa. I vertici Ue farebbero bene a capire che, volenti o nolenti, con Trump bisogna parlare dismettendo questa presunta ingiustificata superiorità morale di cui i progressisti europei si ammantano. Giorgia Meloni sarà lì a ricordarglielo ma senza alcuna sudditanza nei confronti di Trump e anzi con la volontà di difendere sempre al massimo gli interessi dell’Italia.

Cosa hanno in comune sui dossier più importanti i repubblicani americani e i conservatori europei di Ecr?

Contrasto all’immigrazione irregolare e ai trafficanti di esseri umani, meno tasse e sostegno ai ceti medio-bassi contro l’inflazione, amor di Patria e difesa dell’interesse nazionale. È quello che lo stesso Trump ha definito “la vittoria del senso comune”, contro le derive ideologiche della sinistra. Queste battaglie certamente accomunano i conservatori di tutte le latitudini e ci fa essere più che soddisfatti per la sua meritata rielezione.

Molti critici sostengono che la vittoria di Trump porterà meno attenzioni all’Europa. Invece potrebbe essere questa l’occasione per l’Europa di maturare definitivamente? E in che modo?

Ci sono linee di politica americana che sono comuni ai due partiti e note da tempo: il baricentro geopolitico che si sposta verso il Pacifico e la richiesta che i partner della Nato contribuiscano di più al bilancio dell’alleanza. È possibile che con Trump questa doppia tendenza sia più vocale che in passato. Ma è giusto che in Europa cominciamo a fare i conti con i costi della nostra sicurezza, a maggior ragione se pretendiamo – io dico giustamente – che un eventuale pilastro europeo della Nato sia più autonomo sul piano geopolitico.

Infine mi auguro che con Trump continui l’ottimo lavoro iniziato da Giorgia Meloni con l’amministrazione Biden per fare dell’Italia la portabandiera di una nuova visione europea e occidentale verso il Mediterraneo e l’Africa. È una logica che – mutatis mutandis – Trump ha attuato con gli accordi di Abramo e che va nella stessa direzione del Piano Mattei. Infine credo che dovremmo ripensare ulteriormente le nostre politiche green: insistendo sulla transizione basata sull’elettrico tutto e subito non solo ci consegnamo alla Cina ma paradossalmente rischiamo il “decoupling” dagli Stati Uniti, che l’elettrico non lo vogliono anche perché hanno il gas naturale estratto col fracking. Ha senso, in piena crisi dell’automotive, continuare questo suicidio industriale e geopolitico?

Con la vittoria di Trump e della coalizione non progressista, aumentano i Paesi occidentali a guida centrodestra: cosa significa?

Significa che i popoli sono sempre più allergici alle ricette ideologiche della sinistra e in un numero sempre più alto di nazioni scelgono le ricette pragmatiche dei conservatori. E più la sinistra internazionale, con i suoi circuiti mediatici, li dipinge come mostri più gli elettori dimostrano di non farsi condizionare. Eppure la sinistra puntualmente ci ricasca ogni volta, senza grandi risultati.


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