L’Italia, diversamente da altri Paesi, finora non ha mai adottato un vero e proprio documento strategico, ma se lo facesse, come sarebbe? Il dibattito tenutosi alla Camera, con gli interventi di Crosetto e Portolano, ha affrontato l’urgenza di dotarsi di una strategia che metta a fattor comune potenzialità e priorità nazionali in una fase di profondi mutamenti geopolitici
Lo sviluppo di Strategia per la sicurezza nazionale (Ssn), un documento che concettualizzi e riassuma l’approccio del Paese alla politica estera, alla Difesa e alla sicurezza, è uno dei passi necessari all’Italia per strutturare la sua postura interna ed esterna nei confronti dei mutevoli scenari geopolitici. La scrittura e l’aggiornamento periodico di questi documenti, molto in uso all’estero, sarebbero una novità per l’Italia e innalzerebbero il livello di consapevolezza di istituzioni e cittadini (non solo italiani) nei confronti della posizione del Paese nel mondo. Si tratta della “massima espressione di una politica nazionale”, ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, durante la presentazione del position paper “Per una strategia di sicurezza nazionale”, realizzato dalla Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine Ets, presso l’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera. L’evento è stato presieduto da Luciano Violante, presidente della Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine e presidente dell’associazione Futuri Probabili, e ha visto la partecipazione di Giampiero Massolo, presidente di Mundys, Lucio Caracciolo, direttore di Limes, e Stefano Monti, presidente della European nuclear society.
Le parole di Crosetto
Secondo Crosetto, dall’analisi degli scenari attuali, “si intuisce l’importanza di elaborare una strategia di sicurezza nazionale come strumento idoneo a identificare una consapevolezza comune delle condizioni di sicurezza da realizzare, garantire e promuovere, per avere una visione organica degli interessi nazionali e liberare il pieno potenziale dei molteplici strumenti del potere nazionale”. Sempre secondo il ministro, la strategia deve essere funzionale a “delineare un piano d’azione basato sull’impiego coordinato degli strumenti di potere nazionale: quello politico, diplomatico, informativo, militare, civile, legale ed economico”. Pertanto, tra le prime priorità di una strategia nazionale per l’Italia, Crosetto individua due obiettivi: “l’accesso e la libertà di azione nel rispetto del quadro giuridico internazionale nei domini e dimensioni in cui si sviluppano le capacità produttive e quindi la terra, il cielo, il mare, lo spazio, il cyberspazio e la dimensione subacquea” e “la mitigazione e, se necessario, il contrasto degli effetti deleteri di fenomeni esterni sulla stabilità e crescita della prosperità di una nazione”.
Il documento di Fondazione Leonardo
Il position paper che ha dato l’input al dibattito è stato realizzato da Civiltà delle Macchine, la rivista ufficiale della Fondazione Leonardo fondata nel 1953, e ha l’obiettivo di delineare delle linee guida per una futuribile strategia di sicurezza nazionale ufficiale. Molti i temi che si intrecciano, dal rapporto del Paese con la marittimità alla corsa all’innovazione e allo sviluppo tecnologico per mantenere la competitività nell’ottica della tutela della sicurezza nazionale e internazionale. Le prerogative del Paese, da quelle industriali a quelle militari e culturali, devono essere inserite in un quadro interconnesso e organico che, seppur declinato alla luce delle esigenze di sicurezza, possa fungere da raccordo collettivo per tutto il sistema Paese. Come affermato dal gen. Luciano Portolano, capo di Stato maggiore della Difesa, — un cui gruppo di lavoro ha collaborato alla stesura del documento — “non esiste un sistema di sicurezza senza il coinvolgimento dei molteplici attori che danno concretezza a quelli che sono gli strumenti del potere nazionale”. Sempre secondo Portolano, “avere un concetto di sicurezza nazionale ci consente di definire un uso combinato degli strumenti del potere” e dunque l’adozione di un simile documento “facilita tutti quanti a individuare gli interessi vitali e strategici del Paese”.
Il passaggio a Futuri Probabili
L’evento è stata anche l’occasione per l’annuncio, da parte di Luciano Violante, che riguarda il futuro della storica rivista Civiltà delle Macchine. La rivista infatti chiuderà i battenti il 31 dicembre 2024 e passerà i suoi progetti all’Associazione Futuri Probabili, progetto di ricerca promosso da Fondazione Leonardo e Intesa San Paolo in collaborazione con pool di esperti, università e centri di ricerca. Sul nuovo progetto, che punta a guidare l’evoluzione dell’approccio del sistema Paese nei confronti della formazione e dell’informazione sui temi tecnologici, Violante ha affermato: “Lo abbiamo chiamato Futuri Probabili perché, nell’età dell’incertezza, è bene guardare avanti e non indietro”. La formazione delle future generazioni nei riguardi dei grandi cambiamenti odierni è parte stessa di quello sforzo strategico che servirà a sviluppare il Paese e, come sostiene Violante, “ce la stiamo mettendo tutta per creare generazioni in grado di muoversi nel futuro, che sarà diverso dal presente di oggi”.