La competizione spaziale globale non solo è un’arena per l’innovazione tecnologica, ma rappresenta anche un terreno di confronto politico e strategico. Mentre Russia e Cina puntano a rafforzare la propria influenza, l’Europa si trova a dover bilanciare ambizioni di autonomia con la dipendenza tecnologica dagli Stati Uniti, soprattutto in assenza di un proprio vettore di lancio competitivo
Nel contesto della crescente competizione per il dominio spaziale, le potenze globali stanno accelerando i propri programmi, introducendo nuove tecnologie e strategie per mantenere un ruolo di primo piano. La recente missione di lancio russa e i piani cinesi per il razzo Lunga Marcia 10A rappresentano simboli eloquenti di queste ambizioni.
La Russia ha infatti compiuto un lancio significativo di 53 satelliti, una combinazione di payload russi e internazionali (ovvero 49 satelliti russi, un satellite russo-cinese, un satellite russo-zimbabwiano e due piccoli satelliti iraniani), utilizzando un razzo Soyuz-2.1b. La missione ha segnato un record nazionale per il numero di satelliti russi portati in orbita in un solo lancio, una mossa che evidenzia l’impegno di Mosca nel recuperare terreno in un contesto di crescente concorrenza. Tuttavia, questo numero è ancora ben lontano dal record globale stabilito da SpaceX con il lancio di 143 satelliti su un unico Falcon 9 nel 2021. La Russia, che un tempo dominava l’attività spaziale, si trova ora in ritardo rispetto agli Stati Uniti e alla Cina in termini di frequenza e capacità di lancio, nonostante continui a sostenere la Stazione spaziale internazionale con missioni di rifornimento e equipaggio.
Nel frattempo, la Cina annuncia piani ambiziosi con il prossimo lancio del Lunga Marcia 10A, previsto per il 2026, un razzo che rappresenta un passo importante nella sua strategia spaziale. Questa versione, con un singolo stadio centrale e alimentata a ossigeno e idrogeno liquidi, è progettata per missioni in orbita terrestre bassa, garantendo una capacità di carico di 14,2 tonnellate e un primo stadio parzialmente riutilizzabile. In parallelo, la Cina ha in programma la versione Lunga Marcia 10, dotata di tre booster, simile al Falcon Heavy di SpaceX, con l’obiettivo di portare astronauti cinesi sulla Luna entro il 2030. Inoltre, il razzo Lunga Marcia 9, ancora in fase di sviluppo, è destinato a diventare una colonna portante della sua esplorazione spaziale entro il 2035, rafforzando ulteriormente la posizione cinese nella corsa alla Luna e oltre.
La rivalità tra le potenze spaziali sta diventando sempre più sfaccettata e intensa, coinvolgendo non solo Russia, Stati Uniti e Cina, ma anche l’Europa. Da un lato, la Russia tenta di riaffermare la propria rilevanza spaziale, ma il ritmo dei suoi lanci e la portata delle sue innovazioni appaiono limitati rispetto alle grandi ambizioni statunitensi e cinesi. Gli Stati Uniti, supportati dalla capacità di lancio commerciale di SpaceX, mantengono una posizione di predominio, mentre la Cina avanza con un progetto strategico a lungo termine che mira a consolidare la sua presenza nello spazio e, in particolare, a stabilire una base lunare entro il prossimo decennio. L’Europa, dal canto suo, sta cercando di riorganizzare e rafforzare la propria posizione nel settore. Con l’Agenzia spaziale europea (Esa) che punta a progetti come la realizzazione del modulo Esprit per la stazione Gateway e il Leo cargo return service, l’Europa cerca di ritagliarsi un ruolo strategico. Tuttavia, la questione delle risorse e dei finanziamenti resta un tema di dibattito, soprattutto in merito a come bilanciare l’autonomia strategica rispetto alle collaborazioni con giganti come Nasa.
L’equilibrio di potere nello spazio è destinato a cambiare, con la Cina che si prepara a un futuro in cui il suo programma spaziale potrebbe superare quello russo, mantenendo il passo con gli Stati Uniti. Bisognerà capire effettivamente che ruolo di leadership avrà l’Europa in questo panorama affinché non rimanga solo un partner di cooperazione e innovazione. Mentre la Russia continua a mantenere il suo contributo alla Stazione spaziale internazionale, ma fatica a competere in termini di avanzamenti tecnologici, l’Europa sta cercando di diventare un polo di riferimento per missioni sostenibili e di lungo termine, pur dovendo fare i conti con la mancanza di un veicolo di lancio autonomo in grado di competere con Falcon 9 o con il futuro Long March cinese.