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La città della bellezza perduta raccontata in una mostra di architettura

La città che, nella contemporaneità, appare alla ricerca di una propria identità, tra difficoltà urbanistiche e progetti di valorizzazione, ha smarrito la propria bellezza?
È la riflessione della mostra dal titolo “Cittàlabellezzasmarrita”, ideata dall’Archivio Miglietta, allestita a Roma nel complesso monumentale dell’Acquario Romano nella Casa dell’Architettura fino al 2 dicembre

 

L’Italia è tra i Paesi più visitati al mondo, nel 2023, secondo l’organizzazione mondiale del turismo, con l’ineguagliabile bellezza dei luoghi, l’arte e la storia che dal passato dialogano con il presente, in un tempo sospeso e eterno.

Roma la città in vetta in Europa per numero di visitatori. Secondo il Report di City DNA alla sua 20.a edizione, con un record di 50 milioni di presenze in aumento, nel primo semestre 2024, del 4,89%. Mentre la Caput mundi si prepara all’anno santo e, con il Giubileo alle porte, promette di restituire un’immagine più attrattiva per i pellegrini provenienti da tutto il mondo. Un evento simbolico di grande richiamo turistico, oltre che religioso, che prevede l’arrivo di circa 35 milioni di persone per 105 milioni di presenze, secondo l’Istat.
Nuova sfida è, inoltre, per le città italiane, un turismo sostenibile guardando, secondo l’obiettivo 11 dell’agenda Onu 2030, a un modello di organizzazione urbana con insediamenti umani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili. Una domanda, soprattutto, che richiede valori ambientali, culturali e sociali.

L’urbanizzazione è, inoltre, uno degli sviluppi più significativi del nostro tempo. Più della metà della popolazione mondiale vive, infatti, nelle città, con stime fino al 70 per cento per il 2050.

La città che, nella contemporaneità, appare alla ricerca di una propria identità, tra difficoltà urbanistiche e progetti di valorizzazione, ha smarrito la propria bellezza?
È la riflessione della mostra dal titolo “Cittàlabellezzasmarrita”, ideata dall’Archivio Miglietta, allestita a Roma nella suggestiva location del complesso monumentale dell’Acquario Romano nella Casa dell’Architettura (piazza Manfredo Fanti), visibile fino al 2 dicembre.

Un progetto corale di dialogo e confronto per guardare alle molteplici forme della città, alla bellezza perduta e credere in un futuro diverso. Arte, architettura, mondo accademico e istituzioni, pubbliche e private, si interrogano sulla condizione della città e dell’abitare la terra per immaginare nuove forme e linguaggi, partendo anche da valori e sentimenti.

Una rassegna di “Opere e Pensieri per una Città Nuova”, realizzati, per l’occasione, dai protagonisti. Da Paladino a Patella, Fuksas, Buren, Portoghesi, Boeri, Pistoletto, Branzi, Purini, Paolini, Tosatti, Veneziani, Abruzzese e altri. Circa quaranta contributi attraverso messaggi, riflessioni, disegni creativi, foto, dipinti, architetti, urbanisti, artisti e intellettuali. Presenti nel numero speciale di ‘Abitacolo/Forme e linguaggi del contemporaneo’, rivista di arte, architettura e ambiente diretta, con Anna Maria Terremoto, da Fernando Miglietta, direttore dell’Istituto Internazionale di ricerca e cultura urbana, e fondata, nel 1995, da Miglietta con Bruno Munari e un comitato scientifico di figure storiche dell’arte, del design e della cultura.

Una riflessione a più voci per la rassegna romana, spiegata nel talk che ha preceduto l’apertura della mostra, da Alice Buzzone, consigliera dell’Ordine degli architetti, Fernando Miglietta, curatore, Franco Purini, professore emerito all’Università La Sapienza di Roma e Orazio Carpenzano, preside della Facoltà di Architettura, e Luca Ribichini, docente dell’ateneo romano, e Elena Tinacci del Dipartimento Architettura del Museo MAXXI.

“Oggi la città non è più. È divenuta altra cosa”, afferma il curatore Fernando Miglietta che, con Anna Maria Terremoto, dirige la Rivista di arte, architettura e ambiente Abitacolo. “La sua metamorfosi, delirante, incomprensibile, è marcata dalla sua indicibile dismisura. Incapace di rispondere alle sfide della contemporaneità ha rinunciato ad essere se stessa. Le città sono divenute la negazione dell’abitare la terra perché non abbiamo saputo custodire il Valore Città né proteggerle dalle incursioni vandaliche di una società omologante che ha annullato ogni identità urbana come forma e immagine significante e dialogante delle diverse culture che, nel tempo, le hanno attraversate e caratterizzate nella loro unicità e bellezza plurale. Contro i disvalori dominanti occorrerà con urgenza rilanciare città umane e creative, cariche di memoria e visioni, riconquistando il sentimento della propria appartenenza ad una cultura, ad un pensiero, per una Città Nuova, la Città di domani. Nell’era della centralità ecologica siamo tutti Città, umani e urbani, sempre più spaesati e fuori luogo; siamo la bellezza smarrita”, sottolinea Miglietta.

Una ricerca di cultura per progettare una nuova città che è, soprattutto, ricerca per un’umanità smarrita. Un messaggio di speranza per un futuro possibile, dicono gli esperti.


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