L’accordo sulle Chagos potrebbe non essere stato solo un gesto simbolico, ma un segnale di un più ampio ripensamento della politica estera britannica. Rubin (Aei) pensa a un futuro ruolo americano
Nel settembre 2024, il primo ministro britannico Keir Starmer ha concordato con le Mauritius il ritorno della sovranità sulle isole Chagos, mantenendo tuttavia sotto controllo britannico la base militare di Diego Garcia. Questo accordo ha sollevato interrogativi sul futuro delle basi britanniche a Cipro, che alcuni considerano un retaggio ormai obsoleto dell’influenza coloniale di Londra nel Mediterraneo orientale. Secondo un’analisi di Michael Rubin, direttore di analisi politica presso il Middle East Forum e senior fellow all’American Enterprise Institute, il recente approccio di Starmer potrebbe segnare un precedente di ritiro britannico, spingendo il Regno Unito a considerare un disimpegno anche a Cipro.
Su National Interest, Rubin ricorda che il Regno Unito concesse l’indipendenza a Cipro nel 1960, la presenza britannica nella regione era ancora imponente, con basi sia nel Mediterraneo orientale che in Medio Oriente. Tuttavia, gli eventi del 1970 segnarono la fine della proiezione di potere britannico nella regione, quando il premier Harold Wilson decise di ritirare le truppe dalle basi a est di Suez per far fronte alla crisi finanziaria. Oggi, la posizione di Londra è ben diversa e, dopo la Brexit, la sua capacità di influenzare diplomaticamente la regione si è ridotta ulteriormente. Rubin sostiene che il possesso britannico delle basi a Cipro, invece di essere uno strumento di potere, è diventato un simbolo del passato coloniale.
Il crescente attivismo di altre potenze nella regione, inclusa la Russia e una Turchia sempre più assertiva, riporta il Mediterraneo orientale a un clima di tensioni simile a quello della Guerra Fredda. Rubin suggerisce che, come già avvenuto con il Bahrain, il Regno Unito potrebbe cedere le basi a Cipro agli Stati Uniti, che le utilizzerebbero sotto la sovranità cipriota. In questo modo, la presenza militare americana nella regione potrebbe contribuire a garantire la sicurezza senza dipendere esclusivamente dal Regno Unito. Inoltre, tale accordo potrebbe consolidare i legami tra Stati Uniti e Cipro, una relazione già rafforzata dalla recente visita del presidente cipriota, Nikos Christodoulides, alla Casa Bianca.
Un simile passaggio di consegne non sarebbe privo di benefici economici. La permanenza delle truppe americane creerebbe un indotto per l’economia locale, come avvenuto in Grecia con la base di Souda Bay e in Bahrain. Rubin suggerisce anche che una transizione di questo tipo potrebbe avere ripercussioni positive per risolvere l’annoso conflitto cipriota. L’idea di un’eventuale estensione della presenza americana anche nelle aree occupate da Ankara potrebbe rappresentare un elemento di negoziazione per il futuro.
In ultima analisi, l’accordo sulle Chagos potrebbe non essere stato solo un gesto simbolico, ma un segnale di un più ampio ripensamento della politica estera britannica. Rubin conclude che, così come Wilson decise di terminare l’avventura britannica “a est di Suez” negli anni ’70, Starmer potrebbe oggi considerare l’opportunità di ridurre l’impegno militare britannico “a est di Gibilterra”. La “Global Britain” si contrarrebbe a beneficio della “Strategic Partnership”.