L’ex Urss sta vivendo una drammatica crisi dei prezzi. Non solo le imprese non riescono più a rimborsare i prestiti a causa dei tassi al 21%, ora anche le famiglie hanno difficoltà a fare la spesa e a sopravvivere. E così la crescita della Federazione diventa solo un gioco di specchi
Qualcuno una volta ha detto che non si vive di solo burro e cannoni. E in Russia è esattamente così. Più volte Formiche.net ha raccontato il gioco di specchi dietro la crescita dell’ex Urss, solo in apparenza immune alle sanzioni mosse contro Mosca dall’Occidente, all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Se il Pil della Federazione non è crollato è solo perché letteralmente dopato dalla produzione bellica, finalizzata allo sforzo in Ucraina. Di contro, però, l’impennata della domanda di armamenti, ha innescato una spirale inflazionistica mai vista prima, costringendo la Bank of Russia a portare i tassi al 21%, forse anche più in alto, entro il mese di dicembre.
Risultato? Le imprese non riescono più a rimborsare i prestiti concessi dalle banche, andando incontro a bancarotta sicura. E lo stesso vale per gli istituti, che assisteranno molto presto a un’esplosione delle sofferenze. In poche parole, il Pil russo è solo un abbaglio, l’economia dal di dentro si sta dissolvendo. La prova è in un ulteriore dato, che stavolta riguarda non solo le aziende, ma la vita quotidiana di milioni di cittadini russi. Ad oggi, come l’inflazione in Russia viaggia nell’ordine del 9,8%.
L’aumento dei prezzi, raccontano diverse testate internazionali, si sta riversando anche sui prodotti alimentari di base: i prezzi delle patate, un alimento base della Russia, sono aumentati per esempio quest’anno del 64%. Ma c’è di più. I dati di Rosstat, l’istituto statistico federale russo, mostrano che i prezzi dei prodotti alimentari sono generalmente aumentati a doppia cifra quest’anno. La situazione, raccontano alcune fonti non ufficiali, è così grave che la gente ruba il cibo dai supermercati, incluso il già citato burro, aumentato del 27,5% quest’anno. Secondo quanto riportato dagli stessi media russi, negli ultimi mesi l’inflazione ha colpito anche una serie di prodotti finiti, tra cui pane, latticini, cioccolato e birra .
Ed ecco il circolo vizioso di cui si parlava. Per domare i prezzi, la Banca centrale russa guidata dall’energica Elvira Nabiullina, non sempre in piena sintonia con il Cremlino e il suo capo, Vladimir Putin, ha aumentato il suo tasso di interesse chiave a un massimo storico del 21% il mese scorso. E la scorsa settimana ha affermato che potrebbe aumentare di nuovo il suo tasso chiave alla prossima riunione di dicembre.
Sergei Chemezov, amministratore delegato del conglomerato della difesa Rostec, ha dichiarato in un discorso ai senatori russi a fine ottobre che i tassi di interesse record stavano “divorando” i profitti, compromettendo la sopravvivenza della stessa industria della Difesa. Chemezov ha inoltre avvertito che gli elevati tassi di interesse sui prestiti finiranno per portare al fallimento la maggior parte delle imprese.
Dunque, le aziende che producono armi sono in difficoltà e con esse molte imprese attive in altri settori. Le banche rischiano uno tsunami di insolvenze sui prestiti e i russi non riescono più a fare la spesa. Lo scorso anno, in coincidenza del Natale, Putin fu costretto a scusarsi pubblicamente per l’aumento spropositato del prezzo delle uova. Quest’anno che cosa si inventerà?