Non ci resta che aspettare per vedere se la nuova Commissione sarà votata dalla “tradizionale maggioranza Ursula” o chissà magari da una nuova maggioranza di centrodestra più i liberali di Renew, ma senza i socialisti del Pse
Giorni decisivi per la formazione del nuovo esecutivo europeo che dovrebbe essere votato dall’Europarlamento, riunito in sessione plenaria, mercoledì 27 Novembre a Strasburgo.
In base alla normativa europea, i commissari designati, vengono valutati, dalle commissioni parlamentari dell’Eurocamera in apposite audizioni al termine delle quali ciascun candidato potrà essere approvato, bocciato oppure rimandato, un po’ come a scuola.
Le audizioni si sono tenute tra il 4 e 12 novembre e come sempre accade in occasione di ogni rinnovo della Commissione europea, l’Europarlamento “mostra i muscoli” e i gruppi politici cercano di alzare la posta in gioco attraverso un sistema di reciproci veti incrociati, ma fa parte del gioco.
I ben informati sostengono che questa volta il primo gruppo che ha iniziato a porre veti è stato quello dei socialisti (Pse) che contesta al Commissario designato Raffaele Fitto la carica di vice presidente esecutivo della Commissione europea (non il suo ruolo da commissario) e ha espresso forti dubbi sul commissario ungherese uscente designato Oliver Varhely. La contrapposizione all’attribuzione della carica di vice presidente a Fitto nasce da un malcontento che si è generato nei socialisti, i quali sostengono che le vice presidenze esecutive devono essere assegnate unicamente agli appartenenti ai partiti che a luglio scorso, hanno votato e sostenuto l’elezione della presidente von der Leyen, ribattezzata maggioranza Ursula (Ppe, Pse, Renew). Per quanto riguarda l’ungherese invece il malcontento nasce perché si tratta di un commissario designato dal premier Viktor Orban, quindi paga l’appartenenza a un partito “poco simpatico all’establishment europeo”.
L’italiano Raffaele Fitto è molto gradito al più grande gruppo al Parlamento europeo e cioè il Ppe, in virtù del fatto che prima di entrare a far parte di Fratelli d’Italia, è stato un esponente di spicco del partito di Berlusconi, e quindi conosciuto all’interno della famiglia popolare di cui Forza Italia è parte. Il Ppe oltre a essere il gruppo a cui appartiene la presidente von der Leyen è anche il gruppo che detiene la maggioranza dei commissari designati e in questa importante partita non si farà certo dettare le regole dai socialisti. Ma l’audizione piu contestata è stata quella della socialista spagnola Teresa Ribera, che per intenderci dovrebbe diventare la nuova “Timmermans” dell’ esecutivo europeo. Alla Ribera, oltre alla carica di vice presidente esecutivo, è stato assegnato il “pesante” portafoglio della transizione ecologica e della concorrenza. In questo caso le contestazioni, non sono state generate dalla simpatia o antipatia verso il partito di appartenenza della commissaria, ma sono arrivate per motivi politici. La vice presidente Ribera, è stata infatti contestata per la cattiva gestione delle devastanti inondazioni di Valencia, visto che detiene in seno al governo spagnolo la carica di vice presidente e quella di ministro della Transizione ecologica e della sfida demografica.
A differenza delle legislature passate, in questo momento storico, il Parlamento europeo presenta una conformazione di centrodestra, e ha già dato prova in qualche votazione (in ultimo nel voto sul testo relativo alla deforestazione ) di riuscire a trovare maggioranze alternative alla “maggioranza Ursula”. Nei corridoi di Bruxelles si vocifera che i veti servono ad alzare la posta in gioco, da una parte e dall’altra; in questa situazione il voto di approvazione della Commissione potrebbe slittare di qualche giorno, ma tutto rientra nella normale dialettica politica europea. Non ci resta che aspettare per vedere se la nuova Commissione sarà votata dalla “tradizionale maggioranza Ursula” o chissà magari da una nuova maggioranza di centrodestra più i liberali di Renew, ma senza i socialisti del Pse.