Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, la contingenza nel Mar Rosso, il caso Venezuela, la nuova amministrazione americana con cui confrontarsi. Un quadro in cui, secondo Tajani, rimandare la Commissione europea sarebbe un grave errore
Relazioni transatlantiche, supporto e pace giusta in Ucraina e MO, crescita in Africa con il Piano Mattei e integrazione dei Balcani in Ue. Queste le priorità di politica internazionale che il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha delineato a Kaja Kallas, prossimo Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri, incontrata oggi a Bruxelles. L’occasione è stato il Consiglio affari esteri alle prese con l’emergenza bellica a Kyiv e a Gaza.
Priorità italiane
Tajani ha ricordato a Kallas le sfide globali sul tavolo di discussione, a cui l’Italia lavorerà assieme all’Alto Rappresentante, e l’ha invitata a partecipare alla riunione degli “Amici dei Balcani” insieme al Commissario Ue per l’Allargamento, che si terrà a Roma fra qualche mese. Tra le priorità italiane c’è anche quella che tocca la nuova governance continentale: “Sarebbe un errore gravissimo, dannosissimo per mezzo miliardo di cittadini europei, impedisce alla Commissione europea di poter cominciare a lavorare”, ha osservato il vicepremier in riferimento ai veti contro l’italiano Raffaele Fitto, anche alla luce del contesto attuale che riguarda una situazione internazionale molto complicata. Le guerre in Ucraina e in Medio Oriente, la contingenza nel Mar Rosso, il caso Venezuela, la nuova amministrazione americana con cui confrontarsi. Un quadro in cui secondo Tajani “l’Europa non può non essere un interlocutore, perdere tempo per dei capricci politici mi pare un grave errore”.
Iran e Gaza
Sul primo aspetto, quello della guerra a Gaza, Tajani ha avanzato un auspicio: che Teheran giunga a più miti consigli, dal momento che a oggi “ha un atteggiamento non collaborativo; deve sciogliere il nodo fondamentale del nucleare e soprattutto deve dire ai suoi ‘proxy’, cioè i suoi alleati, gli Houti, gli Hezbollah e quelli che sono in Siria, di non continuare ad attaccare le navi nel Mar Rosso, di non continuare a minacciare di attaccare Israele”. Per questa ragione il Consiglio Ue dovrà valutare nuove sanzioni contro l’Iran e la sua flotta commerciale che trasporta in Russia i droni che vengono impiegati da Mosca contro l’Ucraina.
Di contro, aggiunge un elemento strategico al paniere di discussione: “Boicottare il dialogo con Israele non ha alcun senso: se si vuole lavorare per la pace non si può non parlare con Israele, è una proposta che non ci trova assolutamente d’accordo” . Il suo ragionamento è che se da un lato è legittimo spiegare a Israele che bisogna raggiungere un punto di incontro anche con il Libano per un cessate il fuoco, dall’altro è necessario giungere ad un cessate il fuoco anche a Gaza. “Bisogna lavorare per la soluzione ‘due popoli, due Stati’ – ha aggiunto -. Si possono avere idee diverse da quelle di Israele, ma pensare di interrompere il dialogo con Israele non ha alcun senso e soprattutto non è utile se si vuole arrivare alla pace”.
Venezuela
Tajani ha parlato anche del caso venezuelano, chiedendo che Maduro liberi tutti i prigionieri politici tra cui ci sarebbe anche un italiano, volontario di una Ong, arrestato ieri: “Noi non riconosciamo l’elezione di Nicolás Maduro, non ci sono prova della sua vittoria. Le ha chieste anche il G7, le ha chieste l’Italia: noi difendiamo la democrazia. Devono essere venezuelani a scegliere il loro destino, non può essere un dittatore a scegliere il destino del popolo venezuelano”. Per questa ragione chiede che l’Ue affronti il tema Venezuela perché “non possiamo non guardare con grande preoccupazione al regime di Maduro, anche per il sostegno che riceve da altri Paesi come Cuba”.
Difesa
Infine la difesa, area strategica per mille e più motivi, che si intreccia con Kyiv e Varsavia. Nella capitale polacca probabilmente si svolgerà un incontro a cinque tra Polonia, Italia, Francia, Germania e Regno Unito per riflettere sul tema della difesa europea e dei rapporti con gli Stati Uniti, nella consapevolezza che “il vecchio triangolo Polonia, Germania e Francia oggi non c’è più”.