Pubblichiamo un estratto del nuovo libro di Emilio Cozzi, Geopolitica dello spazio, nel quale l’autore analizza come lo spazio sia diventato il nuovo epicentro della geopolitica e dell’economia globale. Dalla convergenza con l’economia digitale alle vulnerabilità strategiche, il libro esplora opportunità e rischi di un settore sempre più centrale per il futuro dell’umanità
Il nuovo centro della Terra
Lo spazio è diventato il nuovo centro della Terra. […] La promessa della new space economy è, in estrema sintesi, questa: laddove lo spazio era il dominio del divino o dell’ignoto, prima, e «maschera dell’agonismo fra imperi», poi, oggi i privati sono pronti a lavorare, a fare impresa, magari dal dormitorio del college, come in ogni leggenda di startupper che si rispetti. Evidente, a questo punto, quale tipo di nuova misurazione l’Universo contempli: quella del valore, del profitto. Anche oltre i confini del Mondo le regole estendono il corrispettivo terrestre.
Il 9 maggio 2019 […] a sessant’anni dall’epifanica presentazione dei Mercury Seven in una sala da ballo, mentre Jeff Bezos racconta come stravolgerà, dallo spazio, il nostro mondo, quello stesso mondo osserva un’espansione delle attività spaziali senza precedenti. Nazioni e imprese commerciali fino a pochi anni prima avulse da qualsiasi prospettiva extra atmosferica, si affacciano al cosmo pronte a investirci per ricavarne prestigio e guadagni.
Di riflesso, l’Umanità gode degli effetti di una nuova corsa collettiva oltre il cielo: attività in settori all’apparenza distanti dall’industria spaziale, come l’agricoltura di precisione, la pianificazione assicurativa, la sorveglianza in tempo reale, i calcoli economici e l’high frequency trading finanziario, derivano e dipendono in maniera sempre più stretta da segnali e dati satellitari. Nuove attività economiche, non di rado lontane dagli investimenti nelle infrastrutture orbitanti, nascono e proliferano.
Incontrata la tecnologia spaziale, i processi di digitalizzazione ne stanno ridefinendo modi, potenzialità e ambizioni. Uno dei due pilastri della space economy contemporanea, in effetti, è proprio la convergenza fra industria spaziale ed economia digitale. Di quest’ultima, insieme con i capitali e gli imprenditori, la nuova concezione del “fare spazio” ha assorbito anche la propensione al rischio e l’approccio nello sviluppo dei programmi. Quindi, ha modificato la funzione e il valore di alcuni elementi che fino a pochi anni fa non avevano alcuna relazione con l’extra‐atmosfera: i social network, per esempio, i quali, essendo tra i depositi più massicci di dati in tempo reale, possono contribuire alla gestione delle emergenze o alla stima degli effetti di un grande fenomeno, come i terremoti o i crimini ambientali – per esempio le attività minerarie illegali, monitorate da EO4Security, un progetto dell’ESA guidato dalla società italiana e‐Geos che interfaccia i dati spaziali con le informazioni cosiddette di open source intelligence (OSINT) ricavate dai social e da altri canali.
Detto altrimenti, i settori a tenuta stagna non esistono più. La complementarità dei servizi cresce con l’intelligenza delle macchine. Nel mentre le tecnologie, di origini diverse, convergono stimolandosi l’un l’altra. Gli ingegneri la chiamano “integrazione dei domini”: i tre spaziali (telecomunicazione, osservazione e navigazione), i sistemi di terra e il dominio virtuale, che viaggia in rete ed è perciò ovunque.
Potenza, dipendenza, vulnerabilità.
In questo clima di competizione economica crescente e di proliferazione degli attori in scena, lo spazio registra anche un’accelerazione nello sviluppo e nel dispiegamento di tecnologie a scopo prevalentemente militare. Il connubio sembra inevitabile, perché, se la vita sulla Terra è sempre più space based, compromettere i pilastri spaziali di un Paese equivale a colpirne i punti nevralgici fino a metterlo in ginocchio. Oggi le operazioni marittime, aeree e terrestri di Stati e organizzazioni internazionali, ma anche l’economia e il benessere dei cittadini, fanno affidamento su risorse e servizi extraterrestri in misura così elevata da trasformare gli asset spaziali nell’obiettivo più conveniente per una forza ostile: perché accanirsi contro una fortezza se è possibile farla crollare demolendone solo le fondamenta, i pilastri? Compromettere le infrastrutture spaziali critiche di un paese avverso, ossia attuare il cosiddetto space block, ha ripercussioni inevitabili sugli altri domini geopolitici.