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Vi racconto le idee della destra su clima ed energia. Parla Rotelli (FdI)

A Sabaudia gli Stati generali dell’Ambiente e dell’Energia, in programma il 21 e 22 novembre, a cura dei gruppi di Camera e Senato di Fratelli d’Italia, in collaborazione con il gruppo ECR al Parlamento europeo. Il presidente della Commissione Ambiente della Camera: “La progressiva transizione dai combustibili fossili alle energie pulite deve essere pragmatica e non ideologica”

Chiediamoci come il Mediterraneo da hotspot di cambiamento climatico possa trasformarsi in una opportunità di sviluppo attraverso una alleanza per il trasferimento di conoscenze, tecnologie e dati affidabili tra Europa e Africa per contrastare il cambiamento climatico e garantire la propria sicurezza energetica. Questa la riflessione che affida a Formiche.net il deputato di Fratelli d’Italia Mauro Rotelli, presidente della Commissione Ambiente della Camera che, alla vigilia degli Stati generali dell’Ambiente e dell’Energia a cura dei gruppi di Camera e Senato di Fratelli d’Italia, in collaborazione con il gruppo ECR al Parlamento europeo a Sabaudia il 21 e 22 novembre, fa il punto sulle politiche della destra al governo sotto il comun denominatore rappresentato dal Piano Mattei, jolly per clima, energia e pace.

Quali le idee e gli obiettivi di FdI sull’ecologia?

È una domanda che accolgo volentieri, sebbene sia arduo rispondere in modi e tempi consoni ad una agevole lettura di una intervista. Provo a mettere in fila alcuni concetti. La politica del Governo Meloni e del suo gruppo di maggioranza in Parlamento rappresentato da FdI sui temi ambientali è incentrata sulla transizione ecologica ed energetica in linea con gli obiettivi internazionali, comunitari e nazionali in tema di decarbonizzazione del nostro sistema produttivo. Come più volte ripetuto dalla premier, tale progressiva transizione dai combustibili fossili alle energie pulite deve essere pragmatica e non ideologica, giusta e inclusiva in grado di tenere conto della sostenibilità dei nostri sistemi produttivi e sociali. Il lavoro portato avanti nelle sedi internazionali, ma anche nell’ambito delle istituzioni europee è stato quello di accettare obiettivi per il raggiungimento di sfidanti target ambientali, ma lasciando alla discrezionalità di ciascuno Stato le soluzioni per raggiungerli in linea con i propri comparti produttivi e sociali in un’ottica di neutralità tecnologica.

Gli Stati generali dell’Ambiente e dell’Energia in programma a Sabaudia “seguono” il G20 di Rio de Janeiro, dove Giorgia Meloni è intervenuta su sviluppo sostenibile e transizione energetica. Quale il contributo del governo italiano a questa tematica?

Il Governo italiano è stato molto chiaro sin dal suo insediamento. La partecipazione al segmento di alto livello della premier sia a Dubai per la Cop28 che a Baku per la Cop29 è emblematico della condotta e dell’ambizione climatica del Governo. Il Governo come dimostrato nelle due Cop e da ultimo nel G20 è e sarà quello di puntare sui tre pilastri delle politiche climatiche rappresentato dalla mitigazione, dall’adattamento climatico e dal fondo per risarcire le perdite e i danni.

A tale proposito, l’Italia si è dotata con il Pniec del proprio strumento di politiche energetiche e climatiche finalizzato alla riduzione delle emissioni in atmosfera attraverso un massiccio ricorso alla diffusione di impianti per la produzione di energia rinnovabile e all’efficienza energetica, ma al contempo garantendo la nostra sicurezza nazionale attraverso importanti accordi transnazionali per l’approvvigionamento energetico. La presidenza del G7 e del G20 condividono l’impegno per lo sviluppo, la transizione energetica e la sicurezza alimentare. È impossibile prescindere dal contributo dei paesi che fanno parte del G20 che rappresentano l’85% del Pil mondiale e l’80% delle emissioni globali.

L’obiettivo del nucleare è davvero alla portata (rapida) dell’Italia? E con quali vantaggi?

Va detto che l’opzione relativa all’utilizzo del nucleare per produrre energia non dipende dall’Italia ma dalla velocità con cui le nuove tecnologie applicate alle nuove centrali saranno realmente disponibili per chi vorrà farne uso. Gli orizzonti legati allo sviluppo del nucleare da fusione portato avanti da diversi Paesi tra cui l’Italia in prima fila non possono essere trascurati nella direzione della sicurezza energetica e della competitività associate alla produzione di energia pulita. In questa direzione, basti pensare alla organizzazione della prima riunione del Gruppo mondiale per l’energia da fusione promosso dall’Aiea sotto la Presidenza italiana del G7.

L’Italia, prima di altri Paesi, è riuscita a risolvere la crisi del gas post guerra in Ucraina con una serie di accordi ponte. Come prevede ora di sfruttare le risorse presenti nel Mediterraneo orientale?

Ripeto quanto ho anticipato. La transizione come dice la parola stessa è una trasformazione, un movimento da uno status quo ad un nuovo approdo. Fermo restando che l’obiettivo è la decarbonizzazione del nostro sistema produttivo con un graduale abbandono delle fonti fossili, dobbiamo poter fare affidamento sull’approvvigionamento di energia sufficiente e a prezzi accessibili nell’ottica di quella transizione giusta e inclusiva che ho sopra richiamato. La premier ha più volte sottolineato il valore dell’integrazione tra le politiche energetiche e ambientali tra Italia, Mediterraneo e continente africano come emblematicamente rappresentato dal Piano Mattei che mette insieme clima ed energia per la pace e la sicurezza in una ottica di cooperazione paritaria.

Il rigassificatore in costruzione a Ravenna come impatterà sulle esigenze italiane?

Come detto, dobbiamo poter contare sulle infrastrutture energetiche di cui il nostro Paese ha necessità per non incorrere in shock energetici causati da congiunture internazionali sempre più imprevedibili. Va ripetuto che, oltre alla diffusione delle energie rinnovabili, il gas, idrogeno e biocarburanti sono il mix energetico equilibrato su cui il nostro Paese deve poter contare oggi in una ottica di neutralità tecnologica, scevra da ideologie e assolutamente pragmatica.

Come il Mezzogiorno d’Italia può diventare un hub energetico per l’area Euromediterranea?

Mi chiederei prima di tutto come il Mediterraneo da hotspot di cambiamento climatico possa trasformarsi in una opportunità di sviluppo attraverso una alleanza per il trasferimento di conoscenze, tecnologie e dati affidabili tra Europa e Africa per contrastare il cambiamento climatico e garantire la propria sicurezza energetica. Voglio ricordare ad esempio che nella mozione di maggioranza approvata in Parlamento alla vigilia della Cop29 di Baku sia stato inserito un impegno su un obiettivo di produzione di energie rinnovabili entro il 2030 da raggiungere a livello di Mediterraneo e non di singolo stato. Mi sembra un buon esempio di percezione e condivisione dei problemi, ma anche della loro soluzione.



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