Il progetto Iris² è un passo importante verso la sovranità europea nelle comunicazioni satellitari, ponendo l’accento su sicurezza e indipendenza. Nonostante i costi elevati e la concorrenza di costellazioni private già operative, il progetto offre opportunità significative per consolidare il ruolo dell’Europa nel settore spaziale. La collaborazione tra pubblico e privato, unita a un maggiore focus sull’innovazione e sull’efficienza, potrebbe garantire il successo di questa iniziativa strategica
Il progetto Iris² (Infrastructure for resilience, interconnectivity and security by satellite) rappresenta un tentativo dell’Europa di affermare la propria indipendenza e sicurezza nel campo delle comunicazioni satellitari. Ma mentre l’intenzione di costruire una costellazione sovrana appare necessaria e strategica, il percorso per realizzarla si preannuncia accidentato, complicato da ritardi, costi elevati e una competizione globale sempre più agguerrita.
L’Unione Europea ha delineato un piano per mettere in orbita 290 satelliti entro il 2030, con il progetto guidato dal consorzio SpaceRise. Originariamente, il servizio globale era previsto per il 2027, con i primi lanci già nel 2025. Tuttavia, problemi legati al finanziamento e alla complessità del progetto hanno spinto la timeline in avanti. Nel frattempo, SpaceX, con la sua costellazione Starlink, ha già operativi circa 6.000 satelliti e punta a raddoppiarne il numero entro la fine del decennio. Anche la Cina sta accelerando i propri piani con una costellazione nazionale.
Durante una discussione al Space Tech Expo Europe di Brema, che si sta svolgendo in questi giorni, diversi esperti hanno sottolineato come la sfida principale per Iris² risieda nella capacità di competere in termini di scala, innovazione e accessibilità economica. “Quando Iris² sarà operativo nel 2030, SpaceX avrà già 12.000 satelliti in orbita,” ha dichiarato T.I. Weintraub, chief growth officer di Atlas space operations. “La differenza di economia di scala è evidente. Se parliamo di consumatori, Starlink sarà sicuramente più conveniente. Ma per gli usi militari e governativi, Iris² è fondamentale. Non puoi permettere che Elon Musk possa semplicemente spegnerlo”.
La necessità di un sistema europeo sicuro e sovrano è indubbia, soprattutto per le esigenze militari e governative dove l’approccio europeo, spesso cauto e frammentato, può ostacolare l’innovazione. La cultura del rischio e della sperimentazione è un aspetto importante che l’Europa dovrebbe adottare per competere con realtà come SpaceX, che sfruttano iterazioni rapide e un maggiore allineamento tra settori pubblico e privato.
La mancanza di standardizzazione tra i sistemi satellitari e terrestri è un ulteriore ostacolo: secondo Michael Witting, senior advisor dell’Esa, uno dei punti critici sarà rendere i terminali utente accessibili in termini di costo, dimensioni e consumo energetico. “Se non si riesce a offrire terminali che gli utenti possano permettersi, sarà difficile competere,” ha avvertito.
Un altro elemento centrale è la complessità del partenariato pubblico-privato che finanzia Iris². La presenza di molti stakeholder, ciascuno con priorità diverse, rischia di diluire il focus e rallentare ulteriormente il progetto. Per l’Europa, Iris² non rappresenta solo un progetto tecnologico, ma un simbolo di sovranità strategica in un settore dominato da giganti privati e nazioni concorrenti.
Tuttavia, il successo dipenderà dalla capacità di superare le barriere culturali e strutturali che hanno spesso rallentato l’innovazione europea. Una maggiore apertura al rischio, un’accelerazione dei processi decisionali e un’efficace collaborazione tra pubblico e privato saranno determinanti. La strada verso il 2030 è ancora lunga, ma Iris² potrebbe segnare un punto di svolta per l’Europa, purché sappia trovare il giusto equilibrio tra sicurezza, innovazione e competitività.