Il Nicaragua rilancia il progetto di un canale interoceanico con il sostegno della Cina, tra ambizioni strategiche e il fallimento del precedente progetto del Grande Canale
A quasi un decennio dal clamore suscitato dall’annuncio del Grande Canale Interoceanico del Nicaragua, Daniel Ortega rilancia con una nuova ed eclatante proposta: un progetto di canale alternativo, questa volta destinato ad attraversare il lago Xolotlán e collegare l’Atlantico al Pacifico. Durante il diciassettesimo incontro tra la Cina e i Paesi del Caribe, tenutosi a Managua, il presidente nicaraguense ha offerto a Pechino l’opportunità di collaborare su questa ambiziosa iniziativa, che mira a creare una nuova arteria commerciale strategica.
Ortega ha presentato il progetto come una risposta ai limiti infrastrutturali del Canale di Panama, che starebbe affrontando problemi di gestione idrica e capacità insufficiente per soddisfare il crescente traffico marittimo globale. Il nuovo percorso proposto partirebbe da Bluefields, sulla costa caraibica, per attraversare il lago Xolotlán e concludersi nel porto di Corinto, sul Pacifico. “Sarà una strada più corta, più efficiente, e un’alternativa vitale per il commercio internazionale”, ha dichiarato il presidente, rivolgendosi anche agli imprenditori statunitensi, nel tentativo di attrarre investimenti.
Con la Cina ormai consolidata come secondo partner commerciale dell’America Latina, l’offerta potrebbe apparire piuttosto strategica. Tuttavia, il progetto solleva numerose domande, non solo per le sfide tecniche e ambientali, ma anche per le ombre lasciate dal fallimento del progetto precedente. Nel 2014 il Nicaragua, in collaborazione con l’imprenditore cinese Wang Jing e il gruppo Hknd, aveva avviato un progetto faraonico per costruire nella parte meridionale del Paese un canale lungo 278 chilometri attraverso il lago Cocibolca. Il valore del progetto era stimato in cinquanta miliardi di dollari, con promesse di 50.000 posti di lavoro diretti e un raddoppio del Pil del Nicaragua.
Ma nonostante le grandi aspettative, il progetto si è arenato per problemi finanziari, accuse di corruzione e mancanza di trasparenza. La legge 840, approvata appositamente per facilitare la costruzione, è stata criticata per aver compromesso la sovranità nazionale e ignorato i diritti delle comunità locali, comprese le popolazioni indigene. Gli espropri e il devastante impatto ambientale previsti hanno scatenato proteste diffuse. Nel frattempo, Wang Jing è caduto in disgrazia in Cina, venendo espulso dalla Borsa di Shanghai per cattive pratiche.
Ad oggi, il progetto rimane un sogno infranto, con fondi pubblici che continuano a finanziare una “commissione del canale” senza alcuna supervisione né risultati concreti. La legge 840 non è stata abrogata, e Ortega ha fatto solo dichiarazioni sporadiche sul progetto, mantenendo viva una retorica che non si è mai tradotta in azioni concrete.
Con il recente annuncio, la questione torna sul tavolo. La collaborazione con la Cina potrebbe sembrare una mossa strategica per attrarre capitali, ma resta da vedere se Pechino sarà disposta a scommettere su un progetto già segnato da una storia di fallimenti. Inoltre, gli impatti ambientali e sociali di un’infrastruttura di questa portata non possono essere ignorati, soprattutto in un Paese già segnato da tensioni interne come il Nicaragua.