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La sostenibilità del volo incontra quella sociale. Il Congresso della Fondazione Pacta

La terza edizione del Congresso della Fondazione Patto per la decarbonizzazione del trasporto aereo che ha riunito esponenti di istituzioni, industria e comunità scientifica è un’ulteriore passo verso la realizzazione delle sinergie che renderanno possibile la neutralità climatica entro il 2050. Al centro del dibattito tecnologie, strategie e approcci pragmatici per accompagnare la trasformazione del trasporto aereo

Utilità e pragmaticità. Queste sono le due parole d’ordine per raggiungere la neutralità climatica nell’ambito del trasporto aereo. Il Congresso della Fondazione Pacta, giunto quest’anno alla sua terza edizione, riunisce istituzioni, aziende ed esperti per discutere di proposte che supportino concretamente gli obiettivi di neutralità climatica nell’ambito del trasporto aereo. All’evento erano presenti esponenti dei vertici del settore, tra cui Galeazzo Bignami, vice ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Mario Troncone, amministratore delegato di Aeroporti di Roma (Adr) e presidente della Fondazione Pacta, Pierluigi Di Palma, presidente di Enac, Salvatore Deidda, presidente della commissione Trasporti della Camera, Claudio Barbaro, sottosegretario di Stato al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e Antonino Turicchi, presidente di ITA Airways. Pacta, la Fondazione nata dal Patto per la decarbonizzazione del trasporto aereo e che conta oggi 17 realtà diverse, si occupa di sviluppare sinergie tra gli stakeholder del settore per fornire proposte concrete per trovare un equilibrio tra sostenibilità ambientale ed economica.

La strada verso il 2050 si costruisce adesso

Più che un semplice evento, il Congresso sarà “un tavolo di lavoro”, ha affermato Mario Troncone, aprendo ufficialmente la giornata di lavori. Compito di questo tavolo è affrontare le impellenti sfide della decarbonizzazione basandosi su dati e proiezioni che permettano di accompagnare la trasformazione del trasporto aereo. “Ad oggi”, spiega Troncone, “il trasporto aereo è responsabile per il 2-3% delle emissioni globali di Co2”. Un numero simile, se da un lato rassicura circa l’impatto ambientale della mobilità aerea, dall’altro rischia di trarre in inganno. Il tasso di crescita dei passeggeri rimane costante ed è per questo che la riduzione delle emissioni non può fermarsi, pena un incremento del dato assoluto. Nel suo intervento, Troncone delinea le tre direttrici su cui si svilupperà il futuro del trasporto aereo sostenibile: Saf (Safe alternative fuels), ibrido/elettrico e tecnologie di carbon removal. “I Saf sono una magna pars della soluzione”, sottolinea l’ad di Adr, spiegando che un misto dei vari metodi sarà cruciale per andare incontro all’obiettivo 2050. Lo sviluppo di forme alternative di alimentazione sarà infatti la sfida maggiore per garantire il futuro del settore e Troncone sottolinea che “la maturità tecnologica c’è, quella economica e industriale ancora no”. Per questo il lavoro di Pacta è importante: tramite i suoi tavoli, la Fondazione promette di realizzare quelle sinergie necessarie a dotare aziende e player industriali del know how tecnologico che permetterà al settore non solo di sopravvivere, ma anche di continuare a crescere. La strada fino al 2050 è lunga e irta di difficoltà, ma unendo le forze sarà possibile arrivare alla meta.

La sostenibilità deve essere anche economica e sociale

Il percorso verso la neutralità deve puntare sulla tecnologia e non su dogmi astratti. Secondo Galeazzo Bignami, lo sfruttamento delle nuove tecnologie è la chiave perché la sostenibilità non sia “solo ambientale, ma anche economica e sociale”. In particolare, Galeazzi si sofferma sull’importanza del diritto al trasporto aereo a buon mercato come una conquista che non deve essere abbandonata ma di “un bene che deve essere presidiato e tutelato”. Come sancito dai trattati istitutivi dell’Unione europea, la mobilità di beni e individui è uno dei temi fondanti delle istituzioni comunitarie e pertanto misure ideologiche che si concentrino unicamente sulla penalizzazione degli operatori configura un contrasto con i trattati stessi. La riduzione delle emissioni non deve tradursi in una riduzione dell’accessibilità al trasporto aereo, ma se ci si limita a imporre penalizzazioni economiche per disincentivare le emissioni, si rischia di ottenere unicamente una riduzione della platea di passeggeri in grado di permettersi il biglietto, senza realizzare peraltro un impatto sulle emissioni reali. Inoltre, il trasporto aereo rimane in molti casi l’unica alternativa per garantire i collegamenti interni. Basti pensare a Paesi come l’Italia che, per la loro conformazione orografica, rendono difficile la realizzazione di infrastrutture di collegamento terrestri. Pertanto sarà fondamentale intendere la sostenibilità non solo in ottica ambientale, ma anche economica e sociale.

Non c’è sostenibilità senza pragmaticità

Il trasporto aereo fa oggi i conti con una tendenza, da alcuni definita ideologica, che vede nella riduzione del volume di trasporti l’unica via per raggiungere la neutralità climatica. Come segnala Pierluigi di Palma, che in questa occasione riveste anche il ruolo di presidente del comitato istituzionale della Fondazione Pacta, un approccio puramente ideologico rischia non solo di vanificare le prospettive per il 2050, ma anche di inficiare pesantemente sulla crescita che, in ultima istanza, deve trovare una sua dimensione di tutela nell’ambito della riduzione delle emissioni. È proprio Di Palma a parlare di “utilità e pragmaticità” nello spiegare che è necessario che l’approccio ai temi della decarbonizzazione si basi su proiezioni e prospettive concrete. Non solo, il presidente di Enac sottolinea come il trasporto aereo sia fondamentale per la crescita economica italiana e globale. La disponibilità di collegamenti aerei che mettano in relazione le realtà imprenditoriali intra-nazionali e internazionali è infatti un moltiplicatore per la crescita, come peraltro attestato dai risultati raggiunti con Paesi come Libia, Kuwait e Sierra Leone. Questi Paesi hanno visto nella collaborazione con l’Italia un’opportunità per rilanciare le proprie economie e per avviare cicli di investimento virtuosi per ogni partner, come prevede il Piano Mattei. La tendenza alla decarbonizzazione è “compatibile con la crescita” e realtà come la Fondazione, che permette di creare sinergie tra pubblico e privato, giocheranno un ruolo cruciale nella definizione di approcci pragmatici e coerenti con gli obiettivi di neutralità climatica.



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