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Cosa dice il decreto del governo sui rischi catastrofali. Scrive Pedrizzi

Dal 2010 al 2023 la spesa per i danni da dissesto idrogeologico ha toccato i 46 miliardi, raggiungendo i 3,3 miliardi di euro in media all’anno. Questo governo, non vuole mettere la testa sotto la sabbia e vuole veramente affrontare e tentare di risolvere i problemi concreti degli italiani. E vuole muoversi nella logica dell’alleanza tra pubblico e privato

Il 7 novembre 2024 nel corso dell’Insurrance Summit 2024 del Sole 24 Ore, Maria Bianca Farina, presidente dell’Ania, svolgendo il tema “Il ruolo centrale delle assicurazioni sul piano economico e sociale: rafforzare la protezione su cittadini e imprese. Il punto di vista delle Istituzioni”, aveva evidenziato la grande rilevanza dell’introduzione dell’obbligo a carico delle imprese di assicurarsi contro i rischi di calamità naturali “La norma – disse – è particolarmente importante perché ci avvicina alle best practice riscontrabili a livello internazionale e, soprattutto, perché riduce il gap di protezione delle nostre aziende”, riferendo ai partecipanti con soddisfazione di aver avuto un confronto approfondito con il governo, le autorità e la Sace, con il comune obiettivo di assicurare un sistema efficace ed efficiente a protezione delle imprese di tutte le dimensioni” ed annunciando anche in quella sede che “in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo, il settore assicurativo sta ultimando le attività preparatorie, come lo sviluppo di nuovi prodotti specifici per le imprese, la valutazione di offerte modulari estendibili anche a eventi meteo non inclusi nell’obbligo, la costituzione di un pool riassicurativo che garantisca la stabilità del sistema”. E continuò: “È evidente che, a meno di due mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo assicurativo, l’emanazione immediata del Decreto attuativo risulta assolutamente imprescindibile. Senza questo passaggio fondamentale, realizzare gli obiettivi della norma nei tempi originariamente previsti sarà impossibile. Dopo i recenti e tragici eventi in Emilia-Romagna e, più di recente, il disastro dell’alluvione di Valencia – riguardo al quale esprimo a nome del settore assicurativo il più sentito cordoglio alle famiglie delle vittime – sarebbe senz’altro un segnale molto negativo procedere con ulteriori ritardi. Alla luce di queste improcastinabili esigenze aspettiamo l’imminente varo del Decreto attuativo da parte dei ministeri competenti (Economia e Imprese) dell’obbligo di assicurazione degli immobili delle imprese sulle catastrofi naturali, che scatterà il 1° gennaio prossimo”.

Il testo del Dm, che secondo le anticipazioni dovrebbe essere stato migliorato rispetto alle bozze circolate nei mesi scorsi, è il risultato di un lungo e complesso lavoro per rendere sostenibile da parte delle aziende assicuratrici l’obbligo a contrarre. La legge infatti prevede la compartecipazione pubblico-privato, col sostegno riassicurativo che la Sace è autorizzata a concedere, sino a 5 miliardi di euro, stipulando con gli assicuratori una convenzione da approvare con l’entrata in vigore del Dm. In effetti il Decreto ministeriale potrà rappresentare un vero e proprio strumento di pedagogia sociale, prevedendo la proporzionalità alla diversa entità di rischio. Inoltre è importante anche la previsione secondo la quale le assicurazioni, che dovranno offrire la copertura, sono solo quelle già attive nel settore (a livello singolo o di gruppo) e già stipulino polizze a copertura dei medesimi danni oggetto di copertura obbligatoria. Tutte le altre compagnie potranno assicurare questo tipo di rischi, ma non saranno obbligate a farlo. L’obbligo a contrarre oltretutto sarà commisurato all’effettiva capacità di solvibilità di ogni singola impresa.

Con l’annuncio di questo decreto si inizia a dare risposte ad una situazione che ci vede in posizioni di retroguardia ove si pensi che solo il 6% delle 35,3 milioni di unità abitative esistenti ha infatti una copertura assicurativa contro questi eventi, nonostante l’80% delle abitazioni civili sia esposto a un livello di rischio medio-alto dal punto di vista sismico e di dissesto idrogeologico. Per quanto riguarda le aziende, solo il 5% ha una copertura assicurativa. Sul complesso di oltre 4,5 milioni di aziende italiane, è infatti assicurato contro le catastrofi il 4% delle imprese micro, il 19% di quelle piccole, il 72% delle medie e il 97% delle grandi.

Su questa linea si era mosso il ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, orientato da sempre ad introdurre per le imprese al più presto una copertura assicurativa anticatastrofi.  Impegno che è stato assolto come dimostra il Dm attuativo di cui abbiamo accennato.

E anche il ministro per la Protezione civile e per le politiche del mare, Nello Musumeci, nel corso della Conferenza internazionale a lato del G7 a presidenza italiana: “Disaster risk financing the role of insurrance for new public-private partnership” organizzata a Roma dall’Ania aveva dichiarato: “È finito il tempo in cui lo Stato poteva intervenire ed erogare risorse per tutti e per sempre. La prevenzione non può essere solo a carico delle istituzioni, ma di ciascun cittadino che deve essere consapevole e adeguare ogni iniziativa per ridurre l’esposizione del rischio propria e dei propri beni”, assicurando che “prima o poi arriveranno all’obbligo di sottoscrivere una polizza contro i rischi naturali”.

In effetti il ministro non fece altro che osservare la realtà, che è quella che è sotto gli occhi di tutti proprio in questi giorni, con l’Emilia-Romagna – e non solo – costretta, nuovamente a contare i danni per l’ultima ondata di pioggia, che ha portato allo straripamento diversi fiumi con migliaia di sfollati.

Non si comprendono perciò le perplessità di chi trova non solo problematico, ma addirittura negativa questa prospettiva, considerando il costo della polizza anti catastrofi un’ulteriore peso contributivo per imprese e qualora venisse allargata ai privati per le singole abitazioni, anche per le famiglie. Come se tutti i costi degli indennizzi derivati dalle catastrofi naturali non finissero poi per gravare su tutti i contribuenti, tramite la fiscalità generale.

Eppure dal 2010 al 2023 la spesa per i danni da dissesto idrogeologico ha toccato i 46 miliardi, raggiungendo i 3,3 miliardi di euro in media all’anno. È questo il costo delle emergenze che hanno colpito l’Italia da Nord a Sud. E solo nel 2023 durante il quale le alluvioni in Emilia-Romagna e in Toscana e il maltempo di luglio in Lombardia e Veneto hanno causato danni assicurati per circa quattro miliardi.

Ora finalmente il governo, questo governo, non vuole mettere la testa sotto la sabbia e vuole veramente affrontare e tentare di risolvere i problemi concreti degli italiani. E vuole muoversi nella logica dell’alleanza tra pubblico e privato.



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