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Missili ipersonici e sciami di droni. La risposta Usa si chiama Dogma

Il sistema sviluppato da Gdic e testato con successo lo scorso agosto, integra dati da radar, satelliti e droni per migliorare la difesa aerea e contrastare il jamming. E potrebbe essere usato per neutralizzare anche i sistemi ipersonici

Le nuove minacce emergenti nello scenario bellico odierno, dai missili ipersonici altamente manovrabili a sciami coordinati di droni, stanno trasformando il panorama della difesa aerea, aumentando il grado di complessità e, di conseguenza, riducendo l’efficacia dei sistemi tradizionali. E le forze armate dei principali attori della scena globale sono alla ricerca attiva di nuove tecnologie e capacità che possano offrire loro un maggior grado di sicurezza nei confronti delle suddette minacce. Una di queste tecnologie è il Defense Operations Grid-Mesh Accelerator (Dogma), un sistema AI-based sviluppato da Gdic e testata con successo dalle forze amate di Washington durante l’evento Technology Readiness Experimentation (comunemente noto come Trex) svoltosi lo scorso agosto a Camp Atterbury, in Indiana.

L’aumento della varietà e della quantità di dati disponibili, raccolti da svariate piattaforme come radar, satelliti e droni, offre nuove opportunità per individuare le minacce. Tuttavia, l’analisi e l’integrazione rapida di queste informazioni rappresentano una sfida significativa, soprattutto in ambienti dove gli avversari utilizzano tecniche di jamming per disturbare le comunicazioni. Dogma mira proprio a gestire questa problematica, garantendo un rapido trasferimento dei dati lungo il cosiddetto “primo miglio”, la zona più critica vicino alle linee del fronte dove un attore ostile concentra gli sforzi per bloccare ogni possibile comunicazione.

Dogma utilizza un’ampia rete di sensori e analizza i diversi percorsi di comunicazione disponibili, scegliendo il migliore per trasferire i dati. Il sistema può operare attraverso un’ampia gamma di connessioni, dai radio portatili fino ai satelliti in orbita bassa o geostazionaria. Una volta superato il “primo miglio”, Dogma trasferisce i dati al cloud, utilizzando percorsi commerciali sicuri e dedicati, come ad esempio le infrastrutture di Amazon Web Services. In una dichiarazione rilasciata a DefenseOne il direttore della divisione AI/machine learning di Gdic Brandon Bean ha spiegato che, durante i test, la tecnologia è stata in grado di adattarsi a improvvisi blocchi delle comunicazioni con un’interruzione di soli 33 millisecondi, trovando immediatamente il prossimo percorso migliore senza che l’operatore se ne accorgesse.

All’interno di Trex il sistema è stato messo alla prova in una simulazione un’incursione nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan. La simulazione ha dimostrato che Dogma può fornire agli operatori stime precise della traiettoria di una minaccia altamente manovrabile con un anticipo di circa trenta secondi.

Questa capacità di previsione potrebbe risultare particolarmente cruciale contro minacce ipersoniche, dove ogni secondo può risultare essenziale. Dogma rappresenta dunque un passo avanti significativo per la difesa aerea moderna, ma è ben lungi dall’essere pienamente operativo, e i passi da compiere sono ancora molti. Come nota lo stesso Bean, una delle sfide maggiori riguarda “la quantità di dati sull’addestramento che avevamo a disposizione. Abbiamo presentato una richiesta all’ufficio nazionale della Federal Aviation Administration per ottenere circa tre mesi di dati dai suoi principali centri regionali. La richiesta è ancora in attesa”.



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