Alcune immagini che da un pò di tempo hanno iniziato a circolare su internet ritraggono quella che sembrerebbe un nuovo modello di portaerei cinese a tre isole. La nave, probabilmente un progetto ibrido low cost, è l’ultima delle stranezze cantieristiche cinesi nella competizione a colpi di industria con Washington. Come possibile, l’analisi di queste fotografie permette di farsi un’idea sui progressi di Pechino nell’ambito navale e sulle possibili destinazioni operative
Analizzare lo stato di avanzamento dell’industria bellica cinese con il solo ausilio di fonti open source rimane una sfida complessa. La Cina pone grande attenzione sulla segretezza dei propri programmi militari ed è ormai una prassi che ogni notizia in tal senso provenga dalla scrupolosa analisi delle poche fonti (spesso niente più che fotografie) reperibili. In particolare, come riportato da The War Zone, era già da un po’ di tempo che gli analisti si interrogavano sulla misteriosa nave in costruzione presso i cantieri di Guangzhou. A prima vista, l’imbarcazione avrebbe tutti i connotati per essere considerata una portaerei, ma un esame più attento può raccontare molto sui piani futuri di Pechino.
Né una portaerei né una nave da assalto anfibio
Il modo migliore per descrivere questa imbarcazione è partire dal definire cosa non è: né una portaerei né una nave da assalto anfibio. O, almeno, non quelle che ci aspetteremmo. In base alle fotografie, la nave dovrebbe misurare 200 metri di lunghezza per circa 40 di larghezza. Il ponte di volo, facilmente riconoscibile, non presenta catapulte o sistemi di frenata assistita utili all’impiego di velivoli pesanti ad ala fissa, mentre le pitture segnaletiche sulla pista fanno invece pensare a una piattaforma adibita all’utilizzo di mezzi ad ala rotante. Inoltre, l’apparente assenza di un ascensore di carico (o, quantomeno, uno di grandi dimensioni) per i velivoli corrobora ulteriormente l’ipotesi che esclude che la nave sia una sorta di “portaerei leggera”. A dirla tutta, l’assenza di questi montacarichi mette in dubbio l’esistenza stessa di un hangar all’interno dello scafo, il che sarebbe impensabile nel caso in cui si volesse stipare aerei da combattimento di qualsiasi tipo. Rimane poi il mistero circa la peculiare conformazione delle strutture sovraponte, ben tre. Solitamente, quando si parla di navi che operano velivoli, la conformazione “a due isole” prevede che una struttura sia deputata alla conduzione della navigazione e un’altra alle operazioni di volo. La presenza di una terza isola, finora inedita, solleva quindi più di un dubbio. Vista la sempre maggiore rilevanza dei droni, è possibile che la terza isola avrà a che fare con il loro impiego, sia esso aereo o navale, ma questa come altre ipotesi rimane, per ora, confinata nel dominio della speculazione. Inoltre, la nave sembrerebbe sprovvista di un bacino allagabile, elemento indispensabile per trasportare e scaricare mezzi e materiali pesanti in quantità apprezabili. Per quanto il supporto alle operazioni anfibie possa essere portato anche a mezzo di elicotteri per il trasbordo di unità e materiali leggeri, resta da escludersi che la nave misteriosa sia un nuovo modello di amphibious assault ship. D’altronde, sappiamo già che su quel versante la Cina sta per mettere in cantiere le Type 076 e dunque non si vedrebbe il motivo di una simile duplicazione. Gli interrogativi non si limitano unicamente al ruolo della nave, ma anche ai suoi destinatari. L’assenza di contrassegni numerici sullo scafo è infatti inusuale per un vascello militare e pertanto non è chiaro se il vascello rientri in un programma della Plan (la Marina di Pechino) o di un altro ente. La China state shipbuilding corporation (Cssc), proprietaria del cantiere di Guangzhou, produce naviglio di ogni tipo, da quello commerciale a quello militare. La nave potrebbe essere quindi destinata alla Guardia costiera, o ad altri enti con funzioni di soccorso o ricerca scientifica, per la conduzione di attività cosiddette “grigie”, al limite tra civile e militare.
Che se ne fa la Cina di una nave simile?
La Cina preme da anni l’acceleratore sulla sua industria cantieristica con un obiettivo ben preciso: rivaleggiare con la Us Navy. Benché possa vantare un numero di imbarcazioni maggiore rispetto alla Marina statunitense, le capacità della Marina dell’Esercito popolare di liberazione rimangono lontane da quelle degli Usa. La Us Navy dispone di undici portaerei ad alimentazione nucleare, ognuna delle quali sfiora le 100mila tonnellate, e quattordici navi di vario tipo in grado di imbarcare velivoli ad ala rotante. La Cina, di queste navi, ne ha tre. Quand’anche Pechino dovesse riuscire ad eguagliare il tonnellaggio statunitense, la qualità rimarrebbe un gap molto difficile da colmare. Quindi, per contrastare la qualità delle navi Usa, Pechino punta tutto sulla quantità. Navi tecnologicamente e ingegneristicamente poco complesse, come parrebbe essere la portaerei misteriosa, possono essere costruite in massa da un ecosistema cantieristico sviluppato come quello cinese. Facendo leva sulle capacità industriali, Pechino può aumentare la sua massa per puntare a contestare l’egemonia regionale statunitense. Navi portadroni o portaelicotteri, se schierate in massa, possono condurre diversi tipi di operazioni aeronavali secondarie che, in numero sufficiente, possono saturare le capacità difensive dell’avversario e bilanciare l’equilibrio delle forze in campo. Inoltre, bisogna sempre tenere a mente quello che per la Cina rimane un imperativo categorico: la “riunificazione” con Taiwan. Un’invasione anfibia dell’isola di Formosa sarebbe una delle operazioni militari più complesse della storia e, laddove la Cina dovesse risolversi all’opzione militare, avrebbe bisogno di più piattaforme possibili per portare le sue forze dall’altra parte dello Stretto. È ancora presto per dire con certezza cos’è o a che cosa servirà la nuova nave, ma ogni sviluppo della cantieristica cinese deve sempre tener conto delle impressionanti capacità produttive della Repubblica popolare, cosa che Pechino sicuramente fa.
(Foto: The War Zone)