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Legge marziale contro le opposizioni. Cosa sta succedendo in Corea del Sud

Il leader del Paese asiatico ha dichiarato lo stato d’emergenza, attaccando l’opposizione definita per “attività antistatali”. Mentre arrivano le condanne bipartisan, il focus si sposta sul Parlamento

Ricostruire un Paese libero e democratico. Questo il motivo addotto dal presidente sudcoreano Yoon Suk-Yeol per giustificare la sua decisione di imporre la legge marziale sul Paese, annunciata poche ore fa in diretta televisiva. Durante la stessa diretta Yoon ha accusato il principale partito di opposizione del Paese, il liberale Partito Democratico, di simpatizzare con la Corea del Nord e di svolgere attività antistatali. Negli ultimi giorni il partito d’opposizione, forte della maggioranza negli organi legislativi, aveva bloccato l’adozione della legge di bilancio da parte del partito conservatore di maggioranza Partito del Potere Popolare (di cui il presidente Soon è un esponente). “L’Assemblea Nazionale ha anche tagliato completamente i budget essenziali per le operazioni nazionali, la prevenzione dei crimini legati alla droga e la sicurezza pubblica, minando le funzioni fondamentali dello Stato. Questo ha lasciato i nostri cittadini in uno stato di caos, con la nazione che è diventata un rifugio per la droga e la sicurezza pubblica che è crollata”, ha dichiarato Yoon durante la sua diretta.

Il generale Park An-soo, responsabile del rispetto della legge marziale, ha annunciato una serie di misure nell’ambito della dichiarazione, tra cui il divieto di tutte le attività politiche, “comprese quelle dell’Assemblea nazionale, dei consigli locali, dei partiti politici e delle associazioni politiche, nonché delle assemblee [e] delle manifestazioni”. L’edificio dell’Assemblea Nazionale risulta essere già stato bloccato, ma non è chiaro se l’accesso ai delegati è consentito o meno, mentre è confermata la presenza di uomini appartenenti alle forze speciali dentro la struttura. Fuori dal Parlamento si stanno radunando anche gruppi di manifestanti che inneggiano slogan come “No alla legge marziale”, “Abbattere la dittatura” e “Aprire il cancello”.

Nonostante sin dal suo insediamento nel 2022 l’opposizione avesse reso la vita difficile al presidente, l’annuncio arriva come un fulmine a ciel sereno. Il leader del Partito del Potere Popolare Han Dong-hoon ha criticato la decisione di Yoon, affermando che secondo lui “la dichiarazione di legge marziale è sbagliata” e che si opporrà “al fianco del popolo”, mentre il leader del Partito Democratico Lee Jae-myung ha sottolineato che “l’economia della Repubblica di Corea crollerà irrimediabilmente” (il won coreano ha già subito un forte calo rispetto al dollaro statunitense, e il ministro delle Finanze Choi Sang-mok ha convocato una riunione d’emergenza tra gli alti funzionari economici), chiedendo poi ai membri del suo partito di riunirsi presso l’Assemblea Nazionale. Una volta che lo speaker Woo Won-shik è giunto sul posto, i centonovanta membri presenti hanno votato per annullare lo stato d’emergenza imposto dal presidente.

Anche il predecessore di Yoon, Moon Jae-in, afferente al Partito Democratico, ha affermato in un post su X che la democrazia del Paese è in crisi. “Spero che l’Assemblea nazionale agisca rapidamente per proteggere la nostra democrazia dallo sgretolamento. Chiedo al popolo di unire le forze per proteggere e salvare la democrazia e per aiutare l’Assemblea nazionale a funzionare normalmente”.



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