Non farsi fermare dalle differenze e lavorare insieme contro minacce comuni, ha spiegato il direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Grande attenzione ai risvolti dell’intelligenza artificiale
Davanti a minacce comuni, la soluzione è una risposta globale nonostante le diversità. Anche in campo cyber. È quanto emerso oggi dalla riunione del nuovo Gruppo di lavoro cybersicurezza del G7, come ha indicato il prefetto Bruno Frattasi, direttore generale dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, che ha presieduto l’incontro odierno a Roma.
Nell’ambito della cybersicurezza, “occorre trovare dei punti di contatto, che nei sistemi non europei sono molto più blandi”, ha detto. “Nonostante le diversità bisogna trovare dei linguaggi comuni. L’importanza di questo gruppo è che i problemi sono gli stessi per tutti. Siamo tutti minacciati da questa minaccia informatica che pende sull’Occidente”, ha proseguito. In particolare, ha osservato Frattasi, i Paesi che sostengono l’Ucraina contro l’invasione russa sono bersagliati più di altri da cyber-attacchi. “Nell’ultimo periodo si riscontra però un minore numero di attacchi, forse perché ci difendiamo meglio”, ha osservato. Ma “di fronte a una minaccia così strutturata e pervasiva, non può mancare una risposta altrettanto globale. Questa è la filosofia di fondo del gruppo di lavoro G7”, ha aggiunto.
Grande attenzione durante la riunione è stata posta, in linea con l’agenda della presidenza italiana del G7 di quest’anno, sull’intelligenza artificiale. Non si può non parlarne in relazione alla cybersicurezza, ha spiegato Frattasi. “È necessario discutere dell’uso malevolo dell’Intelligenza artificiale per incrementare la minaccia. Ma si deve discutere anche dell’uso dell’Intelligenza artificiale per difenderci dalle minacce”, ha aggiunto parlando di un approccio “chiaro”.
“La riunione di oggi ha gettato un ponte per la prosecuzione del lavoro nel 2025” sotto la presidenza canadese, ha concluso. “Abbiamo parlato di It, di ransomware. Quello che va apprezzato è il metodo che abbiamo condiviso. Non era mai accaduto che i sette Paesi più grandi si riunissero per parlare di cybersicurezza”.