Skip to main content

Anatomia di una forza armata. L’evoluzione dell’esercito russo raccontata da Keir Giles

La guerra in Ucraina ha messo a nudo le debolezze e i limiti della modernizzazione militare russa. Ma le forze di Mosca hanno dimostrato capacità d’adattamento, rendendosi capaci di portare avanti lo sforzo bellico con un certo grado di successo. E rimanendo una minaccia per l’Occidente. Conversazione con Keir Giles, direttore del Conflict Studies Research Centre e senior consulting fellow of the Russia and Eurasia Programme di Chatam House

Quando hanno varcato in massa il confine ucraino nel febbraio di due anni fa, le forze armate russe hanno aperto un nuovo capitolo nella storia internazionale, riportando l’Occidente di fronte alla Storia e dando avvio ad un conflitto ad alta intensità che perdura da oltre trenta mesi. Un conflitto che le stesse forze armate russe non erano, forse, in grado di affrontare. Anni e anni di trasformazioni avevano portato lo strumento militare del Cremlino ad assumere una forma completamente nuova, almeno in apparenza. Ma questa forma potrebbe essere stata una delle cause del fallimento della cosiddetta “Operazione Militare Speciale”, che ad oggi la stessa leadership russa non ha paura di chiamare “guerra”. Ma le forze armate russe non sono rimaste inattive, e hanno avviato un processo di adattamento alle logiche del conflitto che si sono trovate loro malgrado a combattere. Imparando lezioni che potrebbero rivelarsi estremamente preziose per il futuro. Formiche.net ne ha parlato con uno dei massimi esperti dell’argomento, il direttore del Conflict Studies Research Centre e senior consulting fellow of the Russia and Eurasia Programme di Chatam House, Keir Giles.

In che situazione versavano le forze armate russe al momento dell’invasione su larga scala del 24 febbraio 2022?

Le forze armate russe erano giunte alla fine del processo di trasformazione e di riorganizzazione iniziato più di un decennio prima. Durante il quale però alcuni dei problemi di fondo non erano stati affrontati. Come risultato, c’era uno strato esterno di forze di Mosca che era moderno, efficiente e addestrato. Sotto ad esso c’era però un sistema inefficiente e corrotto, che non era ancora in grado di produrre effetti nello stesso modo in cui era stato ipotizzato dai fautori di una modernizzazione efficiente. E questa cosa è emersa con forza sin dall’inizio del conflitto. Naturalmente, questo non avrebbe avuto importanza se i piani della Russia fossero andati avanti come previsto, secondo le ipotesi che le forze russe non avrebbero dovuto combattere a lungo, riuscendo a occupare rapidamente il territorio ucraino. In quel caso nessuna delle carenze e dei fallimenti nella trasformazione delle forze armate russe sarebbe diventata evidente. E la gente avrebbe potuto continuare a pensare che si tratta di una forza altamente modernizzata, paragonabile alle controparti occidentali e capace di combattere allo stesso modo di questi. Ma quando quello strato superiore, quel carapace, è stato rotto dalla resistenza delle forze armate ucraine, ed è venuto alla luce quanto il resto delle forze armate fosse tutt’altro che modernizzato.

Nello specifico, perché le forze armate russe si sono dimostrate inadeguate per eseguire con successo l’operazione su larga scala in Ucraina?

Per capire queste dinamiche bisogna soffermarci sullo scopo della recente trasformazione intrapresa dalle forze armate russe. Quello che per tanto tempo hanno cercato di fare è stato allontanarsi dalla modalità di combattimento che stanno seguendo ora: stavano abbandonando la struttura dell’esercito di massa, basato sulle dimensioni, sulla capacità di mobilitazione e su quella di assorbire l’attrito, per diventare una forza più piccola, professionalizzata e specializzata, per condurre operazioni che non fossero una guerra su larga scala per un periodo prolungato. Quindi, in un certo senso, si erano allontanati con successo dal tipo di operazione che dovevano effettivamente intraprendere per sconfiggere l’Ucraina.

I vertici militari erano consapevoli delle carenze delle forze armate russe e le hanno volentieri nascoste alla leadership politica o erano anche abbastanza convinti che le forze armate sarebbero state in grado di fare ciò che era stato loro richiesto?

I comandanti delle forze armate ritenevano che fossero all’altezza del compito assegnato, e probabilmente lo erano davvero. È solo che il compito era sbagliato. Era un buon piano, ma per circostanze completamente sbagliate. È stata la trasformazione della guerra stessa, o meglio, il fatto che ci fosse una guerra invece di una rapida operazione militare speciale per prendere il controllo del territorio, a riportare improvvisamente le forze armate russe in una situazione in cui pensavano di non trovarsi in futuro. Per questa tipologia di guerra, la vecchia struttura era più che adatta. Ed è proprio per questo che nei mesi successivi all’inizio del conflitto alcune delle riforme implementate negli anni precedenti sono state smontate.

Eppure, anche quando hanno provato a realizzare un’operazione chirurgica come il blitz su Kyiv, hanno fallito… 

Ma vale la pena ricordare che le ragioni per cui la Russia ha fallito non sono state solo le sue carenze o l’incapacità delle sue forze, ma anche una resistenza ucraina ben preparata e tenace. Se guardiamo a ciò che è accaduto nel sud e nell’est del Paese, dove c’è stata una rapida avanzata che non è stata ancora respinta, le operazioni hanno sostanzialmente funzionato. I comandanti ucraini con le loro unità sono stati travolti. La resistenza non è stata efficace, e le forze russe sono avanzate esattamente come ci si aspettava. Perché è fallita l’operazione intorno a Kyiv, che era così importante? Principalmente perché i soldati di Mosca non riusciti ad occupare l’aeroporto di Gostomel. E non ce l’hanno fatta a causa della resistenza posta dagli ucraini. Possiamo trovare dei parallelismi storici, come Praga nel 1968 e Kabul nel 1979. In entrambi questi casi, le forze russe sono riuscite a occupare un aeroporto critico che ha permesso loro di dispiegare il loro pieno potenziale. A Kyiv è andata diversamente.

Nel corso dei mesi la guerra si è trasformata. E così hanno fatto le forze armate russe, adattandosi alle necessità della guerra che stavano conducendo. Quali sono le principali dinamiche di trasformazione che possiamo individuare nella struttura generale dell’esercito russo?

Ci sono state diverse fasi in questa trasformazione, durante le quali la Russia ha imparato e si è adattata alle circostanze specifiche del conflitto in Ucraina. Non si è trattato solo di tornare alle tattiche di “macellazione di massa” della vecchia scuola. C’è anche un tocco di alta tecnologia. È un ibrido, nel vero senso della parola, dei diversi stili, modi e tecniche di combattimento che la Russia ha visto nella sua storia e che ha sviluppato anche nella lotta contro l’Ucraina. Si è trattato quindi di una lenta evoluzione, che si può tracciare nel tempo. Solo negli ultimi mesi l’approccio della Russia è diventato più stabile, perché sembra aver trovato una formula che funziona, basata su piccole unità che avanzano a ondate multiple con l’assistenza tecnologica dei droni. Nonostante i costi in termini di morti e feriti che appaiono esorbitanti agli occhi occidentali, per il Cremlino fornisce risultati accettabili a un costo accettabile. Respingendo lentamente ma in modo costante le forze ucraine.

Forze ucraine che soffrono una fortissima carenza di personale. Un problema che affligge, anche se in misura minore date le proporzioni, le forze di Mosca. Le statistiche mostrano che nella Federazione Russa c’è un declino nel tasso di natalità registrato dalla fine dell’Unione Sovietica. Mosca è davvero così disposta a sacrificare risorse umane, che dovrebbero essere così preziose?

Preziose per l’Occidente, si potrebbe pensare. Ma non per la Russia. Soprattutto se la leadership russa ha la percezione che le persone che sta eliminando dalla società siano “indesiderabili”: le persone più anziane, quelle che non sono sufficientemente intelligenti o ben collegate per evitare di essere mobilitate, quelle che vengono recuperate dalle strade o dalle carceri. C’è un miglioramento netto del capitale umano della Russia, se si manda al tritacarne tutti i cittadini meno validi, probabilmente non è un impatto demografico così terribile come sembra dall’esterno, soprattutto perché la fascia d’età che viene presa di mira non è quella che è stata colpita più duramente dal calo demografico alla fine dell’Urss. Questo fenomeno ha già attraversato la fascia d’età della coscrizione primaria e della forza lavoro. Ora sta colpendo una fascia d’età diversa: i trentenni, i trentacinquenni e i quarantenni. Non si tratta più dei giovani tra i 25 e i 35 anni, ma di una popolazione leggermente più anziana. Nelle forze armate russe, così come in quelle Ucraine, l’età media delle persone inviate in al fronte è in costante aumento.

Spostiamo lo sguardo oltre il conflitto in Ucraina. Quali sono le prospettive per il futuro delle Forze armate russe? Quali fattori decideranno le future trasformazioni?

Non appena le principali operazioni di combattimento in Ucraina cesseranno e la Russia sarà in grado di ricostruire più velocemente le sue forze armate e senza che queste subiscano interferenze da parte degli ucraini, avremo un’idea più precisa della forma che vogliono dare a queste forze per fare la prossima mossa, che sia di nuovo contro l’Ucraina o contro un Paese della Nato. Tuttavia, non c’è dubbio che abbiano avuto un processo di apprendimento relativamente efficace per integrare le nuove tecnologie osservate in Ucraina e portarle nelle loro forze armate e nelle loro tecniche di combattimento. E sembra che questo processo sia stato molto più veloce di quanto non sia stato fatto dagli avversari della Nato nell’assimilare le stesse lezioni. Quindi è probabile che ci sarà una forza molto più capace di utilizzare i vantaggi tecnologici disponibili rispetto a quanto si sarebbe potuto pensare un paio di anni prima da parte della Russia. In modi che potrebbero anche risultare sorprendenti.

Crede che esse avranno dei problemi nell’integrare al loro interno le cosiddette Emerging Disruptive Technologies? 

Le forze armate russe  hanno dimostrato di essere disposte e di evolversi e adattarsi sotto il fuoco, il che ovviamente è un ottimo stimolo per rendere tale processo il più efficiente e rapido possibile. È vero che alcune delle tecnologie che stiamo vedendo impiegate ora sono rimaste invariate rispetto a decenni fa. I missili, ad esempio, sono stati sviluppati per un periodo estremamente lungo. Ma in altri casi, come ad esempio quello dei droni kamikaze Lancet, si tratta di uno sviluppo rapido, che si sta evolvendo rapidamente e che è stato adottato molto rapidamente anche dal punto di vista dottrinale. Quindi, credo che questo dimostri che esiste la capacità di rispondere rapidamente alla disponibilità di una nuova tecnologia.

Parliamo di Artico. Mosca ha sempre adottato un approccio fortemente “militarista” riguardo a questo teatro. Crede che nel futuro ci sarà uno sviluppo di capacità apposite da parte della struttura militare russa, o sarà invece favorito un approccio più generalista?

Penso che per il momento si pensi a nessuno dei due. Credo che i piani di adattamento per prendere il controllo dell’Artico siano stati accantonati per la durata della guerra in Ucraina. Come abbiamo visto, alcune delle unità specializzate o semi-specializzate di cui disponevano, come la 200°Brigata Fucilieri Motorizzati della Guardia “Pečenga” o l’80° Brigata Fucilieri Motorizzati Artica, sono state risucchiate dalla guerra e distrutte. Anche lo sviluppo delle basi aeree artiche è sospeso. E credo che non vedremo ulteriori movimenti in quella direzione fino a quando la Russia sarà sotto pressione a causa dell’Ucraina e non avrà la capacità di concentrarsi nuovamente su di esso.

Nell’ottobre del 2024 è stato pubblicato il suo ultimo libro, “Who Will Defend Europe?”, in cui suggerisce che l’Europa, intesa sia come Unione europea che come Regno Unito, non sarebbe in grado di difendersi da un eventuale attacco russo. Quanto considera realistica questa minaccia? Le forze armate russe saranno davvero in grado di iniziare un’altra guerra su larga scala, nonostante il sanguinamento dovuto all’Ucraina ? E cosa può fare l’Europa per difendersi al meglio?

Beh, la risposta lunga è ovviamente nel libro. Scherzi a parte, la Russia è capace? Dipende di cosa. Non deve essere un assalto su larga scala. Non vogliono assolutamente combattere una guerra su larga scala contro la Nato, anche se nel formato “europeo” senza gli Stati Uniti. Possiamo supporre che il loro approccio sarebbe quello “canonico” di colpire un singolo obiettivo quando possono essere tranquillamente certi che il resto degli amici e degli alleati di quell’obiettivo non si uniranno immediatamente alla lotta. Il problema, quindi, riguarda le circostanze in cui ciò convincerebbe la leadership russa, ancora una volta come nel febbraio 2022, di avere effettivamente le capacità per muoversi. Perché, purtroppo, non importa se hanno ragione o torto sulla capacità di iniziare una guerra. Se la iniziano, le conseguenze saranno comunque devastanti. E guardare alle fasi iniziali del conflitto in Ucraina potrebbe essere fuorviante per capire quali forze saranno coinvolte in un conflitto con l’Alleanza Atlantica. Ricordiamoci che la maggior parte della marina russa è ancora intatta, così come la sua capacità di sferrare attacchi missilistici a distanze immense. Stesso dicasi per le forze aeree russe. E anche per le forze nucleari, che sono state utilizzate in modo così efficace come strumento di intimidazione senza mai, in realtà, montare una testata su un missile. Tutte queste sono ancora capacità a disposizione della Russia per organizzare un qualche tipo di iniziativa, non necessariamente un attacco armato, per colpire una singola nazione della Nato, con l’obiettivo di minare la sua coesione.


×

Iscriviti alla newsletter