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Così l’industria Usa punta alla leadership sui droni nel settore della Difesa

Di droni, o Uav, ne esistono ormai di ogni tipo. Dalle munizioni circuitanti agli assetti Isr, passando per i droni Fpv, i velivoli senza equipaggio sono ormai una realtà destinata a diventare una costante degli affari militari. Tuttavia, passato il momento della scoperta sul campo di battaglia, giunge la sfida dell’implementazione all’interno delle procedure e delle strutture operative

I droni stanno rivoluzionando la conduzione delle operazioni militari, ma senza protocolli di gestione comuni il loro impiego rischia di rappresentare un ostacolo all’interoperabilità. L’ingegneria modulare, i bassi costi di produzione e la progettazione di diverse configurazioni operative stanno portando, come sovente accade quando una nuova tecnologia fa il suo ingresso sui campi di battaglia, alla proliferazione di centinaia di tipi diversi di Uav. Mentre le Forze armate di tutti i Paesi (tra cui l’Italia) si apprestano ad acquisire e integrare i droni nelle proprie dottrine militari, il rischio è che questa abbondanza di modelli abbia riflessi negativi sul fronte dell’interoperabilità, sia interna agli eserciti stessi sia tra eserciti alleati. 

In questo contesto si inserisce l’iniziativa lanciata da Rheinmetall, società tedesca leader nel settore della difesa terrestre, con l’azienda statunitense Auterion, specializzata nello sviluppo di software, che punta a realizzare un’architettura unica per l’impiego dei sistemi a pilotaggio remoto. “In un passaggio generale dai sistemi con equipaggio a quelli senza equipaggio, è fondamentale che i sistemi autonomi siano in grado di comunicare tra loro”, ha affermato Lorenz Meier, amministratore delegato di Auterion, il cui software è già utilizzato dai droni in Ucraina, dove dominano i campi di battaglia. Sempre secondo Meier, il sistema operativo attualmente in sviluppo “consentirebbe al cliente di combinare tutti i droni su una base comune e di integrare diversi produttori in un’architettura comune”. Inoltre, tale architettura sarà un fattore chiave per l’interoperabilità dei dispositivi militari della Nato. Se il software di Auterion è già in corso di sperimentazione presso le Forze armate Usa, la partnership con Rheinmetall sarà importante per portare questa innovazione ai partner europei dall’altra parte dell’Atlantico. 

Sulla nuova partnership è intervenuto anche Timo Haas, chief digital officer di Rheinmetall, il quale ha sottolineato come la proliferazione di diversi modelli di Uav costituisca una sfida in termini di costi e addestramento. “Lo sviluppo di un sistema operativo omogeneo”, ha evidenziato, “consentirà un dispiegamento efficiente e su vasta scala dei sistemi senza equipaggio”.

La strada per una piena comprensione e implementazione dei droni negli scenari operativi odierni è ancora lunga. In meno di tre anni di conflitto in Ucraina, questi sistemi si sono dimostrati estremamente versatili sia per design sia per possibili impieghi tattici. Ora è il momento di concentrarsi sulle implicazioni a livello di teatro che, soprattutto pensando agli “sciami” di droni, pongono la complessa sfida di integrare piattaforme diverse in procedure comuni per la conduzione di attività che saranno sempre più su vasta scala.

Il ruolo dell’IA e la partnership tra Palantir e Shield AI

Nella rivoluzione portata dai droni, non bisogna dimenticare che anche l’avvento dell’IA giocherà un ruolo cruciale, forse addirittura abilitante, per una transizione definitiva verso degli eserciti ibridi uomo-macchina.

In questo solco si inserisce la recente partnership tra Palantir Technologies e Shield AI, che si pone l’obiettivo di sviluppare capacità di volo autonomo con il supporto dell’intelligenza artificiale. L’accordo tra le due aziende statunitensi prevede che Shield AI metta a disposizione il suo sistema Hivemind, che permette ai droni di analizzare dati provenienti sia da sensori vicini sia lontani, mentre Palantir offrirà il suo sistema di gestione dati in tempo reale, tra cui la piattaforma Gaia, per creare una visione operativa unificata e accelerare le decisioni sul campo.

“Vedrete questi sistemi iniziare a fare cose sul campo di battaglia che non avete mai visto prima”, ha affermato Brandon Tseng, presidente e co-fondatore di Shield AI. La collaborazione è stata resa possibile anche grazie al contributo di Doug Philippone, membro del board di Shield AI e consulente di lunga data di Palantir. Insieme, le due realtà della Difesa Usa intendono sviluppare capacità avanzate, unendo l’autonomia dei droni di Shield AI con la capacità di gestione dei dati di Palantir.


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