La moneta della Federazione perde quota ormai da settimane, senza ragionevoli prospettive di stabilizzazione. Ora la svalutazione per mano del Cremlino è più vicina. E l’asse con lo yuan può dirsi fallito
Qualcosa sta succedendo in Russia, come da settimane racconta questo giornale. L’economia della Federazione sta lentamente franando, sotto il peso di un’inflazione letteralmente sfuggita di mano, oggi all’8,5% e di tassi al 21%, ai massimi di sempre. Questo vuol dire che non solo i beni di prima necessità costano dalle tre alle sei volte in più, ma che chiedere un prestito in banca è diventato pressoché impossibile. Ma c’è anche un altro fronte, quello monetario. E qui la musica non cambia.
Il rublo, infatti, sta scivolando giorno dopo giorno in un pozzo senza fondo. Lo scorso 27 novembre la moneta russa, già molto volatile da tre anni, è stata scambiato a 113 per dollaro, il minimo storico da inizio marzo 2022, subito dopo l’inizio dell’aggressione russa contro l’Ucraina. Una svalutazione dell’8,5% in un giorno, circa l’11% in una settimana, il 20% da settembre, parzialmente innescata dalle sanzioni statunitensi contro Gazprombank, il braccio finanziario del colosso statale del gas Gazprom, utilizzato per gestire il commercio dei prodotti energetici e una delle poche banche russe ad avere avuto ancora accesso ai mercati internazionali.
Secondo i dati del London Stock Exchange, addirittura, il rublo ha superato anche la soglia dei 15 punti rispetto allo yuan cinese, raggiungendo anche in questo caso il livello più basso da marzo 2022. La caduta della valuta russa è stata poi aggravata da un calo generalizzato di oltre il 20% del mercato azionario russo dall’inizio dell’anno, in quanto gli investitori hanno spostato i loro risparmi dalle azioni ai depositi. La svalutazione da parte del governo è, dunque, dietro l’angolo.
Gli analisti di Bcs hanno dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che “il mercato attende la reazione delle autorità finanziarie alla svalutazione del rublo”, aggiungendo che gli acquisti di valuta estera “somigliavano al panico in un contesto di incertezza”. Chi minimizza, semmai, è Vladimir Putin. “Non c’è motivo di farsi prendere dal panico. La situazione è sotto controllo”. Ma è vero soltanto in parte, soprattutto in un Paese sotto embargo. Attenzione, non è finita. Un indebolimento a oltranza del rublo farà certamente saltare l’asse monetario con lo yuan. Da tempo, infatti, Mosca cerca di dare nuova linfa alla moneta nazionale, anche attraverso un rafforzamento degli scambi e delle transazioni rublo-yuan. Ma chi vorrebbe come partner valutario una valuta in caduta libera?