Il principale gruppo europeo invia a Bruxelles un paper in cui chiede la revisione dei target che rischiano di mettere in crisi, più di quanto non lo sia già, un comparto strategico. E non c’è di mezzo solo la Germania. Ora la palla è alla Commissione
Uno dei cardini del Green deal europeo, lo stop alla produzione dei motori endotermici nel 2035, rischia di sgretolarsi di fronte alla crisi del settore automotive. A mettere in discussione le decisioni politiche intraprese dal’Unione europea nei primi anni della precedente commissione von der Leyen è direttamente il principale gruppo europeo, il Ppe, che si è fatto carico anche della grande pressione esercitata dall’Italia e dalla Germania, quest’ultima alle prese con una crisi industriale senza precedenti, su Bruxelles.
I popolari europei hanno presentato il piano per modificare obiettivi e regole di uno dei punti più controversi del Green deal che spinge al progressivo addio ai motori diesel e benzina. In una conferenza stampa a Bruxelles, il principale gruppo politico dell’Eurocamera, di cui fa parte Forza Italia, ha chiesto un intervento immediato per far fronte a una crisi che sta già portando alla chiusura di impianti e licenziamenti. Di che si tratta?
Nel dettaglio, eliminare l’obbligo zero emissioni nette di CO2 previsto dal 2035 per tutti i nuovi veicoli immessi sul mercato europeo, anticipare di un anno, all’inizio del 2025, la revisione prevista per il regolamento Ue del 2019 che ha imposto quell’obbligo, in modo da modificare le norme già approvate e ristabilire il principio di neutralità tecnologica, che è stato compromesso con l’imposizione dell’elettrificazione dei veicoli e la messa al bando del motore a combustione interna. E nel frattempo, indicare soluzioni che permettano di evitare o ridurre le multe che diverse case automobilistiche dovrebbero pagare, per un totale complessivo stimato a 16 miliardi di euro, per non aver rispettato i target intermedi di riduzione delle emissioni, fissati per il 2025.
Il Ppe, si legge nel documento, “sostiene la proposta della presidente della Commissione di aprire un dialogo strategico sul futuro del settore automobilistico, un processo che sarà guidato personalmente dalla presidente stessa e al quale dovranno partecipare le parti interessate del settore automobilistico, i rappresentanti del Parlamento europeo, della Commissione europea e del Consiglio dell’Ue. Il gruppo chiede che, come risultato di questo dialogo, venga definita una strategia europea olistica che aiuti il settore a gestire le varie sfide e riveda il quadro normativo europeo applicabile”.
Il Ppe chiede di rivedere anche gli obiettivi di riduzione delle emissioni già fissati per i veicoli pesanti e i rimorchi. “Entro la fine del 2026, la Commissione dovrebbe rivedere il Regolamento 2019/1242 e adeguare gli obiettivi per i veicoli pesanti e i rimorchi in modo da alleggerire gli oneri per le aziende a media capitalizzazione e adottare un approccio tecnologicamente neutrale, riconoscendo il ruolo dei carburanti alternativi”, si legge nella posizione comune. E soprattutto, il Ppe insiste sulla necessità di evitare le sanzioni per l’industria per i risultati che non saranno raggiunti l’anno prossimo. Questo perché il mercato delle vendite di auto elettriche non si sta sviluppando come previsto. I dati sulle vendite sono in ritardo rispetto alle aspettative e i produttori rischiano di non raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni fissato per il 2025, con conseguenti potenziali multe miliardarie.
Ora la palla passa all’Europa. In un’intervista al Corriere della sera, il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Stephane Sejourné, con delega alla prosperità e alla strategia industriale, ha chiarito la posizione di Bruxelles, aprendo di fatto alla revisione del Green deal. “Dobbiamo essere pragmatici. La presidente von der Leyen avrà un dialogo strategico con i produttori e l’intera filiera, compresi i subappaltatori, nelle prossime settimane per mettere sul tavolo le difficoltà legate alla transizione. Sono pronto a iniziare a lavorare sulla clausola di revisione nel 2025 in modo da essere pronti nel 2026, perché se iniziamo nel 2026, saremo pronti nel 2027. Quindi iniziamo a esaminare i problemi, come farà la presidente”.