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Che cosa faranno i nuovi ambasciatori Usa in Turchia e Grecia

Le decisioni della Casa Bianca sui nuovi ambasciatori ad Ankara e Atene confermano il metro scelto da Trump: fiducia, amicizia e famiglia. Ma le due rappresentanze dovranno confrontarsi con due scenari sensibili, che mescolano difesa, energia e geopolitica

Tom Barrack, finanziere, e Kimberly Guilfoy, ex volto noto della rete Fox New. Ovvero un businessman e una presentatrice: chi ha scelto Donald Trump come nuovi ambasciatori americani in Turchia e Grecia, che dovranno però incassare il gradimento del Senato. Entrambi troveranno due ambienti sui generis, caratterizzati da una comunanza di dossier legati a difesa, geopolitica, energia su cui sarà necessario un forte impegno, anche a fronte dei nuovi fronti, come la Siria, che si sommano alle tensioni nella macro area. Il momento tra Grecia e Tuchia è atrettanto peculiare, perché i due rivali di ieri (che continuano a scontarsi, ad esempio, sulla zona economico esclusiva nell’Egeo e nel Mediterraneo orientale) stanno affrontando una fase di distensione delle relazioni diplomatiche, mossa suggerita lo scorso anno proprio da Washington.

Chi è Barrack

“Per tre decenni ha gestito con successo una società globale di private equity ed una voce molto rispettata ed esperta per una vasta gamma di leader di pensiero sia nei circoli politici che in quelli aziendali”. Così Trump presenta su X il finanziere scelto per gestire le relazioni con il Bosforo: non solo amico personale di Trump, ma già presidente del suo comitato e consigliere in occasione delle elezioni del 2016. Succederà all’ambasciatore Jeff Flake, che ra in carica da gennaio 2022.

Non sfuggirà che si tratta di una casella particolarmente delicata, non fosse altro perché le relazioni tra Washington e Ankara si trovano ad un punto cruciale. In primis pesa il dossier F-35, con l’espulsione della Turchia dal programma di caccia dopo che Recep Tayyip Erdogan aveva acquistato il sistema missilistico russo S-400, con una serie di conseguenze politiche e militari. Più volte il presidente turco si è rivolto anche ad altri interlocutori per ottenere nuovi caccia: lo ha fatto con la Germania per gli Eurofighters, ma invano, e anche con gli stessi Usa per alcuni vecchi F-16. Richiesta che è stata accettata ma solo dopo il nulla osta turco all’ingresso in Nato di Svezia e Finlandia.

In secondo luogo dovrà gestire la questione del sostegno Usa allo Ypg in Siria, gruppo che Ankara considera una protesi del Pkk, tema di estrema attualità vista l’evoluzione della situazione a Damasco dove è Erdogan a dare le carte. Inoltre Barrack due anni fa venne scagionato dalle accuse di aver operato come agente straniero non registrato per gli Emirati Arabi Uniti durante l’amministrazione Trump e di aver fornito false informazioni all’Fbi.

Chi è Guilfoyle

Già conduttrice di Fox News, il 47mo presidente l’ha descritta come “una cara amica e alleata” ed è la compagna di suo figlio Donald Jr. Su X Trump scrive che “la sua vasta esperienza e leadership nel campo del diritto, dei media e della politica, insieme al suo acuto intelletto, la rendono estremamente qualificata per rappresentare gli Stati Uniti e tutelarne gli interessi all’estero”. Non è questo il primo caso di legami familiari che vengono usati come metro per nomine diplomatiche: un mese fa il primo nome fatto trapelare dalla nuova amministrazione era stato quello di Charles Kushner, padre di suo genero Jared, come nuovo ambasciatore in Francia e di Massad Boulos, suocero della figlia più giovane, Tiffany, come consigliere senior per le questioni arabe e mediorientali, viste le sue origini libanesi.

Guilfoyle dovrà gestire una fase sostanzialmente di calma nelle relazioni tra Washington e Atene, che anzi stanno ulteriormente rafforzando il loro rapporto in virtù del memorandum di cooperazione nel settore della difesa siglato, sotto la prima amministrazione Trump, tra il premier ellenico Kyriakos Mitsotakis e l’ex segretario di Stato Mike Pompeo con l’uso consentito a mezzi e uomini americani di quattro basi su suolo greco.

Il discorso è legato ad una complessiva strategia che prevede la modernizzazione anche funzionale della Grecia, come player attivo a cavallo tra Europa, Mediterrano orientale e Balcani grazie a due azioni mirate: il raddoppio della base som di Souda Bay a Creta, già polo in ottica Nato e la realizzazione della Via Carpatia, una bretella che dal porto di Alexandroupolis giunge fino in Lituania, dove potranno transitare uomini e mezzi della Nato. Il tutto senza dimenticare il dossier energetico, con la stazione di rigassificazione galleggiante costruita ad Alexandroupolis che va protetta adeguatamente al pari del gasdotto Tap, che transita dalla Grecia.


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