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Sui droni il problema è lo spionaggio (cinese)

Mentre negli Stati Uniti la discussione sugli avvistamenti di droni si perde nel groviglio del dibattito pubblico, sfugge un problema di sicurezza nazionale: lo spionaggio cinese sta usando sistemi giocattolo e civili per osservare obiettivi sensibili. I casi in Australia, Usa, Europa

Lo spazio aereo sopra la base aerea di Wright-Patterson, sede dell’Air Force Materiel Command nella contea di Greene, Ohio, è stato chiuso venerdì sera in seguito a una serie di intrusioni di droni sopra la base. Secondo le informazioni che circolano sui media statunitensi, i droni avevano dimensioni e configurazione diverse e le intrusioni siano durate fino alle prime ore di sabato. Durante una registrazione del traffico radio tra la torre di controllo del traffico aereo di Patterson e i voli commerciali nelle vicinanze, si sente la torre dire ai velivoli di rimanere al di sopra dei 1.700 piedi a causa di una “pesante attività UAS sconosciuta” nella base, prima di annunciarne la chiusura.

È solo l’ultimo caso del genere. Negli ultimi giorni, gli avvistamenti di droni in varie città degli Stati Uniti hanno catturato l’attenzione del pubblico, alimentando teorie e speculazioni, alcune delle quali decisamente fantasiose. Ma forse il punto cruciale non è nei dettagli di ciascun avvistamento: il problema reale è quello della sicurezza generale, connessa non tanto ai velivoli ma a chi li movimenta da remoto.

Spostandoci in Australia, c’è un caso avvenuto sempre nei giorni scorsi che dovrebbe servire come campanello d’allarme. Un cittadino cinese ha utilizzato un drone per sorvolare e riprendere immagini di alta qualità di navi da guerra australiane, incluso almeno una porta-elicotteri Classe Canberra. Il drone è addirittura atterrato sul ponte della nave militare. Successivamente, il filmato è stato pubblicato su Weibo, il popolare social network cinese, dove le immagini – contenuti sensibili per la sicurezza nazionale – continuano a circolare. Questo evento assume particolare gravità considerando che l’Australia è membro dei Five Eyes, l’alleanza di intelligence anglofona che mantiene una postura generalmente critica nei confronti della Cina. Di più: l’Australia è uno dei Paesi più penetrati dalle infiltrazioni cinesi.

Anche negli Stati Uniti, i droni stanno diventando una minaccia tangibile, non solo per la privacy dei cittadini, ma per la sicurezza nazionale. Questa settimana, un cittadino cinese residente legalmente negli Usa è stato arrestato in California mentre pilotava un drone sopra la base spaziale di Vandenberg durante il lancio di un razzo SpaceX Falcon che trasportava satelliti dell’Ufficio Nazionale di Ricognizione (NRO). L’individuo è stato fermato poco prima di imbarcarsi su un volo per la Cina. E non si tratta di un episodio isolato. Lo scorso anno, un altro cittadino cinese è stato condannato a sei mesi di carcere per aver sorvolato con un drone una struttura militare in Virginia.

Ancora: in Corea del Sud, tre studenti cinesi sono stati arrestati mentre possedevano centinaia di immagini di portaerei statunitensi, sottomarini nucleari e basi militari, ottenute anche tramite droni. Secondo le autorità di Seul lavoravano per conto dello spionaggio del Partito Comunista Cinese. Ma la situazione è allarmante anche in Europa: droni sono stati avvistati sopra basi americane in Germania e installazioni militari britanniche ospitanti assetti strategici Usa. Negli Stati Uniti, dal 2022, sono stati registrati oltre 600 avvistamenti di droni sopra installazioni militari, incluse aree sensibili come centrali nucleari e laboratori di ricerca avanzata.

Questi episodi evidenziano due problemi principali: la facilità con cui tecnologie relativamente economiche possono compromettere la sicurezza nazionale, e l’apparente incapacità di molti Paesi occidentali di gestire questa situazione (minaccia?) in modo efficace. La complessità è aggravata dal fatto che, a differenza di zone di conflitto, nelle democrazie occidentali e like-minded non è possibile neutralizzare un drone semplicemente usando un’arma pesante. Inoltre, l’utilizzo di tecnologie di jamming GPS è limitato a specifiche aree di addestramento, rendendo i sistemi militari e civili vulnerabili.

Sembra quasi ovvio evidenziare che l’Occidente deve riconoscere che i droni rappresentano un’enorme potenzialità tecnologica, ma che sono contemporaneamente una minaccia per la privacy e una vera e propria questione di sicurezza nazionale. Gli episodi australiani, così come i numerosi casi registrati negli Stati Uniti e in Europa, non sono incidenti isolati ma segnali di una tendenza globale. Se dal lato della privacy e del traffico aereo servono azioni legislativi, da quello dell’utilizzo per azioni di spionaggio serve probabilmente stringere la cinghia. È noto infatti che nella raccolta di informazioni a mosaico condotta abitualmente dalla Cina, anche strumenti di carattere civile – e comuni persone civili – vengono sfruttati per l’elaborazione dei big data. A maggior ragione se i droni giocattoli vengono fatti volare con le loro telecamere sopra obiettivi sensibili.


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