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Cosa connette Artico e Indo-Pacifico. L’incontro Nord-Sud

Gli attori che sono attivi per sfruttare le nuove rotte artiche sono gli stessi che si muovono nell’Indo-Pacifico. Regioni molto differenti mostrano dinamiche simili, dimostrazione di come tutto è interconnesso

La visita della presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Bruxelles per il vertice Ue-Balcani occidentali e, successivamente, in Finlandia per il vertice Nord-Sud a Saariselka, offre uno spunto per riflettere su due temi centrali della geopolitica contemporanea. Da un lato, l’attenzione italiana verso i Balcani Occidentali come parte del Mediterraneo Allargato, dall’altro il crescente interesse verso l’Artico, un’area che rappresenta sempre più una frontiera strategica globale. Se a Bruxelles si discuterà di un’area cruciale per il controllo delle dinamiche regionali europee, in Finlandia si affronterà il destino dell’Artico, un dossier iper-sensibile che tocca questioni ambientali, economiche e di sicurezza.

L’Italia vanta una lunga tradizione di presenza nell’Artico, che risale alle esplorazioni del Duca degli Abruzzi e Umberto Nobile, e oggi si distingue per il suo impegno scientifico e diplomatico. Dal 2013 il nostro Paese è osservatore nel Consiglio Artico, e attraverso istituzioni come il Cnr e l’Enea promuove ricerca avanzata e cooperazione internazionale. Questa attività si accompagna a un approccio bilanciato che unisce sviluppo sostenibile e tutela ambientale, confermando l’Artico come un’area di interesse prioritario anche per la politica estera italiana.

Il contesto globale, però, sta rapidamente trasformando l’Artico in un teatro di competizione tra grandi potenze. Lo scioglimento dei ghiacci, accelerato dal cambiamento climatico, sta aprendo nuove rotte commerciali e rendendo accessibili risorse naturali immense, suscitando l’interesse di attori come Russia, Stati Uniti e Cina. Mosca, che possiede la più grande flotta di rompighiaccio al mondo, vede nell’Artico una leva economica fondamentale, mentre Pechino ha inserito la regione nella Belt and Road Initiative attraverso il progetto della Polar Silk Road. Gli Stati Uniti, insieme agli alleati Nato, stanno rafforzando la propria presenza nella regione per contenere l’influenza russo-cinese e preservare il controllo su risorse e rotte strategiche.

Questa competizione geopolitica non è priva di tensioni. La collaborazione tra Russia e Cina, in particolare, sta sollevando interrogativi sulla stabilità della regione. La Cina, pur non essendo un Paese artico, si è autoproclamata “Near Arctic State” e ha intensificato la cooperazione con Mosca, soprattutto sul piano economico. Questo asse si manifesta in iniziative congiunte come lo sviluppo della Northern Sea Route e progetti energetici russi, ma solleva dubbi sulla reale neutralità delle ambizioni cinesi, che puntano a ridurre la dipendenza dai chokepoint marittimi tradizionali del Mediterraneo e del Medio Oriente.

Gli Stati Uniti e gli altri Paesi Nato, dal canto loro, stanno adottando strategie per bilanciare questa dinamica. Recenti esercitazioni militari e accordi per la costruzione di rompighiaccio riflettono una crescente attenzione verso l’Artico come nuova frontiera strategica. Anche l’Italia ha rafforzato il suo contributo in questo contesto, partecipando ad operazioni come Nordic Response 2024, che mirano a migliorare il coordinamento delle forze alleate in scenari complessi. Queste attività sottolineano l’importanza di mantenere un equilibrio tra cooperazione internazionale e tutela degli interessi nazionali.

L’Artico, dunque, si configura come un crocevia di interessi economici, ambientali e geopolitici, con forti legami verso altre aree strategiche come il Mediterraneo Allargato e l’Indo-Pacifico. L’interconnessione tra questi teatri emerge chiaramente dalle recenti dinamiche globali, che vedono sovrapporsi rotte, attori e interessi in un sistema sempre più interdipendente. È in questo contesto che l’Italia, con la sua tradizione scientifica e il suo impegno diplomatico, può continuare a giocare un ruolo rilevante, contribuendo a promuovere stabilità e cooperazione in una regione cruciale per il futuro del pianeta.

(Questo articolo è tratto da “Indo-Pacific Salad”, la newsletter curata da Emanuele Rossi che questa settimana approfondisce le interconnessioni tra Artico e Indo-Pacifico, due regioni nevralgiche per il destino del mondo. Per iscriversi, basta seguire il link)


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