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Ispra presenta il rapporto sui rifiuti urbani. Cosa emerge

Ecco i dati che emergono dal Rapporto Rifiuti Urbani 2024 di Ispra, presentato ieri a Roma, alla presenza del vice ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica Vannia Gava

La produzione nazionale dei rifiuti urbani, nel 2023, si attesta poco al di sopra di 29 milioni di tonnellate, con un incremento dello 0,7% rispetto all’anno precedente. La raccolta differenziata registra un valore complessivo del 66,6%: oltre il 70% dei Comuni italiani ha raggiunto una percentuale superiore al 65%. Il riciclo arriva quasi al 51%%, al di sopra dell’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020, ma ancora lontano da quel 65% da raggiungere al 2030. Calano a quasi il 16% i rifiuti smaltiti in discarica (4 milioni 600 mila tonnellate). Bene gli imballaggi: nel 2023 tutte le frazioni merceologiche hanno già ampiamente superato gli obiettivi fissati a livello europeo per il 2025, ad eccezione della plastica che, comunque, con il suo 48% è ormai prossima all’obiettivo del 50%.

Sono questi i dati che emergono dal Rapporto Rifiuti Urbani 2024 di ISPRA, presentato ieri a Roma, alla presenza del vice ministro per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica Vannia Gava.
Nell’introdurre i lavori, il presidente di Ispra, Stefano Laporta, ha ricordato come il rapporto sia il frutto di “un’articolata e complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione dei dati condotta dal Centro Nazionale Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’Istituto, con il contributo delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente”. “Il rapporto, ha proseguito Laporta, intende fornire un quadro informativo oggettivo e aggiornato di supporto al legislatore per orientare politiche e interventi adeguati, per monitorarne l’efficacia e per introdurre eventuali correttivi”.
Se entriamo più nel dettaglio vediamo che la raccolta differenziata è in aumento su tutto il territorio nazionale, con il Nord che arriva quasi al 73 e mezzo per cento, il Centro al 63,3% e il Sud al 59%. Bologna è la prima città con popolazione superiore al 200 mila abitanti a superare l’obiettivo del 65% di raccolta, attestandosi bel al di sopra del 70%. Superano l’obiettivo del 55% anche Torino, Firenze e Messina. Segue Verona (53,4%), Roma (46,6%) e Genova (46,1%). Più staccate Bari e Napoli, rispettivamente con il 43,2% e il 41,9%. In Sicilia, Catania passa dal 22 al 34,7%, facendo registrare una crescita di quasi tredici punti percentuali, mentre Palermo rimane ancora indietro con un quasi 17%.

Le Regioni del Mezzogiorno hanno dimostrato negli ultimi anni la crescita maggiore della raccolta differenziata. Lo scostamento tra Nord e Sud si è ridotto di 4 punti e mezzo, mentre tra Centro e Sud di quasi 4 punti. Le percentuali più alte si registrano in Veneto (77,7%) e in Emilia Romagna (77.1%). Seguono Sardegna (76,3%), Trentino-Alto Adige (75,3%), Lombardia (73,9%) e Friuli Venezia Giulia (72,5%). Superano l’obiettivo del 65% anche le Marche (72,1%), Valle D’Aosta (69,4%), Umbria (68,3%), Piemonte (67,9%) e Toscana (66,6%). Vicine all’obiettivo la Basilicata (64,9%) e l’Abruzzo (64,6%).
“Importanti i dati relativi al Pnrr contenuti nel rapporto – ha sottolineato Laura D’Aprile, Capo Dipartimento Sviluppo Sostenibile del ministero dell’Ambiente – Uno degli obiettivi riguardava il divario tra le Regioni più performanti e quelle meno: Sicilia, Calabria e Lazio. Il divario è stato colmato, grazie all’azione dei Comuni e dei cittadini. Adesso servono gli impianti per supportare questo sforzo fatto per aumentare la raccolta differenziata: occorre realizzare una rete impiantistica integrata, attraverso finanziamenti pubblici e privati. Nel Pnrr sono stati stanziati 2 miliardi 100 milioni, ma la realizzazione e l’autorizzazione degli impianti dovrà essere prevista nei piani regionali rifiuti”.

Il riciclo dei rifiuti urbani si attesta al di sopra dell’obiettivo del 50% previsto dalla normativa per il 2020 (al 2030 dobbiamo arrivare al 65%). I rifiuti smaltiti in discarica rappresentano il 15,8% di quelli prodotti, in calo di quasi 11 punti rispetto al 2022. Occorre ancora impegnarsi per ridurre questa forma di smaltimento per raggiungere l’obiettivo europeo del 10% a partire dal 2035. Buone notizie, lo abbiamo detto, arrivano dal riciclo dei rifiuti di imballaggio. Tutte le filiere (acciaio, alluminio, carta, legno, plastica, plastiche biodegradabili, vetro) hanno superato gli obiettivi previsti dalle normative per il 2025, tranne la plastica che è a un passo dal traguardo.

“I rifiuti di imballaggio – ha ricordato Simona Fontana, direttrice generale del Conai – rappresentano il 35% di tutti i rifiuti urbani. I risultati conseguiti sono il risultato di un gioco di squadra, dei consorzi e delle imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggio e con il sistema degli enti locali e nazionali. Un lavoro costante sui territori attraverso lo strumento cardine dell’Accordo con Anci. Un accordo che negli anni si è sempre più rafforzato come strumento di supporto agli Enti locali, soprattutto quelli in ritardo. In questo ambito va ricordata l’importanza della comunicazione e della formazione, dei cittadini e degli amministratori locali”.
Nel 2023 è stato esportato il 4,6% dei rifiuti prodotti, quasi 1 milione e mezzo di tonnellate. Campania, Lombardia e Calabria le regioni che mandano maggiormente i loro rifiuti all’estero; Danimarca, Paesi Bassi e Germania i Paesi di destinazione finale. Poco più di 300 mila tonnellate sono i rifiuti importati, provenienti soprattutto dalla Francia verso Lombardia e Liguria. Infine i costi. Ogni italiano spende 197 euro l’anno per gestire i propri rifiuti. Un dato che è un po’ come la statistica di Trilussa. Quelli, infatti, che abitano al Centro spendono di più (233 euro e mezzo) di quelli del Sud (211 euro e mezzo) e di quelli del Nord (173, 3 euro).
Tutti questi numeri ci dicono che per realizzare l’economia circolare e raggiungere i nuovi ambiziosi obiettivi fissati dalla normativa europea, è fondamentale accelerare e migliorare il sistema di gestione dei rifiuti, in particolare in alcune aree del Paese, potenziando le infrastrutture per la raccolta sempre più di qualità e finalizzata al riciclo e creando una rete impiantistica su tutto il territorio nazionale.

“Il rapporto indica chiaramente che il percorso fatto in questi anni per gestire correttamente i rifiuti va nella direzione giusta – ha detto Vannia Gava, vice ministro del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica – Un percorso frutto della collaborazione tra le istituzioni, gli Enti locali, le imprese e i cittadini. Abbiamo finalmente capito che i rifiuti non sono un problema, ma se adeguatamente differenziati e riciclati possono diventare una risorsa. Una sfida importante di crescita e di opportunità. Lo strumento il Piano Nazionale Rifiuti, guida e supporto al lavoro delle Regioni per la redazione dei loro piani. E per individuare e realizzare una rete impiantistica che possa rispondere in maniera efficace ai flussi provenienti dalla raccolta differenziata”.


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