Tra taglio dei tassi e politiche credibili, i mercati hanno attestato la fiducia verso l’Italia. Facendo risparmiare, secondo l’Upb, al Tesoro 17 miliardi in termini di minori interessi sul debito nei prossimi cinque anni
Un regalo sotto l’albero che mai come quest’anno è gradito. Se non altro perché una manciata di miliardi in più ai tempi della manovra e con la traiettoria per rientrare nel nuovo Patto di stabilità da mettere in cassaforte, fanno sempre comodo. Alla prudenza paga. E il contesto generale caratterizzato dall’avvio dei tagli dei tassi da parte della Bce dà una mano.
Nelle ore in cui la legge di bilancio arriva a concludere la tappa cruciale di Montecitorio, l’Ufficio parlamentare di bilancio aggiorna i propri calcoli sul debito pubblico, offrendo buone notizie per le prospettive dei conti italiani. Perché il giudizio dei mercati sulla politica economica italiana riassunto dei miglioramenti dell’outlook nell’ultima tornata dei rating e l’azione di forbice, pur moderata, messa in campo dalla Banca centrale europea hanno tagliato di una ventina di punti lo spread rispetto ai livelli di inizio ottobre e hanno tenuto a bada i rendimenti dei titoli di Stato. Questo vuol dire essenzialmente una parola: risparmio per il Tesoro guidato da Giancarlo Giorgetti, architetto, come per le prime due, della terza finanziaria targata governo Meloni.
Si sa che per l’Italia il costo del debito è centrale. Con un’esposizione ormai a un soffio dai 3 mila miliardi, garantirsi un risparmio in termini di interessi sui mercati, che prestano ogni anno al Paese non meno di 400 miliardi, è fondamentale. E poi è una specie di attestato di sana e robusta costituzione delle finanze pubbliche, proprio nelle settimane in cui la Francia in piena crisi politica, per esempio, ha incassato il downgrade di Moody’s.
E così, secondo i calcolo dell’Ufficio parlamentare di bilancio, stante il calo dello spread degli ultimi mesi, le curve dei rendimenti attese per il periodo 2025-29 nella prima metà di dicembre, “rispetto alle ipotesi sottostanti le stime della spesa per interessi contenute nel Psb (il piano strutturale di bilancio, ndr) risultano più basse in media di circa 30 punti base in ogni anno del periodo”. Il modello di previsione dell’Ufficio parlamentare di bilancio calcola dunque che il minor costo che la riduzione dei tassi d’interesse determinerebbe sulla spesa del debito pubblico nel prossimo quinquennio, rispetto al Psb, sarebbe pari a un valore cumulato di 17,1 miliardi nel periodo 2025-29 (1,7 miliardi nel 2025, 2,6 miliardi nel 2026, 3,6 miliardi nel 2027, 4,5 miliardi nel 2028 e 4,7 miliardi nel 2029).
“Questi valori si tradurrebbero in un impatto sul Pil di 0,1 punti percentuali in ogni anno del triennio 2025-27 e a 0,2 punti percentuali in ogni anno del biennio 2028-29. Un effetto favorevole si avrebbe poi sia sul disavanzo sia sull’evoluzione del debito nel breve e nel medio termine”, secondo l’Upb. Un regalo di Natale per il governo.