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Semiconduttori cinesi nel mirino. Biden prepara il terreno per Trump

L’amministrazione uscente ha annunciato un’indagine sui semiconduttori “legacy” cinesi, che potrebbe portare a nuovi dazi fino al 60%. Questo passaggio potrebbe offrire al futuro presidente ulteriori strumenti per la sfida con Pechino

Manca poco meno di un mese al passaggio di testimone. Ma Joe Biden sembra stia preparando il terreno al successore Donald Trump in fatto di rapporti con la Cina.

Ieri, infatti, l’amministrazione Biden ha annunciato il lancio di una nuova indagine sui semiconduttori “legacy”, ovvero dispositivi meno avanzati realizzati con tecnologia da 28 nanometri e oltre, prodotti in Cina. Questa potrebbe portare all’imposizione di ulteriori dazi statunitensi sui chip cinesi utilizzati in beni di uso quotidiano, da automobili a lavatrici ad attrezzature per le telecomunicazioni. Katherine Tai, rappresentante per il Commercio, ha dichiarato che l’indagine mira a proteggere i produttori statunitensi e di altri Paesi dai massicci investimenti statali cinesi nell’industria nazionale dei chip per l’elettronica di consumo. L’indagine verrò portata a termine dalla prossima amministrazione presidenziale, ovvero quella Trump, hanno dichiarato funzionari dell’amministrazione Biden.

L’indagine potrebbe offrire a Trump il mezzo per imporre dazi del 60 per cento alle importazioni dalla Cina. Il presidente uscente Biden ha già imposto un dazio del 50 per cento sui semiconduttori cinesi, che entrerà in vigore il primo gennaio. L’amministrazione in carica ha anche inasprito le restrizioni alle esportazioni di intelligenza artificiale avanzata, chip di memoria e attrezzature per la produzione di chip.

Gina Raimondo, segretaria al Commercio, ha dichiarato che secondo indagini del suo dipartimento circa due terzi dei prodotti statunitensi che utilizzano chip contengono semiconduttori cinesi per l’elettronica di consumo, e che meta’ delle aziende statunitensi non conosce l’origine dei chip che utilizza, inclusi alcuni nel settore della difesa: informazioni che la segretaria ha definito “piuttosto allarmanti”.

(Foto: White House)


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