Pur avendo sempre votato a favore dell’invio di armi al popolo ucraino, il leader della Lega non ha mai rinunciato ad esibire sul tema un’ambiguità di fondo. Gli ultimi sondaggi, del resto, incoraggiano lo smarcamento. L’opinione di Andrea Cangini
Matteo Salvini è in sofferenza. La sua leadership nella Lega vacilla, il suo consenso nel Paese cala e l’assoluzione appena incassata con formula piena al processo Open Arms gli impedisce di vestire i panni, politicamente redditizi, del martire.
Matteo Salvini, dunque, è in sofferenza e la storia insegna che quando Matteo Salvini è in sofferenza sono dolori per tutti. Soprattutto per gli alleati di governo. Par di capire che il principale terreno scelto per i distinguo salviniani sia quello della politica estera e di difesa. Segnatamente, l’Ucraina. Come è noto, pur avendo sempre votato a favore dell’invio di armi al popolo ucraino, il leader della Lega non ha mai rinunciato ad esibire sul tema un’ambiguità di fondo. Atteggiamento che contravviene a tutte le regole non scritte della politica, richiedendo la politica estera e di difesa una granitica compattezza dei governi e delle maggioranze che li sostengono. Ma, tant’è.
Gli ultimi sondaggi, del resto, incoraggiano lo smarcamento. La rilevazione demoscopica sulle opinioni pubbliche europee realizzata in questi giorni da YouGov e diffusa dal quotidiano britannico The Guardian mostra, infatti, dati allarmanti. Cala sensibilmente, rispetto a un anno fa, la quota di cittadini favorevole al sostegno incondizionato dell’Ucraina. Cala ovunque, ma soprattutto in Italia: soltanto il 15% dei nostri connazionali, a quanto risulta dal sondaggio, è convinto che sia necessario sostenere Kyiv dalla liberazione dei territori occupati dall’esercito della Federazione russa; tutti gli altri sono, con gradazioni differenti, favorevoli ad un compromesso, quando, non addirittura, al disimpegno totale.
Matteo Salvini legge i sondaggi e si immagina legga anche i giornali, che in questi giorni hanno dato conto di una crescente freddezza nel sostegno all’Ucraina di alcune cancellerie europee, Germania in testa. Entro metà gennaio, il Parlamento italiano dovrà convertire il decreto pro Ucraina approvato dal governo e la Lega ha già minacciato di presentare un Ordine del giorno per mettere nero su bianco il fatto che quella prevista sia l’ultima fornitura di armi a Kyiv. Si dirà che un Ordine del giorno non ha alcun valore, ed è vero. Ma se la Lega arriverà a presentarlo sul serio quell’Odg rappresenterà il primo atto formale di una inedita spaccatura della maggioranza su una questione dirimente: la difesa del principi liberaldemocratici occidentali e del perimetro culturale dell’Unione europea minacciati dall’autocrazia russa. Sarebbe il primo passo di Matteo Salvini in direzione ostinatamente contraria a quella del cosiddetto centrodestra di governo: un passo verso il partito di Giuseppe Conte. E abbiamo detto tutto.