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Lo spauracchio delle opposizioni. E se Meloni non fosse una cometa? Il corsivo di Cangini

Giorgia Meloni e il centrodestra vinceranno anche le prossime politiche? La previsione è sempre più diffusa, e si fonda sulla forza personale della premier oltre che sulla debolezza evidente delle opposizioni. Il commento di Andrea Cangini

Nel 2022, la sua vittoria fu da molti considerata al pari del transito di una stella cometa: un bagliore passeggero. Poi, però, la percezione è cambiata. E con la percezione sono cambiati i sentimenti. Ora, tra i maggiorenti dei partiti di opposizione, nelle redazioni dei giornali “avversari”, oltre che nel mondo dell’impresa, si va facendo largo una previsione di segno opposto. Ovvero il fatto che Giorgia Meloni non sia una cometa di passaggio sui cieli della politica e delle istituzioni italiane, ma una stella fissa la cui luce sia destinata a brillare persino oltre il termine dell’attuale legislatura.

Da un rapido giro di telefonate, par di capire che il trionfale epilogo della vicenda Cecilia Sala abbia contribuito a consolidare questa aspettativa. La previsione più diffusa, oggi, tra i ranghi di chi si oppone al centrodestra di governo, oltre che tra le file di Confindustria, è che con Giorgia Meloni si possa in effetti superare la consuetudine per cui in tutto l’arco della cosiddetta Seconda repubblica mai nessun leader politico sia stato in grado di vincere le elezioni due volte di seguito.

Insomma, vuoi vedere che Giorgia Meloni e il centrodestra vinceranno anche le prossime politiche? La previsione è sempre più diffusa, e si fonda sulla forza personale della Meloni oltre che sulla debolezza evidente delle opposizioni.

La forza di Giorgia Meloni consiste essenzialmente nel fatto che, a differenza di quanto è accaduto a un po’ tutti i presidenti del Consiglio che l’hanno preceduta, lei non abbia annacquato il legame politico con il proprio partito e con la propria base elettorale.

È vero che dai rapporti con l’Europa alla politica economica Giorgia Meloni ha fatto e sta facendo l’esatto contrario di quello che aveva annunciato in campagna elettorale e nei dieci anni trascorsi all’opposizione, ma il non aver cambiato narrazione pubblica e il non essersi data quello stile istituzionale che tutti i benpensanti (e noi tra questi) le avevano raccomandato potrebbero rivelarsi decisivi.

Insomma, lo spirito di fazione la carica anticonformista di Giorgia Meloni potrebbero rappresentare non i suoi principali limiti politici ma le sue principali virtù. Quanto alle opposizioni, non è affatto detto che a ridosso delle prossime politiche il mitico “campo largo” da utopia diventi realtà.

Non è affatto detto che la componente moderata del centrosinistra di cui tutti parlano, ma che nessuno ha ancora visto, prenda corpo e riesca ad attirare al voto gli elettori moderati e/o cattolici disillusi o allarmati dallo spostamento a sinistra dell’asse della coalizione. Non è affatto detto che la probabile premiership di Elly Schlein eserciti davvero un appeal sull’elettorato, e qualora così non fosse non si vede quale potrebbe essere l’alternativa. Non è affatto detto che quel che resta del Movimento 5 Stelle, ora ridotto a Partito di Conte, decida infine di coalizzarsi con il Pd.

Fare previsioni è come tirare una moneta, certo, e, dall’andamento dell’economia al rischio rappresentato dal referendum sul premierato, i potenziali problemi non mancano, ma colpisce il fatto che oggi più che mai nel variegato universo di chi non ha alcuna simpatia per il centrodestra di governo sia largamente diffuso lo spauracchio che quella di Giorgia Meloni non sia una cometa, ma una stella fissa. Uno spauracchio così diffuso che si va facendo largo l’ipotesi che la Meloni possa decidere di anticipare la fine della legislatura in modo da ridurre il rischio di erosione della propria immagine e magari anche quello di fallimento del referendum costituzionale.


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