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Inclusione e dialogo. L’eredità di Del Re per il Sahel

Emanuela Del Re ha lasciato da poche settimane il ruolo di Rappresentante Speciale dell’Unione Europea per il Sahel e racconta a Formiche.net i suoi tre anni di mandato. Un bilancio del ruolo europeo nella più difficile regione dell’Africa, pensando al futuro del continente (legato anche al Piano Mattei?)

Tre anni e mezzo di mandato, tre rinnovi consecutivi e una regione che incarna le sfide geopolitiche del nostro tempo: Emanuela Del Re ha lasciato da poche settimane il ruolo di Rappresentante Speciale dellUnione Europea per il Sahel, consegnando alla comunità internazionale uneredità basata su inclusione e dialogo. La sua visione strategica e la sua leadership hanno contribuito a rafforzare le iniziative di pace e stabilità”, spiegano le motivazioni del premio ricevuto dalla comunità della diaspora maliana a fine novembre, in cui si aggiunge come la ex viceministro degli Affari Esteri italiana, nel suo ruolo europeo si è “distinta per la capacità di mantenere aperti canali di comunicazione con il Mali e altri Paesi della regione, nonostante i complessi contesti politici e di sicurezza”.

Un mandato nel segno del dialogo

LUe resta il partner principale per i Paesi africani, anche questa partnership è basata su unicità straordinarie”, commenta Del Re in una conversazione con Formiche.net. Siamo unici, perché la nostra azione si basa su un partenariato alla pari senza agende nascoste e di cui la cooperazione allo sviluppo è una componente fondamentale. Questo ci distingue da altri attori, come la Russia per esempio, che invece puntano su altri settori e differenti metodologie di intervento. Il contesto del Sahel ha reso il mandato particolarmente complesso: colpi di Stato in serie, un ambiente securitario totalmente depauperato a causa della diffusione nella regione di gruppi armati anche di ispirazione jihadista, crisi umanitarie legate a insicurezza alimentare e cambiamento climatico.

A queste ragioni di enormi tensioni si sono sommate anche approcci diversi interni allUnione. In Europa non sempre c’è stata coesione. Alcuni Stati membri hanno preferito una politica di chiusura totale nei rapporti con i regimi locali, ma io ho sempre sostenuto la necessità del dialogo, anche nei momenti più difficili”. Non sempre mi sono trovata daccordo, confessa a proposito delle posizioni di alcuni Stati europei: “È stato un lavoro intenso di ricucitura riflette a proposito di un bilancio generale del suo intero mandato ma sono convinta che sia la strada giusta. Gli africani stessi mi riconoscono di essermi battutaaffinchéé lUe fosse rimasto un interlocutore affidabile e impegnato, anche verso i Paesi più complessi”.

La legacy

Leredità lasciata da Del Re va oltre i risultati immediati, è un modus operandi basato su quella visione orientata al dialogo, che dovrebbe marcare il segno distintivo dellUe nel Sahel e più in generale nellintera Africa. Ho lavorato per uninclusione multilivello, coinvolgendo non solo capi di Stato e ministri, ma anche società civile e centri di formazione, sottolinea. Questo approccio si è rivelato cruciale per mantenere aperti canali di comunicazione in una regione sempre più frammentata.

Il premio ricevuto dalla comunità maliana è un simbolo di questo impegno? “È un riconoscimento non solo al mio lavoro, ma anche al modello di diplomazia che ho cercato di promuovere: unUnione Europea dialogante, che ascolta e agisce in modo concreto. Per Del Re, a volte è mancato un atteggiamento propositivo e coeso a livello comunitario e spesso ci siamo trovati in situazioni che hanno portato a delle scelte che hanno causato un indebolimento dellimmagine dellUe come ‘famiglia’, mentre sul piano bilaterale tra i Paesi membri e gli Stati sahelianile cose sono sempre andate diversamente perché i canali sono rimasti aperti ”.

Il ruolo dellItalia e il Piano Mattei

Tra i Paesi europei, lItalia riesce a distinguersi? Litalianità è ben percepita, riconosciuta e molto apprezzata, anche grazie al Piano Mattei, evidenzia Del Re. Quella che propone Roma è una strategia articolata che rafforza il rapporto diretto con i Paesi africani, superando la frammentazione delle politiche europee. Il Piano Mattei rappresenta un passo importante, anche per rafforzare e migliorare la percezione dell’Europa intera nel continente”.

Per quanto mi riguarda, un Paese, l’Italia, che decide di portare avanti una strategia politica specifica così articolata per lAfrica non può che ottenere il mio plauso, sottolinea lex rappresentante speciale. LItalia sta cercando di essere il motore europeo e internazionale del rapporto con lAfrica. La strategia lanciata lo scorso anno ha raccolto molta attenzione, sia da parte dei Paesi del continente che chiedono un rapporto più partitario ai partner sia da altri stati nostri alleati e partner.

Concorrenza globale

Le attenzioni allAfrica però arrivano, da tempo, anche da attori esterni al blocco europeo. E se il continente è parte dei desideri geopolitici di tanti, il Sahel è il terreno di competizione. La Russia è presente da tempo, e ha intensificato la sua azione sfruttando la crisi nelle relazioni con lUe a causa della guerra di aggressione russa in Ucraina. La strategia di Mosca ruota attorno a una profonda campagna di disinformazione che ha anche trovato un terreno fertile, sfruttando il contesto securitario, spiega Del Re.

Le attività di guerra informativa russa sono continue, pervasive, e per il quadro istituzionale europeo anche molto difficili da contrastare perché lUe si muove su basi legali differenti. Anche per questo si soffre molto lasimmetria. Ci sono formule di penetrazione che sono impossibili da seguire, e per questo noi cerchiamo di perseguire la via della legalità, del dialogo e della formazione, attraverso la cooperazione allo sviluppo, per esempio. Usiamo strumenti diversi, ma è questo il modo con cui dobbiamo e possiamo contrastare la presenza russanella regione, spiega lex alta funzionaria europea.

Un esempio viene dal Burkina Faso, dove la narrazione anti-europea, soprattutto anti-francese, è molto violenta anche a causa della propaganda russa. Sono stata poco prima della fine del mio mandato in Burkina Faso, e i progetti europei per contrastare, per esempio, le inondazioni, effetto del cambiamento climatico che nel Sahel è particolarmente visibile, ha avuto grande impatto, arrivando a persone e media. LUnione europea, dunque, ha messo in piedi un programma di azioni concrete a favore del cambiamento climatico che sono visibili e tangibili e che superano e vincono anche la disinformazione dilagante. Dobbiamo continuare a lavorare senza rinunciare ai nostri principi e ai nostri valori – oltre che ai nostri interessi – per superare le ingerenze di altri attori e contrastare la macchina mediatica di disinformazione”.

Anche la Cina — “partner, competitor and systemic rival, come recita il mantra Ue — è presente da decenni. Formiche dedica molta attenzione alle attività di Pechino a livello internazionale e nella diretta sfera di proiezione italiana. Qual è il ruolo cinese in Africa? “È presente da molti anni, ma non ha interessi nel promuovere cooperazione allo sviluppo. Pechino investe in infrastrutture, che sono molto importanti per lAfrica e a maggior ragione per il Sahel, ma si tratta di investimenti a debito che i Paesi africani e saheliani sono poi chiamati a ripagare. Del Re poi affronta anche lattività di un altro grande player regionale: la Turchia. Con Ankara abbiamo una relazione particolare: la sua presenza forte a volte genera attriti, ma come membro Nato e candidato Ue è un attore con cui, al netto di atteggiamenti che a volte ci mettono in difficoltà, è possibile costruire formule di mutuo beneficio”.

La sfida della Siria e i rifugiati

Il ruolo della Turchia permette di allargare la conversazione oltre il Sahel. Del Re per anni ha coordinato attività umanitarie e di sviluppo con i rifugiati siriani stanziatisi nei Paesi confinanti la Siria, e le recenti evoluzioni che hanno portato alla caduta del regime assadista e allarrivo a Damasco di nuovi, per ora indecifrabili, ruler, pone degli interrogativi di carattere strategico e tattico: per le capacità di adattamento alle emergenze dellUe; per le visioni di lungo termine sulle proprie ambizioni di essere un attore geopolitico e anche per le future relazioni con Ankara, che esce vincitrice dallesperienza siriana dopo aver sempre sostenuto i ribelli.

LEuropa è in una fase delicata mentre si approccia alla transizione siriana. La (ri)costruzione dei rapporti con Damasco è difficile. E ci sono milioni di rifugiati che vivono da anni in condizioni precarie e ora temono un futuro incerto. C’è il timore che, stante limpronta jihadista dietro ai più importanti gruppi rivoluzionari, ci possano essere aperture iniziali, anche in ottica pragmatica, che via via vengono trasformate verso formule più dure”.

Per Del Re, serve su questo una visione chiara, soprattutto per evitare nuove ondate migratorie verso lEuropa: tale visione in questo caso non può non occuparsi di aspetti apparentemente tecnici, ma cruciali, come la gestione dello status di rifugiato. La situazione organizzativa andrebbe presa con molta cautela, mentre alcuni Paesi europei sono corsi a rimuovere lo status di rifugiato per i siriani. Parliamo di milioni di persone che vivono da anni in condizioni precarie e che non hanno più niente nel loro Paese. Tutto va gestito con la massima attenzione”.

Uno sguardo al futuro

Guardando ancora avanti, Del Re sottolinea limportanza di mantenere il dialogo come asse portante della politica europea. Le relazioni internazionali sono complesse, ma i Paesi con cui cooperiamo sanno riconoscere i risultati concreti. La chiave è continuare a investire in progetti che abbiano un impatto diretto sulla popolazione. Questa è la vera forza, la vera unicità, dellUnione Europea”.


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