“La nostra democrazia è forte, grazie ai controlli e ai bilanciamenti previsti dalla Costituzione e alla separazione dei poteri ma – afferma – il pericolo reale è l’abuso di potere che deriva dalla concentrazione in poche mani di tecnologia, potere pubblico e ricchezza economica”. Il j’accuse di Biden nel suo discorso di commiato
Speranza e angoscia, l’addio di Joe Biden scuote la coscienza degli americani e coinvolge tutte le nazioni democratiche.
“Preserva la democrazia americana, non distruggerla!”, incide il Presidente uscente degli Stati Uniti sul testimone che sta per consegnare al suo successore, Donald Trump.
L’ultimo ruggito del vecchio leone che esce di scena senza essere stato sconfitto, perché costretto a ritirarsi è una lucida e concreta denuncia della nuova oligarchia che “sta prendendo corpo in America. Una oligarchia di estrema ricchezza, potere e influenza che minaccia letteralmente la nostra intera democrazia, i nostri diritti fondamentali e la libertà”.
Un j’accuse senza nomi ma di cui tutti conoscono i cognomi: Trump e Musk, con intorno a loro politici reazionari, ideologi e finanzieri. Cognomi di fondatori e adepti della prima ora della new non-democratic oligarchy, ai quali si sono aggiunti quelli di Zuckerberg e Bezos, rapidamente saltati sul carro del vincitore. Biden delinea con precisione i contorni del rischio: “La nostra democrazia è forte, grazie ai controlli e ai bilanciamenti previsti dalla Costituzione e alla separazione dei poteri ma – afferma – il pericolo reale è l’abuso di potere che deriva dalla concentrazione in poche mani di tecnologia, potere pubblico e ricchezza economica”.
Il richiamo esplicito è al celebre discorso di addio del suo predecessore Dwight Eisenhower, del 17 gennaio 1961, nel quale il 34esimo presidente americano mise in guardia dalla crescente influenza del “complesso militare-industriale”. Impressionanti le analogie.
Nonostante fosse stato un generale a 5 stelle, comandante in capo degli eserciti alleati che in Europa sconfissero il nazismo, Eisenhower nell’ultimo discorso alla nazione disse testualmente: “Esiste e persisterà un potenziale disastroso aumento del potere fuori luogo. Non dobbiamo mai lasciare che il peso di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i processi democratici. Non dovremmo dare nulla per scontato”.
Rispetto ai tempi di Eisenhower è cambiato davvero tutto, ma in peggio a causa dell’uso distorto e talvolta incontrollato che si può fare della tecnologia, dei social network e l’intelligenza artificiale.
Non a caso Biden accusa il “crollo della libertà di stampa”, chiede che le “piattaforme vengano chiamate a rispondere dei loro atti”, accusa i social di “aver rinunciato al fact-checking”, al controllo delle notizie false. Non meno importante è l’allarme che il Presidente uscente lancia sull’indifferenza degli interventi per arginare il riscaldamento climatico.
“Forze potenti vogliono esercitare la loro influenza incontrollata per eliminare i passi fatti sulla crisi climatica, per servire i interessi di potere e profitto”, sottolinea Biden, facendo nuovamente lampeggiare dietro le quinte il ruolo di Donald Trump, che ha già annunciato di voler smantellare i divieti di trivellazione e gli sforzi verso la transizione energetica ecologica.
Gli ultimi non indifferenti sassolini che scaccia dalle scarpe sono la rivendicazione degli evidenti successi economici, destinati a protrarsi nel tempo ed il notevole apporto diplomatico e di intelligence al quasi impossibile accordo sulla tregua a Gaza, un piano “sviluppato e negoziato dal mio team, implementato dall’amministrazione entrante che è stata costantemente informata”, rivendica.
Una lezione di stile e di onestà intellettuale a quel Trump che ha anticipato tutti sul tempo nell’annunciare l’intesa sui social, attribuendosi il merito. L’epilogo del discordo d’addio di Biden è comunque di grande speranza. “Se Gli Stati Uniti – dice – investiranno in se stessi, proteggendo i loro lavoratori e la loro tecnologia, la nuova oligarchia non prevarrà”, assicura. La conclusione è riservata alla Cina e alla Russia di Putin “secondo le ultime previsioni, con l’attuale corso della Cina, non ci supererà mai. Punto”, esclama il Presidente uscente.
Più dettagliate e taglienti le analisi sulla Russia: “Putin pensava di poter conquistare Kyiv in pochi giorni. La realtà è che, dall’inizio della guerra, l’unico che è andato a Kyiv sono io, non lui”.
E dunque: “Quando Putin ha lanciato l’invasione, avevo due compiti: uno era mobilitare il mondo per difendere l’Ucraina, l’altro era evitare una guerra tra due potenze nucleari: abbiamo fatto entrambe le cose, ma ora – insiste Biden – l’Ucraina non va abbandonata”.
Grande rimane comunque la speranza che l’America manterrà le sue promesse di libertà, democrazia, pace e sviluppo che rappresentano lo spirito e l’essenza fondativi della nazione.
“Credo ancora nell’idea per cui questa nazione si batte, una nazione in cui la forza delle nostre istituzioni e il carattere del nostro popolo contano e devono durare”, le sue testuali parole, concluse con un: “Ora tocca a voi stare di guardia”, che involontariamente o meno fa aleggiare l“errare è umano, perseverare diabolico” di Sant’Agostino.