La maxi perdita registrata dal gigante immobiliare del Dragone, che rispetto al suo illustre predecessore di fatto esiste ancora, è solo l’ultimo sintomo di un male ancora lontano dall’essere sanato
Non è Evergrande, ma poco ci manca. Era il settembre del 2023 quando questa testata raccontò il secondo grande buco nero del mattone cinese. Country Garden, gigante del mattone un gradino sotto Evergrande, aveva alzato bandiera bianca, dando i primi segni di insolvenza. Ora, mentre Evergrande, che per la Cina è una specie di Lehman Brothers formato immobiliare, è stata fatta a pezzi, diluendosi nel mare magnum dell’industria cinese, Country Garden, almeno da un punto di vista tecnico, è ancora sulle sue gambe. Ancora per poco, con ogni probabilità.
Il fatto è che Country Garden è oggi la azienda con le maggiori perdite nel Paese e nel mondo, segnando un nuovo capitolo della crisi del settore immobiliare nazionale. La perdita netta di 178,4 miliardi di yuan (24,3 miliardi di dollari) registrata nel 2023 rappresenta il secondo peggior risultato mai riportato da una società cinese quotata in borsa. Solo Evergande, per l’appunto, ha registrato un risultato peggiore, con una perdita di 476 miliardi di yuan (quasi 65 miliardi di dollari) nel 2021.
Secondo gli analisti, i problemi principali riguardano la consegna degli appartamenti venduti ma non ancora completati e la capacità di attirare nuovi acquirenti in un contesto di calo demografico e di mercato del lavoro stagnante. E così, la società cinese ha superato il rosso di 102,9 miliardi di yuan (poco meno di 14 miliardi di dollari) riportato nel 2020 da China Huarong Asset Management. Quest’ultima, banca statale specializzata nella gestione di crediti deteriorati, è stata successivamente acquisita da Citic, un’altra società di investimento sostenuta dal governo. Country Garden ha inoltre superato le perdite di Mizuho Financial Group, uno dei tre principali istituti privati giapponesi, tra le aziende più colpite dalla crisi economica del Giappone negli anni Novanta.
Non è certo un caso che nell’ultimo anno, il 2024, le più grandi aziende cinesi abbiano ridotto in modo consistente e in continuità con gli esercizi precedenti i loro margini. Secondo i calcoli del National Bureau of Statistics, gli utili aziendali in Cina sono diminuiti in media del 4,7% nel 2024, registrando il terzo anno di contrazione consecutivo. Si tratta del maggiore calo dalla fine della pandemia, visto che nel 2022 la frenata si era attestata sul 4%. Quando però il Paese era ancora sostanzialmente in lockdown: questo dà la cifra della crisi cinese, visto che anche senza restrizioni di sorta i margini delle imprese hanno fatto segnare un calo maggiore di quello in tempo di pandemia. Segno, inequivocabile, che la Cina è nel pantano, ancora.