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Imec riparte dalla tregua a Gaza? Secondo Biden sì

La visione di Biden su Imec non è soltanto americana. Per l’Italia, potrebbe essere il punto di partenza di una nuova centralità nell’economia globale. Se il corridoio sarà realizzato, sarà una vittoria per la stabilità geoeconomica globale

Con l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, definitivamente ratificato ieri anche dal governo Netanyahu, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha rilanciato l’India-Middle East-Europe Corridor (Imec), un progetto ambizioso che cerca di riscrivere le regole della connettività globale. “Al G20 di Delhi del 23 settembre, ho radunato i principali Paesi attorno a una visione di un corridoio economico dall’India attraverso il Medio Oriente fino all’Europa. Quella visione ora può diventare realtà”, ha dichiarato Biden nella conferenza stampa in cui ha annunciato il cessate il fuoco a Gaza. E se la tregua offre una pausa alla spirale di violenza in Medio Oriente, Imec è un progetto che guarda ben oltre: verso un nuovo equilibrio tra le potenze globali e un nuovo percorso della geoeconomia internazionale — con l’Italia che osserva con estrema attenzione le evoluzioni.

L’Italia si trova in una posizione privilegiata per sfruttare Imec, per questo le parole di Biden hanno rapidamente rimbalzato tra i corridoi del potere della Penisola. Con la sua collocazione geografica al centro del Mediterraneo e infrastrutture portuali di rilievo come Trieste, il nostro Paese potrebbe diventare la porta d’ingresso delle merci asiatiche verso il cuore dell’Europa. Lo scalo nel Friuli Venezia Giulia, con il suo collegamento diretto alle reti ferroviarie e autostradali del Nord Europa, rappresenta un’alternativa strategica al porto del Pireo, designato come hub europeo nella bozza di progetto iniziale, ma problematico perché controllato da interessi cinesi attraverso la società Cosco — recentemente designata dal Pentagono tra le 134 società “private” che lavorano per la Difesa di Pechino.

Qui emerge una dimensione ulteriore: Imec non è infatti solo un progetto infrastrutturale, ma una risposta politica e strategica alla Belt and Road Initiative (Bri) cinese, ed è anche per questo che Biden lo ha menzionato spontaneamente in conferenza stampa. Riducendo i tempi di transito delle merci tra Asia ed Europa, il corridoio promette di rafforzare le catene di approvvigionamento globali, diminuendo la dipendenza dalle rotte dominate da Pechino.

Tuttavia, la realizzazione di Imec richiede stabilità nella regione mediorientale, una condizione tutt’altro che garantita nonostante il cessate il fuoco, ma che non può non passare da questo primo, complesso step. Poi servirà un recupero della stabilità regionale generale, che potrebbe passare anche dal rinvigorimento del framework degli Accordi di Abramo – e qui la spinta potrebbe arrivare dal ritorno di Donald Trump, che quegli accordi li ha costruiti.

La normalizzazione delle relazioni tra Israele e Arabia Saudita è il tassello finale, per ora mancante, per garantire che il corridoio possa attraversare il Medio Oriente senza ostacoli. Come ha ricordato il segretario di Stato americano Antony Blinken, durante un intervento all’Atlantic Council in cui ha presentato la sua visione sul “day-after” a Gaza, questo processo necessita di due elementi: la fine del conflitto a Gaza e un percorso credibile verso uno Stato palestinese. Senza tali premesse, Imec rischia di rimanere una promessa incompiuta.

Anche per questo, la visione di Biden su Imec non è soltanto americana. La regione del Golfo, per esempio, scommette su queste interconnessioni perché vede attualmente il mondo con occhi molto meno guerreschi di anni fa; cerca stabilità e prosperità, allo stesso tempo sa di poterla trovare con un’ascesa sul panorama internazionale impossibile con al guerra. L’India vede in Imec, e nella strategia “Go West” un punto di slancio per uscire dalla proiezione regionale – frutto anche di una ormai raggiunta consapevolezza di sé come polo del mondo multipolare.

Per l’Italia, potrebbe essere il punto di partenza di una nuova centralità nell’economia globale. Se il corridoio sarà realizzato, sarà non solo una vittoria per la stabilità geoeconomica inter-regionale, coinvolgendo una fetta di mondo che compone circa il 30% del Pil del mondo. Ma è anche un’occasione unica per il nostro Paese di tornare protagonista in uno scenario economico sempre più competitivo. Anche per questo Roma cerca di lavorare per rendere il momento attuale un inizio di un percorso di stabilità che possa promuovere obiettivi strategici come Imec.

Prima del discorso di Biden, il vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, Paolo Formentini, osservava già su Formich.net, che la tregua e un eventuale successo nel processo di stabilizzazione regionale rappresentano un impulso fondamentale per il rilancio degli Accordi di Abramo e, appunto, per l’avanzamento concreto di Imec.


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