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Alfio Marchini visto dal fogliante Di Michele

Dopo la corsa per il Campidoglio, Alfio Marchini è pronto a far nascere un nuovo movimento politico nazionale che sarà pronto per le prossime elezioni politiche?

L’indiscrezione corre veloce in Rete, dove Dagospia svela alcune caratteristiche del nuovo partito, il cui lancio ufficiale dovrebbe avvenire quando la discussione della finanziaria approderà in Parlamento, secondo il sito diretto da Roberto D’Agostino.

La struttura organizzativa – si legge sul sito – sarà innovativa rispetto ai partiti tradizionali, al movimento di Grillo e al partito aziendale di Berlusconi. Ci saranno diversi livelli partecipativi e di adesione con l’addio definitivo al vecchio modello del tesseramento.

Chi ha avuto modo di partecipare alle prime riunioni – continua Dagospia – è sicuro che il movimento cavalcherà i punti forti usati dall’ingegnere romano nella campagna elettorale per le comunali: basta consociativismo, riforme e tagli alla spesa pubblica inefficiente.
Il tutto condito da: meritocrazia, giovani, innovazione, patto generazionale… considerate dall’imprenditore romano le armi per “fare uscire il Paese dal vuoto di speranza che lo sta soffocando”.

Alla figura di Marchini ha dedicato uno dei suoi pungenti e ironici ritratti Stefano Di Michele, firma del quotidiano il Foglio, e già all’Unità, che dalle colonne del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara dipinge vizi e virtù dei personaggi che affollano la vita pubblica italiana.

Altro che fine dei taciti accordi fra centrodestra e centrosinistra. Di Michele descrive Marchini come un “amico di tutti”, vicino (e amato) tanto a “Massimo D’Alema” quanto a “Gianni Letta”, amico di Francesco Gaetano Caltagirone e poco mondano, amante degli sport d’elite ma dall’afflato popolare, dalla storia familiare comunista ma molto addentro la chiesa che conta. Una contraddizione in termini. O forse l’impersonificazione stessa del tento deprecato consociativismo.

Bello e piacione, il costruttore capitolino nella sua discesa in politica ha snobbato però gli amici di sempre e, spiega Di Michele, tra “lo stupore del Pd e l’irritazione, pure un po’ cafona, ad alto tono, del Pdl locale (tutta salute, comunque). Si vedrà – continua il giornalista del Foglio parlando con Formiche.net – quanto il miracoloso equilibrio di Alfio il Bello, costruito frequentando Vecchi Saggi e meditando scritti di Padri Santi e soprattutto scansando la peste mondana capitolina, riuscirà a resistere ai colpi che arriveranno – lui, già quasi cinquantenne giudizioso a vent’anni, è sempre stato, tra i poteri romani, un po’ come la goccia di angostura in un cocktail: dà equilibrio alla mescita e passa (solo a incerto palato, però) inosservata“.

Una profezia o un augurio?

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