La presenza della premier Meloni alla cerimonia va ben oltre un semplice atto dovuto. È un segnale di forte volontà politica di rafforzare il legame tra Italia e Stati Uniti. Roma può sfruttare la sua posizione geografica e il suo peso culturale per mediare interessi comuni, soprattutto su temi economici e di sicurezza. In concreto, questo potrebbe tradursi in agevolazioni commerciali, nuove partnership tecnologiche e una maggiore influenza italiana nel dialogo transatlantico. Colloquio con la parlamentare e vicepresidente della fondazione Italia-Usa, Naike Gruppioni
“La vicinanza ideologica e il rispetto reciproco tra Donald Trump e Giorgia Meloni possono rappresentare un punto di svolta per consolidare le relazioni bilaterali, sia in ambito economico che strategico”. Ne è convinta Naike Gruppioni, parlamentare di Italia Viva e vicepresidente della Fondazione Italia-Usa che, su Formiche.net, fa il punto dell’America che sarà a poche ore dall’insediamento alla Casa Bianca del Tycoon.
Oggi si insedia il presidente Usa, Donald Trump. Che epoca si apre per l’America?
L’insediamento di Donald Trump segna l’inizio di un’epoca all’insegna del pragmatismo e dell’approccio diretto. Trump rappresenta un leader che dà priorità agli interessi americani, con politiche focalizzate su crescita economica, sicurezza nazionale e rafforzamento della posizione degli Stati Uniti nel mondo. Per l’America, è un momento di ridefinizione: meno burocrazia, più investimenti interni, e una visione che punta a negoziati bilaterali più incisivi.
La premier Meloni è volata a Washington per assistere alla cerimonia. Un atto dovuto o c’è di più?
La presenza della premier Meloni alla cerimonia va ben oltre un semplice atto dovuto. È un segnale di forte volontà politica di rafforzare il legame tra Italia e Stati Uniti. La vicinanza ideologica e il rispetto reciproco tra i due leader possono rappresentare un punto di svolta per consolidare le relazioni bilaterali, sia in ambito economico che strategico. Questo gesto dimostra l’intenzione dell’Italia di posizionarsi come un alleato di primo piano per Washington.
Le forze di opposizione hanno reagito in maniera scomposta all’elezione di Trump. Cosa si aspetta dai rapporti bilaterali tra Italia e Usa?
È evidente che alcune reazioni sono frutto di una scarsa comprensione della politica americana. Trump rappresenta un approccio diverso, più diretto e pragmatico, che in realtà può portare benefici all’Italia. Mi aspetto una collaborazione rafforzata, con accordi che valorizzino settori chiave come il commercio, la difesa e l’innovazione tecnologica. L’Italia ha tutto da guadagnare nel consolidare il suo ruolo di partner strategico, mantenendo un dialogo aperto e costruttivo con l’amministrazione Trump.
Diversi analisti sostengono che l’Italia farà da ponte tra Usa e Ue. Ma, concretamente, secondo lei che cosa significa o significherà?
Fare da ponte significa essere un interlocutore credibile e strategico per entrambe le parti. L’Italia può sfruttare la sua posizione geografica e il suo peso culturale per mediare interessi comuni, soprattutto su temi economici e di sicurezza. In concreto, questo potrebbe tradursi in agevolazioni commerciali, nuove partnership tecnologiche e una maggiore influenza italiana nel dialogo transatlantico. È un’opportunità unica per valorizzare il nostro ruolo in Europa e a livello globale.
Oltre a essere parlamentare, lei guida una realtà produttiva. Teme davvero ripercussioni sulle esportazioni delle aziende italiane, oppure è una manovra elettorale?
Come imprenditrice, credo che le politiche protezionistiche di Trump siano spesso interpretate in maniera troppo drastica. Piuttosto che temere ripercussioni, ritengo che ci siano grandi opportunità per le imprese italiane. Le aziende che sanno distinguersi per qualità e innovazione, come quelle del settore automotive, continueranno a essere apprezzate negli Stati Uniti. Più che un problema, vedo un’occasione per ripensare strategie commerciali e rafforzare il nostro posizionamento in un mercato di primaria importanza.
In Parlamento lei si farà portavoce, assieme alla Fondazione Italia-Usa di cui è vicepresidente, di qualche iniziativa per consolidare i rapporti tra i due Paesi?
Assolutamente sì. Il nostro obiettivo è promuovere iniziative che rafforzino lo scambio culturale, economico e politico tra Italia e Stati Uniti. Stiamo lavorando per sviluppare progetti che coinvolgano settori strategici come energia, automotive, food & beverage e turismo, che rappresentano pilastri fondamentali della nostra economia. Vogliamo organizzare forum internazionali sull’innovazione e l’internazionalizzazione, coinvolgendo aziende italiane ed americane in eventi mirati a creare partnership commerciali e culturali. Inoltre, puntiamo a valorizzare il Made in Italy nel mercato statunitense, promuovendo la nostra eccellenza agroalimentare e incentivando il turismo, anche attraverso iniziative congiunte come scambi accademici e progetti culturali. Sarà fondamentale creare percorsi che permettano alle imprese italiane di espandersi negli Usa con il giusto supporto e promuovere l’Italia come una destinazione privilegiata per investimenti e turismo americano. È un’occasione unica per consolidare un legame già forte, portandolo a un livello ancora più strategico e proficuo per entrambe le nazioni.