Con la seconda presidenza Trump si apre un nuovo capitolo dei rapporti Europa-Stati Uniti. Mentre il neo insediato presidente promette un cambio di passo netto sulla questione delle spese militari, in Ue ci si divide su posizioni e opinioni diverse. In questo contesto, l’Italia ha l’opportunità di svolgere un ruolo cruciale al prossimo summit di Limont: quello di conciliatore tra le due sponde dell’Atlantico
Ora che Donald Trump siede nuovamente nell’ufficio ovale, le cancellerie del Vecchio continente si chiedono in che modo i toni della campagna elettorale si tradurranno in richieste concrete da parte di Washington. Nel giorno stesso dell’inaugurazione di Trump, il presidente francese Emmanuel Macron, sostenitore di lunga data dell’autonomia strategica europea, è tornato sul tema, invitando l’Europa “a svegliarsi”. “Cosa faremmo in Europa”, ha detto, “se domani il nostro alleato americano ritirasse le sue navi dal Mediterraneo? Se spostasse i suoi caccia dall’Atlantico al Pacifico?”. Secondo il presidente francese, l’elezione di Trump rappresenta “un’opportunità per un risveglio strategico europeo”.
Trump, come ha sempre sostenuto, punterà molto sui rapporti bilaterali, i temi (e i costi) della Difesa impongono azioni comuni agli Stati europei. Negli ultimi anni, la via maestra è stata individuata nella costruzione di un “pilastro europeo della Nato” per aumentare le prerogative difensive europee e riequilibrare il rapporto delle spese interalleate senza drenare i bilanci nazionali.
Di tutto questo si parlerà il 3 febbraio, quando i 27 si incontreranno al castello di Limont, in Belgio, per un summit dedicato esclusivamente alla Difesa. L’incontro informale indetto dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, dovrebbe far emergere la risposta alle richieste di Trump e le linee guida che determineranno il futuro dell’Europa della Difesa. Proprio sull’appuntamento del 3 febbraio, sul pilastro europeo della Nato e le spese militari si è incentrato il colloquio telefonico tra Giorgia Meloni e Costa, i quali hanno concordato sulla necessità di mettere in campo azioni concrete sotto il profilo operativo e industriale. A Limont Meloni, forte della stabilità del governo italiano rispetto agli altri big del continente, potrebbe giocare un ruolo rilevante in qualità di interlocutore europeo privilegiato di Trump. In questo frangente l’Italia potrebbe fungere da mediatore tra le richieste statunitensi e le riserve europee, ridimensionando le prime e incalzando sulla necessità di rivedere le seconde.
Il summit di Limont potrebbe anche essere un’opportunità per Meloni per imprimere una direzione all’Europa su un tema cardine come quello della Difesa. Il valore del summit diventa quindi triplice, dal momento che ciò che accadrà avrà effetti non solo sul legame transatlantico e sui rapporti bilaterali dei singoli membri con gli Usa, ma fungerà anche da prova generale delle nuove dinamiche europee nell’era Trump 2.0.