All’indomani dell’incontro tra John Elkann e il neo presidente, la casa automobilistica annuncia il rafforzamento in uno dei mercati più strategici e importanti del mondo, in un momento non certo facile per il settore
L’incontro è avvenuto poche ore prima che Donald Trump poggiasse la mano sulla Bibbia e giurasse da 47esimo presidente degli Stati Uniti. Stellantis rilancia la sua presenza nel mercato americano e annuncia nuovi investimenti, attraverso i marchi di peso del gruppo negli Usa: Chrysler, Dodge, Fiat, Jeep e Ram Trucks. Un primo, vero, segnale del nuovo appeal del mercato americano per i grandi gruppi industriali. Mentre i cacciatori di teste sono ancora impegnati a individuare il successore di Carlos Tavares alla guida del costruttore nato cinque anni fa dalla fusione tra Peugeot e Fca, John Elkann ha infatti incontrato Trump alla vigilia del suo insediamento alla Casa Bianca. Obiettivo, esporre al successore di Joe Biden i piani della casa automobilistica in terra americana e rinsaldare quell’asse industriale con uno dei mercati più importanti e strategici del mondo nato decenni fa ma plasmato a immagine e somiglianza dello scacchiere statunitense da Sergio Marchionne.
Certo, l’automotive, soprattutto sul versante europeo, vive mesi difficili, schiacciato dai vincoli del Green new deal da una parte e dalla spietata concorrenza cinese dall’altra, specialmente nel mercato della mobilità elettrica. La crisi profonda di Volkswagen e i dati poco rassicuranti sulle immatricolazioni nel Vecchio Continente del 2024 (+ 0,8%, ma con l’elettrico in calo del 5,9%), ne sono la testimonianza. In più c’è sempre lo spettro di nuovi dazi sulle importazioni americane, che certamente renderebbero più complesso lo sbocco del mercato europeo negli Usa. Tutto questo, però, non sembra poter fermare almeno per il momento i piani di Stellantis negli Stati Uniti, dove peraltro la nuova amministrazione repubblicana ha fatto già intendere di voler rimettere l’endotermico al centro del villaggio, relegando la mobilità elettrica ai margini del mercato.
Tutto ciò premesso, la sintonia tra Casa Bianca ed ex Fca c’è e si sente. “Volevo farvi sapere che la settimana scorsa, prima dell’inaugurazione, il nostro presidente John Elkann ha incontrato il presidente Trump per condividere il nostro entusiasmo per il suo forte impegno nei confronti dell’industria automobilistica statunitense e per tutto ciò che ciò significa per l’occupazione americana e per l’economia in generale”, ha infatti scritto Antonio Filosa, Chief operating officer, North America in una lettera ai dipendenti.
“John (Elkann, ndr) ha detto al presidente che, basandoci sulla nostra orgogliosa storia di oltre 100 anni negli Stati Uniti, intendiamo portare avanti tale eredità rafforzando ulteriormente la nostra impronta manifatturiera negli Stati Uniti e fornendo stabilità alla nostra grande forza lavoro americana”. I piani, dunque, saranno incentrati sull’aumento della quota di mercato e sul volume delle vendite e comporteranno un investimento non certo banale in personale, prodotti e tecnologie innovative negli Stati Uniti.
Nel dettaglio, è prevista la creazione di 1.500 posti di lavoro, la riapertura di uno stabilimento in Illinois per costruire un nuovo pick-up di medie dimensioni nel 2027, la costruzione di una nuova versione del Suv Dodge Durango che inizialmente doveva essere costruito in Messico ma ora è stato trasferito in uno stabilimento di Detroit. Inoltre aumenteranno i supporti agli stabilimenti di Toledo in Ohio e Kokomo in Indiana. Tutto condiviso con il potente sindacato americano dei lavoratori dell’auto, la Uaw, con l’intenzione di “lavorare insieme per rafforzare la nostra grande azienda”. Sindacato che, negli scorsi mesi aveva contestato la possibile riduzione di personale negli stabilimenti Stellantis negli Usa.
Ma ora la musica sembra essere decisamente cambiata. “Questa vittoria è una testimonianza del potere dei lavoratori che si uniscono e chiedono conto a una corporation da miliardi di dollari. Abbiamo dimostrato che faremo tutto il necessario per proteggere i buoni posti di lavoro”, ha detto il presidente della Uaw, Shawn Fain, in riferimento ai piani di Stellantis per gli Stati Uniti. La filosofia, comunque, del nuovo slancio americano del costruttore italo-francese è comunque tutta riassunta in un passaggio della lettera recapitata ai dipendenti.
“I nostri piani, focalizzati sull’aumento della quota di mercato e sulla crescita del volume delle vendite, comportano un investimento multimiliardario nel nostro personale, in grandi prodotti e tecnologie innovative, tutto qui negli Stati Uniti”. A coronamento di un feeling industriale, non poteva mancare un commento della stessa Casa Bianca, via X. “Sotto la guida del presidente Trump, Stellantis sta riportando 1.500 posti di lavoro in Illinois, riaprendo Belvidere e investendo a Detroit, Ohio e Indiana. La rinascita manifatturiera americana è arrivata: benvenuti nell’età dell’oro”.